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Poco prima di ritirare il premio come miglior attore non protagonista ai Golden Globes dell’anno scorso, l’attore statunitense Robert Downey Jr. disse di avere «appena preso un betabloccante, quindi andrà tutto liscio». La frase, accompagnata dalle risate del pubblico, era solo una delle ultime dichiarazioni di personaggi famosi intorno all’uso del propranololo, un vecchio farmaco pensato per altro e ora usato contro l’ansia da prestazione. Negli Stati Uniti è sempre più diffuso e di moda, nonostante ci siano ancora dubbi sulla sua efficacia per gestire meglio gli stati ansiosi momentanei, come quelli che si possono provare parlando da un palco, o al proprio matrimonio. In altri paesi come l’Italia l’impiego per questi scopi è ancora sporadico e marginale.
Il propranololo fu sviluppato tra gli anni Cinquanta e Sessanta dal ricercatore scozzese James W. Black, premiato con il Nobel per la Medicina nel 1988 proprio per questa scoperta. È un betabloccante, cioè una molecola che agisce sui recettori beta, gli interruttori che reagiscono agli ormoni legati allo stress (come l’adrenalina e la noradrenalina) e che portano a un battito cardiaco più forte e veloce, a un aumento della pressione sanguigna e a un restringimento dei vasi sanguigni. Il farmaco si lega a questi recettori e li blocca, in modo da impedire agli ormoni di legarsi a loro e di farli reagire.
I betabloccanti sono quindi indicati per correggere o prevenire le anomalie del ritmo cardiaco, per ridurre la pressione del sangue e tenere sotto controllo gli scompensi cardiaci. Ne esistono di vari tipi e il loro capostipite fu proprio il propranololo, che a differenza dei betabloccanti più moderni non è selettivo e agisce quindi su tutti i recettori beta del corpo, potenzialmente con maggiori effetti indesiderati. Il suo impiego era quindi diminuito nel tempo, fino a qualche anno fa, quando iniziò a essere prescritto da alcuni medici per trattare stati d’ansia lievi e temporanei.
Negli Stati Uniti le prescrizioni di propranololo sono aumentate del 28 per cento rispetto al 2020, al punto da avere reso questo farmaco il più prescritto nella sua categoria. La maggior parte degli utilizzi è off-label, cioè per uno scopo diverso da quello per cui era stato sviluppato e autorizzato dalle istituzioni sanitarie. Come ha raccontato di recente il Wall Street Journal, avevano iniziato a usarlo attori e musicisti prima di esibirsi, ma ormai la diffusione è molto più ampia e coinvolge persone che preferiscono assumerlo prima di una cerimonia, della discussione di laurea, di un esame o di una riunione importante.
Intervistata durante la notte degli Oscar di quest’anno, l’attrice Rachel Sennott, aveva consigliato l’uso di «quel betabloccante», aggiungendosi a una lunga serie di altre personalità e di influencer che ne parlano spesso sui social network o nei loro podcast. E il farmaco ha continuato a essere molto richiesto e assunto da una quantità crescente di persone anche se non può essere acquistato in farmacia, grazie alla facilità con cui può essere ordinato su alcuni siti di telemedicina.
Negli Stati Uniti c’è la possibilità di acquistare farmaci che richiedono una prescrizione attraverso siti che, oltre a occuparsi della vendita e della distribuzione, curano anche la parte sanitaria con medici che fanno visite in remoto e rilasciano poi la prescrizione necessaria (la pratica non è consentita per alcune tipologie di farmaci). La visita si riduce spesso alla compilazione di un questionario sulle proprie condizioni di salute e sul perché si chiede un certo farmaco, che viene poi valutata da un medico del servizio.
Nel caso del propranololo la spesa non è particolarmente alta, perché la molecola fu sviluppata molti anni fa e non è quindi più vincolata da un brevetto; in altre parole può essere acquistata come farmaco generico. Questa circostanza ha dato la possibilità ad alcuni siti di aumentare sensibilmente le vendite e di promuoversi online, spesso sfruttando le dichiarazioni di influencer e persone famose che dicono di usarlo.
Kick, uno dei siti più utilizzati per ottenere il farmaco, offre dosaggi tra i 10 e i 20 milligrammi a seconda delle valutazioni dei suoi medici. Il propranololo viene quindi prescritto in quantità lontane dagli 80-300 milligrammi utilizzate per trattare i problemi cardiaci e questo dovrebbe ridurre il rischio degli effetti indesiderati, cui si è comunque esposti anche nel caso di bassi dosaggi o di un’assunzione scorretta. Ci possono essere svenimenti a causa della riduzione del battito cardiaco e della pressione sanguigna, si possono avere episodi di diarrea e nausea e, soprattutto se una persona è già ipotesa (quindi ha la pressione bassa), si possono avere vertigini, stordimento e spossatezza.
Per chi ha problemi d’ansia generalizzata vengono solitamente consigliate terapie psicologiche (come quella cognitivo-comportamentale) o l’assunzione di alcune tipologie di antidepressivi come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) oppure come le benzodiazepine. Questi farmaci agiscono su alcune delle cause scatenanti, intervenendo sui processi chimici nel cervello che portano alla sensazione di nervosismo. Il propranololo non allevia i sintomi mentali dell’ansia, ma secondo i medici che lo prescrivono off-label permette di intervenire sugli effetti tipici dei momenti di ansia (ansia situazionale), come la tachicardia, i tremori e la scarsa salivazione.
Le prove cliniche sono ancora limitate e finora non sono stati svolti test su larga scala, come spesso avviene con i farmaci ormai molto vecchi, perché non c’è un grande interesse per avviare nuove sperimentazioni. Per questo motivo non è considerato una terapia di prima scelta per gli stati d’ansia e riceve un trattamento diverso altrove. In Italia il propranololo è autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) per i classici scopi per cui vengono prescritti i betabloccanti, deve essere sempre prescritto dal medico e solo in alcuni casi viene prescritto off-label.