Nelle elezioni provinciali argentine, nel distretto di Buenos Aires (il più grande e importante del paese) i candidati del governatore “kirchnerista” Kicillof hanno ottenuto il 47,28 per cento, conquistando sei delle otto sezioni elettorali. I libertari, invece, hanno ottenuto il 33,71 per cento.

È stata una sonora sconfitta per il presidente Javier Milei e il suo partito La Libertad Avanza, in qualche modo annunciata dalle sempre più frequenti contestazioni che subisce ogni volta che esce in pubblico, fino a venir preso a sassate insieme alla sorella, sotto inchiesta come responsabile di una vasta rete di corruzione

Sconfitta tanto più grave perché sostanzialmente “auto-provocata”. Era stato lui infatti a caricare di significato politico nazionale una elezione – in fondo – solo amministrativa. Ancora una volta aveva cercato di far dimenticare la sua politica lacrime e sangue che sta affamando la popolazione argentina concentrando tutto lo sforzo propagandistico contro il kirchnerismo (il movimento peronista di centrosinistra che aveva guidato il paese con i coniugi Kirchner) e i suoi indiscutibili limiti.

Solo che la fame è stata una molla più forte delle chiacchiere e degli slogan con la motosega in mano per tagliare la spesa pubblica. Anche perché la spesa è stata ridotta a ben poca cosa e non c’è rimasto molto da sfrondare (forse gli stipendi dei militari, che – unici – sono stati aumentati) ed i risultati di questa “ricetta” si sono visti sulle tavole – vuote – non solo dei poveri, ma anche del ceto medio argentino.

Lo scandalo politico delle tangenti sui medicinali nell’agenzia per la disabilità, che ha come protagonista assoluta la sorella di Milei, ha dato il colpo decisivo alla credibilità del “mileismo” e proprio nel momento giusto: alla vigilia delle elezioni amministrative.

Glielo ha ricordato Cristina Kirchner che, attraverso un tweet, gli ha detto che “additare con il dito e stigmatizzare i disabili, mentre tua sorella incassa il 3 per cento di tangente sui loro medicinali, è letale“.
Alla fine della giornata è stato chiaro che queste elezioni le ha vinte il peronismo, ma anche che le ha perse Milei. Il peronismo, unito, ha iniziato a recuperare la sua condizione di alternativa politica e Milei ha fatto sì che questa sconfitta finisse di mandare in frantumi il suo modello economico e politico. Resta da vedere come gestirà questa situazione che, per il momento, ha teoricamente ancora due anni davanti a sé.

Non che per il fronte opposto si ora tutto semplice. La vittoria netta è stata il risultato di una costruzione complessa e non meno problematica.

Il primo intoppo si era avuto nella chiusura delle liste di Fuerza Patria, ma si è riusciti a contenere le differenze e si è proceduti in un contesto di unità, fragile ma pur sempre unità. Poi i voti del peronismo si sono accumulati laddove hanno pesato, e molto, il modello di governo e il ruolo che Axel Kicillof ha imposto allo Stato bonaerense: sostegno ai più bisognosi e garanzia dei servizi di istruzione e sanità pubblica. L’esatto contrario del modello di Milei.

Un altro dettaglio importante (e che i “libertari” hanno minimizzato) è stata la condanna di Cristina Fernández de Kirchner. La proscrizione della ex “presidenta” ha rischiato di lasciare il principale partito di opposizione senza una guida ma soprattutto senza un destino.

Ieri sera, con il risultato delle elezioni, si è potuto vedere che questa manovra è fallita perché la prigione, seppure agli arresti domiciliari, non ha demoralizzato il kirchnerismo ma gli ha conferito un plus di energia per la militanza per raggiungere questa vittoria domenicale. E anticipando probabilmente quella nella prossima tornata amministrativa, tra appena un mese: “Il prossimo 26 ottobre, Kirchnerismo e Peronismo… Più che mai!“.

Cristina Kirchner non si è espressa solo attraverso un tweet, ma ha anche inviato un messaggio registrato al palco dove si è riunito il peronismo bonaerense a La Plata, ringraziando il popolo della provincia “che ha deciso di porre un limite a un Presidente che non sembra capire che deve governare per tutti“.

Negli ultimi quindici giorni, mentre emergevano i dettagli delle tangenti nell’Agenzia Nazionale per la Disabilità (Andis) con Karina Milei (sorella del presidente) come una delle principali responsabili, i sondaggi mostravano che la distanza tra Fuerza Patria e La Libertad Avanza aumentava. Un dettaglio che sembra non essere stato preso in considerazione dai cervelli “libertari”.

In queste due settimane il governo ha perso il centro della scena, il controllo dell’agenda e la gestione della politica. L’economia l’ha persa da un pezzo. Tutti questi elementi hanno costruito quella che sarebbe stata la sconfitta di questa domenica.

Fino ad ora Milei ha solo riconosciuto di aver perso. “Senza dubbio, sul piano politico abbiamo subito una chiara sconfitta. Dobbiamo accettare i risultati e non sono stati positivi e dobbiamo accettarli“, ma immediatamente dopo ha confermato che non intende modificare il suo modello economico: “Al di là di questo risultato, voglio segnalare a tutti gli argentini che la rotta non si modificherà ma si raddoppierà“.

La strategia elettorale era del resto stata ideata da sua sorella Karina e da Lule Menem (figlia dell’altro ex presidente di ultradestra neoliberista che ha affossato l’Argentina negli anni ‘90). Il paradosso è che questi due cognomi si ripetono nelle due situazioni critiche che il governo sta ancora vivendo: il fragoroso fallimento elettorale di questo 7 settembre e, soprattutto, le tangenti nella disabilità.

Milei stesso aveva detto che, prima di espellere sua sorella dal partito e dalla responsabilità politica, si sarebbe tagliato un braccio.

E’ stato preso sul serio.

8 Settembre 2025 – © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: 8 Settembre 2025, ore 9:07

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