L’amministratore facente funzioni della Nasa Sean Duffy: «Una potenziale impronta digitale per la vita microbica». Necessario il rientro dei campioni sulla Terra

Un team internazionale di scienziati ha scoperto rocce dall’aspetto insolito su Marte, che potrebbero contenere le prove più promettenti finora di una possibile vita microbica passata sul pianeta.
Le formazioni, chiamate informalmente “leopard spots” (macchie di leopardo) e “poppy seeds” (semi di papavero), sono state individuate nel 2024 dal rover Perseverance della Nasa in un antico letto fluviale nel cratere Jezero, zona che miliardi di anni fa ospitava un lago. Le rocce – in particolare dei mudstone risalenti a 3,5 miliardi di anni fa – presentano strutture chimiche che potrebbero essere associate all’attività di antichi microbi marziani.  Non si può ancora escludere un’origine geologica naturale, ma i campioni soddisfano i criteri Nasa per essere considerati «potenziali biofirme», ovvero indizi che meritano ulteriori studi per accertare un’origine biologica. Ma l’unico modo per confermare se i minerali siano davvero di origine biologica è portare i campioni sulla Terra.

«Non troviamo altre spiegazioni per chiarire l’origine di queste rocce», dicono alla Nasa. La conferma è di quelle epocali, anche se non risponde (ancora) alla domanda se siano esistite altre forme di vita nello Spazio, oltre alla nostra. Ma la conferenza stampa della Nasa era molto importante. «Questa scoperta di Perseverance, mandata su Marte nel 2020 durante il primo mandato di Trump, è la più vicina che abbiamo mai ottenuto alla scoperta della vita su Marte. L’identificazione di una potenziale firma biologica sul Pianeta Rosso è qualcosa di  rivoluzionario e che farà progredire la nostra comprensione di Marte», ha dichiarato l’amministratore facente funzioni della Nasa Sean Duffy. «Il nostro impegno nel condurre ricerche scientifiche di alto livello continuerà mentre perseguiamo il nostro obiettivo di mettere gli stivali americani sul suolo roccioso di Marte».



















































Le indiscrezioni hanno subito parlato di potenziali tracce di vita. Ci siamo sempre chiesti se fossimo soli, nell’universo. Secondo la legge dei grandi numeri o, con qualcosa di più scientifico, con il Paradosso di Fermi, calcolando l’enorme numero di galassie, in teoria non dovremmo essere soli. Ma le evidenze non ci sono mai state, almeno fino ad oggi, e quando ci sono state, si sono rivelate poi un buco nell’acqua. Come quando è stata trovata della fosfina nell’atmosfera di Venere, una molecola associata ad attività biologiche nel nostro pianeta, salvo poi rivelarsi frutto di un probabile errore di calibrazione. Ma ora sembra diverso: su Marte sembrerebbero esserci tracce di biofirme

Che cosa sono le biofirme

Le biofirme sono degli elementi che suggeriscono l’esistenza passata (o presente) di vita. Che siano composti organici complessi o tracce lasciate da organismi microscopici antichi. Non è una novità assoluta. Già nell’estate del 2024 (ma anche nel 2022), come riportato dal notiziario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, il rover della Nasa Perseverance aveva individuato sulla roccia battezzata Cheyava Falls un elemento che ha catturato ben presto l’attenzione degli scienziati. E la conferenza di oggi riguarda proprio i dettagli sulle ultime scoperte del Rover marziano.

Le scoperte precedenti

Da trent’anni la Nasa studia Marte ma non ha mai trovato segni di vita. L’anno scorso è stato rinvenuto un campione dal nome «Sapphire Canyon» in una roccia a forma di punta di freccia di 1 metro per 0,6 metri chiamata «Cheyava Falls» scoperta nella formazione «Bright Angel» dove miliardi di anni fa esistevano fiumi e laghi come sulla Terra e dove si è ipotizzato si potessero trovare eventuali segni di vita microbica. 

Un altro strumento del rover Perseverance, Pixl ha scoperto che l’argilla presente è ricca di ferro e fosforo, mentre sulle «macchie di leopardo» è stato trovato ferro e fosfato. Argilla e minerali hanno creato una reazione, le macchie di leopardo potrebbero essere statie create da microrganismi, in seguito a quella che sembrerebbe l’interazione tra microbi, minerali e  ambiente in cui si trovavano le rocce, ovvero l’acqua di un fiume. I dati vanno approfonditi con altri studi. Quello che è probabile è che si sia trattato di microrganismi che hanno interagito con l’ossigeno nell’acqua e minerali per produrre elementi chimici. 

I test degli scienziati della Nasa non hanno trovato una spiegazione alternativa, se non un chiaro segno di quello che potrebbe essere stata vita su Marte. Per cercare vita extraterrestre si cerca quella che viene considerata vita (o attività organica) sulla Terra. Se la vita altrove si sviluppasse secondo principi simili, il carbonio sarebbe un candidato ideale anche su suolo marziano e la scoperta riguarda in particolare proprio molecole di carbonio, vivianite e greigite, elementi che potrebbero avere origine biologica o geochimica.

«Con la pubblicazione di questo risultato sottoposto a revisione paritaria, la Nasa rende questi dati disponibili alla più ampia comunità scientifica per ulteriori studi volti a confermare o confutare il loro potenziale biologico».

Lo studio, pubblicato su Nature, spiega che i minerali studiati si sarebbero formati in seguito a reazioni a basse temperature, nelle quali la materia organica ha avuto un ruolo attivo. Dire che in passato ci sia stata vita su Marte è insomma incauto, e per stabilirlo con certezza, si attende che i materiali arrivino sulla Terra. 

 Gli strumenti del rover hanno scoperto che le rocce sedimentarie della formazione sono composte da argilla e limo, che sulla Terra sono conservanti della vita microbica passata. Sono inoltre ricche di carbonio organico, zolfo, ferro ossidato (ruggine) e fosforo.

Un po’ di Italia in un altro sito

La scorsa settimana su Nature Astronomy è stato pubblicato un articolo relativo ai dati raccolti dello spettrometro Sherloc a bordo del rover Perseverance. I campioni sono stati prelevati sempre  nel cratere Jezero luogo di atterraggio di Perseverance. Lo studio, «Prove di idrocarburi policiclici aromatici rilevate nei solfati del cratere Jezero dal rover Perseverance» è stato pubblicato e guidato da Teresa Fornaro dell’Inaf che ha trovato tracce di idrocarburi policiclici aromatici (PAHs) — una particolare classe di molecole organiche costituite da più anelli di atomi di carbonio legati tra loro. Qualcosa di importante perché la ricerca di molecole organiche è considerata fondamentale per comprendere l’abitabilità passata del pianeta e il potenziale di vita antica. In questo caso Perseverance ha trovato una possibile biofirma, ma non una prova diretta di vita. I PAHs potrebbero essere il residuo di antiche molecole biologiche, ma è altrettanto plausibile che si siano formati per vie geochimiche. «Il ritorno di questi campioni sulla Terra sarebbe fondamentale per valutarne la rilevanza astrobiologica».

Prossima tappa: Encelado e Europa?

La ricerca di tracce di vita passata o presente, non riguarda, almeno per il nostro sistema solare, solo Marte e Venere. Anche le lune di Giove e Saturno, rispettivamente Europa e Encelado, hanno affascinanti misteri che aspettano solo di essere svelati. Encelado, in particolare, è stata vista da vicino dalla sonda Cassini, che sorvolandola, ha fotografato dei geyser imponenti di vapore acqueo e particelle ghiacciate fuoriuscire dalla propria superficie, in particolare nella regione del polo sud. I getti hanno rivelato la presenza di un oceano sotterraneo sotto la crosta ghiacciata, ma anche molecole organiche complesse e sali minerali. Tutti segnali che potrebbero suggerire forme di vita microbica, seppur non vi siano prove concrete a sostegno. Un caso molto simile a quello di Europa, una luna di Giove. Ma le risposte a questi misteri, sono ancora lontani. Europa è in attesa della visita di Europa Clipper, lanciata lo scorso anno, arrivo previsto 2030. Encelado aspetterà, ancora molto tempo. 

Il rientro dei campioni sulla terra

I campioni di Marte, fondamentali per chiarire definitivamente l’origine biologica delle rocce arriveranno mai sulla Terra? Uno dei motivi dell’annuncio potrebbe essere il  tentativo catalizzare l’attenzione sull’esplorazione spaziale. Il presidente Trump ha infatti programmato tagli del 47% ai programmi scientifici della Nasa per l’anno fiscale 2026. I timori sono che la Nasa potrebbe rimanere indietro per il ritorno a Terra dei campioni, definiti “preziosi” per la scoperta annunciata oggi. Il costo è elevato è il rischio è quello di perdere la leadership nei confronti della Cina, che ha in programma il trasporto di campioni marziani sulla Terra con la missione Tianwen-3 nel 2028

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10 settembre 2025 ( modifica il 10 settembre 2025 | 19:30)