di
Marco Bonarrigo e Daniele Dallera
Il presidente di Federbasket: «La politica ci deve aiutare, meglio dialogare che lamentarsi. Non ho mai imposto Gallinari a Pozzecco»
Il sogno azzurro di un podio agli Europei di basket (ci manca da 22 anni) è stato fatto a pezzi domenica scorsa a Riga negli ottavi di finale più dai super poteri di Luka Doncic che dalla Slovenia. Subito dopo l’incontro, l’ultimo in azzurro di Danilo Gallinari, Gianmarco Pozzecco si è dimesso dal ruolo di commissario tecnico.
Presidente Petrucci, Luca Banchi sarà il nuovo coach azzurro?
«La strada pare tracciata. Posso dire solo che è un eccellente allenatore, uno dei migliori».
Incarico full time?
«Lo preferirei ma capisco che se un allenatore che ti piace è impegnato si possa adottare una soluzione diversa».
Il suo bilancio, degli Europei?
«Ci è mancato il finale, era già successo in passato. La Slovenia ha meritato: sono stati più bravi e più freddi di noi. Ma non siamo andati lontani dal passaggio del turno».
Pozzecco?
«Gianmarco oltre che un bravo tecnico è una persona straordinaria a cui sono affezionato. Purtroppo, il risultato non è arrivato».
Si poteva gestire meglio la difesa azzurra su un Doncic del genere?
«Non ci riescono in Nba, non ci siamo riusciti noi. Avete visto cos’ha combinato e da dove tirava faccia a canestro? Fenomeno totale».
Il destino di Pozzecco sarebbe cambiato se fossimo passati ai quarti o andati ancora avanti?
«Il contratto era scaduto, chiuso a prescindere».
Si parla di interferenze tecniche: Gallinari sarebbe stato imposto al coach da Datome con il suo supporto, presidente.
«Smentisco questa voce».
Non ci crede nessuno, presidente…
«Vuol dire che non si conosce Pozzecco: nessuno gli impone niente».
Ci sarebbero state discussioni tra Datome e Pozzecco sull’argomento.
«Questo dovete chiederlo a loro due».
Cosa sta dando Gigi Datome alla Nazionale?
«È una persona straordinaria sotto tanti punti di vista. E si dà un gran da fare».
La rinuncia di Donte DiVincenzo alla convocazione è sembrata un gran pasticcio.
«Capisco i sorrisi, capisco le battute. DiVincenzo fino all’ultimo momento ci ha detto che veniva, è andato a Chicago a giurare per la nazionalità dopo che avevamo mosso mari e monti per ottenerla. Come si poteva pensare al problema al piede? Comunque, l’infortunio è reale».
Il campionato è alle porte, nei roster della A si vedono sempre meno giocatori italiani. Eppure, a livello giovanile siamo ai vertici europei.
«È un mio grande cruccio. Ma non ci posso fare nulla: i coach di club preferiscono prendere giocatori formati fuori, i presidenti li assecondano e li finanziano».
Le azzurre del volley e Julio Velasco hanno trionfato ai Mondiali. Un pizzico di invidia?
«Mai: non si invidia un fenomeno. Velasco è uno che può allenare qualsiasi club e qualsiasi sport perché ha un background straordinario e capacità psicologiche superiori».
Per 14 anni lei ha guidato il Coni. È stato decisivo insieme a Gravina e Carraro nella elezione alla presidenza di Luciano Buonfiglio. Che aria tira nei rapporti tra sport e politica?
«L’atmosfera è buona e, detto che sono amico di Malagò, credo che l’operazione che abbiamo messo in piedi io, Gravina e Carraro per sostenere Buonfiglio e con lui il segretario Mornati sia stata giusta».
I suoi suggerimenti a Buonfiglio?
«Nessuno. Ognuno deve agire con la propria testa, con le proprie idee. Buonfiglio è una persona di buon senso ed è partito con il piede giusto, ora aspettiamo le sue proposte».
La politica continua ad invadere il campo sportivo?
«Sono ruoli diversi. Noi federazioni dobbiamo portare risultati come abbiamo sempre fatto perché abbiamo i migliori tecnici e atleti al mondo, la politica ci deve aiutare. Una volta i soldi li distribuiva il Coni, oggi Sport e Salute. Ma inutile lamentarsi, molto meglio dialogare».
E se a fine anno Sport e Salute le dicesse: caro Petrucci, il volley ha vinto i Mondiali, il tennis oltre a due Slam ha moltiplicato i tesserati, lei è stato eliminato agli ottavi degli Europei per cui il suo contributo pubblico si ridurrà.
«Salirei sulle barricate per spiegare il lavoro che facciamo, come non si può paragonare una disciplina a un’altra, quanto costano gli ingaggi del basket e il livello di difficoltà per qualificarsi a un Mondiale rispetto ad altri sport. Ma non sarà necessario».
Si è appena riunita la Commissione per la riforma della giustizia sportiva, voluta dal ministro Abodi.
«Bene! La mia filosofia è semplice: se tu Stato non ti fidi di me federazione o del Coni, toglici pure alcuni poteri e gestiscili tu».
Il presidente Petrucci accetterebbe quindi di essere indagato e giudicato da un tribunale esterno e non dai giudici che ha scelto lui?
«Assolutamente sì. L’autoreferenzialità è nociva».
Molti membri della Commissione sono avvocati organici alle federazioni o al Coni. Che riforma è?
«Gli avvocati sono sempre gli stessi, lo so benissimo. Non li ho scelti io, ma ho fatto presente la contraddizione».
Lo sport italiano è sempre oggetto di riforme, sempre sotto tiro.
«Il Coni è l’ente più riformato del mondo. Anche se trovo esagerato questo atteggiamento, facciano pure. Oggi c’è una realtà che è Sport e Salute: inutile lamentarsi, dialoghiamoci. Io con loro e con il ministro Abodi ho un ottimo rapporto».
È appena scomparso Giorgio Armani, un uomo che al basket e allo sport ha dato molto.
«È una perdita gigantesca. Fui io a portarlo come sponsor ai Giochi come presidente del Coni. Era un uomo di intelligenza, classe ed educazione straordinarie».
10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 07:11)
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