Non tutto il grasso viene per nuocere. Nel nostro corpo ne esistono diversi tipi e non tutti hanno lo stesso effetto sul metabolismo. Il grasso “bianco”, il più comune, è quello che accumula energia sotto forma di lipidi e ci fa ingrassare quando eccediamo con la dieta. Ma c’è anche il cosiddetto grasso “bruno”, composto da cellule che invece bruciano lipidi per produrre calore, aiutando così a mantenere il peso sotto controllo.
Un nuovo studio dell’Università della California di San Francisco suggerisce che in futuro potrebbe essere possibile trasformare il grasso bianco in una forma “benefica” simile al grasso bruno, aprendo la strada a terapie farmacologiche contro l’obesità.
Il ruolo del grasso beige
Elemento chiave di questa scoperta sono gli adipociti beige, cellule speciali presenti nel tessuto adiposo bianco che, in determinate condizioni, si comportano come cellule brune, bruciando grasso per produrre energia.
Questa trasformazione avviene già naturalmente nell’organismo, ma è un processo raro e poco compreso. Per questo motivo, molti gruppi di ricerca stanno cercando di capire come stimolarlo attraverso farmaci in grado di attivare gli adipociti beige e rendere più “metabolico” il grasso bianco.
La proteina Klf15 sotto osservazione
Già in studi precedenti, i ricercatori avevano identificato un possibile protagonista: la proteina Klf15, che l’organismo produce in risposta a digiuno o attività fisica.
Analizzando i livelli di Klf15 in vari tipi di adipociti, il team ha scoperto che è molto più abbondante nelle cellule di grasso bianco. Questo li ha portati a chiedersi: cosa succede se si riduce la presenza di questa proteina?
La risposta è arrivata con una serie di esperimenti: quando i tessuti adiposi bianchi vengono esposti a sostanze che stimolano l’attivazione degli adipociti beige, i livelli di Klf15 si riducono. Questo fenomeno avviene tramite un recettore cellulare chiamato Adrb1.
Esperimenti sui topi e prospettive future
Per approfondire, i ricercatori hanno creato topi geneticamente modificati per modulare la produzione di Klf15. I risultati sono stati sorprendenti: diminuendo la quantità di questa proteina, il recettore Adrb1 si attiva maggiormente e il grasso bianco inizia a comportarsi come grasso beige, cioè a bruciare energia invece che immagazzinarla.
L’idea, ora, è sviluppare un farmaco capace di mimare l’attività di Adrb1, trasformando gli adipociti bianchi in cellule “brucia-grassi”. Si tratta di una prospettiva ancora lontana, ma già il fatto di aver dimostrato che questa strada è percorribile rappresenta un traguardo importante.
“Molti pensavano che fosse impossibile”, spiega Brian Feldman, coautore dello studio. “E invece abbiamo dimostrato non solo che funziona, ma anche che la soglia per farlo funzionare è molto più bassa di quanto immaginassimo”.