Quando si toglie il casco la chioma bionda si muove al vento. E gli occhi verdi si illuminano appena si avvicina alla sua monoposto. Con quella Tatuus F4 in pista corre a 240 km/h e, a 16 anni, è già una giovane promessa del motosport italiano. 

Chi è Ginevra Panzeri

Ginevra Panzeri, bergamasca d’origine ma un po’ monzese nel cuore perché l’autodromo sta diventando la sua seconda casa, ha iniziato a guidare da giovanissima. Anzi, voleva fare manovre ancora prima di imparare a parlare. Quando con la sua mamma, Verdiana, arrivavano a casa e parcheggiavano, voleva uscire dal suo seggiolino e sedersi davanti, con le mani sul volante.

A cinque anni, nei giorni in cui era chiuso Leolandia – il parco divertimenti che sorge al confine con la provincia di Monza – saliva a bordo di un kart e si esercitava nel parcheggio deserto. Oggi, dopo oltre un decennio, è tornata nei luoghi della sua infanzia ma in una veste diversa. Non è più la bambina che giocava a fare la pilota ma una giovane donna che corre verso il sogno del suo futuro: la Formula 1. Ed è stata madrina d’eccezione anche alla presentazione dell’anteprima nazionale di Gran Prix, una pellicola che parla di velocità e motori. 

Ginevra Panzeri su un kart-2

“La passione per i motori mi scorre nelle vene da sempre, amo la velocità. Ho iniziato a 5 anni guidando un kart a noleggio sulla pista di Curno (Bergamo)” racconta a MonzaToday Ginevra Panzeri. La svolta è arrivata per caso, quando un pilota l’ha notata a un evento alla guida di una Porsche in pista. “Avevo 14 anni. Un pilota si è avvicinato e mi ha detto che secondo lui avevo le capacità e mi ha suggerito di intraprendere questo percorso”. Accanto a lei da sempre c’è la sua famiglia che la sostiene e la sua mamma, Verdiana, che la segue ovunque, sostenendola e incoraggiandola. È lei il suo portafortuna e insieme condividono un piccolo e personale rituale: prima di ogni gara le scocca un bacio sul casco. E tocca le gomme della sua monoposto.

Non è figlia d’arte, nessuno in famiglia ha un passato nel motorsport. Ginevra oggi con l’allenamento e la determinazione cerca di recuperare il ritardo dell’esordio.  “Abbiamo capito abbastanza tardi che questa era la mia strada e a livello professionale corro da un anno circa. Dopo qualche test sulle Midget (speedcar da competizione, ndr), è arrivato il colpo di fulmine con le monoposto. 

“Mi alleno quasi tutti i giorni e guido in pista a Cremona, al Mugello e un po’ ovunque, nei circuiti”. Ovviamente è stata anche a Monza dove sarà in gara anche a fine ottobre. Sarà nuovamente in pista con il team Akm Motorsport – il cui team principal è Marco Antonelli, il padre del giovanissimo Kimi – nelle gare del Mugello e nel Tempio della velocità. 

“Quando non sono in pista faccio esercizi a livello fisico, mentale e mi alleno sui riflessi e con un simulatore” spiega la 16enne che concilia la carriera da pilota con la vita da studentessa. E per concentrarsi prima di scendere in pista spesso si tiene impegnata con l’uncinetto. “Ha una manualità straordinaria” aggiunge la mamma. Ginevra corre in auto ma studia anche, vuole laurearsi e aprire un asilo nido. Ma il vero sogno nel cassetto è la velocità. 

“Questi ragazzi devono fare degli enormi sacrifici perché è molto impegnativo sia a livello fisico che mentale. Però posso dire che secondo me è proprio la sua strada. Quindi da mamma a volte mi chiedono se ho paura. Non ne ho paura, il mio obiettivo è solo quello di supportarla” ha aggiunto Verdiana.

Pilota donna nel mondo (tutto maschile) del motorsport: “C’è chi vuole schiacciarti”

Il motorsport da sempre si contraddistingue per essere soprattutto un mondo maschile. Ma Ginevra sembra determinata a metterci del suo per invertire questa tendenza. “Essere una pilota donna sicuramente non è facile. Alcuni ti considerano una collega alla pari, altri invece solo come una donna. O un insetto da schiacciare. Mi è capitato una volta che un pilota voleva per forza sorpassarmi. Ha fatto una staccata bruttissima, per poco non mi prendeva in pieno” ha spiegato raccontando un momento vissuto a Monza. 

Alla pista monzese la legano diversi ricordi. E alcuni sono anche degli errori, da cui si impara. “In autodromo sono andata a muro la prima volta” scherza. “All’Ascari”. Era il 2024 e nel circuito monzese – dove lo scorso weekend era nei paddock per assistere al mondiale di Formula 1 – era impegnata in un test. A fine ottobre qui correrà la sua prima gara.  

Le gare 

A febbraio 2025 ha partecipato al campionato F4 Winter series, che si svolge su piste di primordine e molto tecniche in Spagna: a Motorland Aragón ha chiuso al 19° posto sotto la pioggia su 36 partenti, mentre a Barcellona ha conquistato il suo primo female trophy, posizionandosi 17ª assoluta e confermandosi come una delle giovani più promettenti nel panorama Europeo.

Il suo modello è Lella Lombardi, una delle poche pilote donna che hanno gareggiato in Formula 1: “Lei è stata molto forte. E ai suoi tempi secondo me questa predominanza maschile non era percepita come oggi, era ancora peggio”. Ginevra è determinata: in pista la velocità non basta. Servono concentrazione, costanza, sacrifici e tecnica.

“Se smettessi di correre, morirei”

“Guidare mi fa sentire me stessa. In pista sono felicissima: provo emozioni forti, adrenalina. Penso che se smettessi di correre, probabilmente morirei” prosegue. Tecnicamente Ginevra non ha ancora nemmeno il foglio rosa ma ha già cinque licenze: da quella nautica per guidare la moto d’acqua al motorino, passando anche per i kart. “Mi mancano le guide pratiche per il 125” ammette con un sorriso timido. Deve ancora prendere la patente di guida ma è già una piccola campionessa.