Martedì sono stati resi pubblici i risultati di un’indagine indipendente condotta dal 2023 in Danimarca sulle donne inuit della Groenlandia a cui furono impiantate spirali contraccettive senza il loro consenso tra gli anni Sessanta e Settanta, quando la grande isola aveva una minore autonomia dal paese scandinavo. Nell’indagine oltre 350 donne e ragazze hanno descritto le loro esperienze di contraccezione forzata raccontandone le traumatiche conseguenze sia fisiche che psicologiche. Quasi tutte le vittime avevano un’età compresa tra 12 e 37 anni, all’epoca. Nel rapporto c’è anche il racconto di una bambina che aveva meno di 12 anni, ma la sua età precisa non è stata resa pubblica per motivi di privacy. Si stima che in quel periodo furono circa 4.500 le donne di etnia inuit coinvolte.

La vicenda era diventata di dominio pubblico circa 8 anni fa, quando una delle donne che aveva subìto la contraccezione forzata aveva detto di voler fare causa al governo danese. Ma se ne era iniziato a parlare soprattutto nel 2022, dopo la pubblicazione di un podcast sulla questione prodotto dalla televisione pubblica danese. La pratica della contraccezione forzata portata avanti per limitare la popolazione nativa della Groenlandia si aggiungeva ad altre azioni discriminatorie già note condotte nei confronti delle persone native della Groenlandia, come la sottrazione di decine di bambini inuit alle loro famiglie e test di competenza genitoriale.

I governi di Danimarca e Groenlandia si sono scusati ufficialmente con le donne inuit il mese scorso. Dopo la pubblicazione del rapporto, il governo danese dovrà valutare se risarcire economicamente le donne coinvolte che lo chiedono da tempo. Lo scorso anno circa 140 di loro avevano fatto causa allo stato danese chiedendo complessivamente circa 5,8 milioni di euro per quella che hanno definito come una violazione dei loro diritti umani.