Le ultime due tappe della Vuelta, che si svolgeranno principalmente nel territorio della regione di Madrid, saranno caratterizzate da un dispositivo di sicurezza rafforzato, uno “schieramento straordinario” con oltre mille agenti della polizia e 400 della Guardia Civil, dopo le proteste a favore della Palestina e contro il genocidio a Gaza che hanno segnato le precedenti tappe, costringendo addirittura l’organizzazione ad accorciare il circuito per due volte in meno di una settimana.

Ne ha dato notizia la delegazione del governo centrale a Madrid al termine della riunione di coordinamento della sicurezza. “Con questo rafforzamento si cerca di conciliare lo svolgimento della gara sportiva nelle due tappe madrilene, Robledo de Chavela-Bola del Mundo e Alalpardo Cibeles, e il legittimo diritto di manifestazione dei cittadini che lo decidono”, ha affermato la delegazione del governo in una nota.

Da parte della Guardia Civil, durante la tappa di sabato, verrà effettuato il più grande dispiegamento mai realizzato fino ad oggi in una gara ciclistica nella regione, superiore persino a quello effettuato durante i Campionati del Mondo di Ciclismo, con oltre 400 agenti di rinforzo che si aggiungeranno a quelli che compongono il dispositivo che accompagna abitualmente la gara. Inoltre, dato che questa penultima tappa include parte del percorso attraverso le province di Avila e Segovia, si sta procedendo allo scambio di informazioni e all’azione coordinata con i comandi di queste province e il Comando di Madrid.

Una tappa – quella di sabato 13 settembre – che partirà da Robledo de Chavela e si concluderà in vetta alla montagna Bola del Mundo, che già aveva fatto discutere per altri motivi. Negli ultimi giorni infatti gli ambientalisti del gruppo Ecologists in Action avevano protestato contro l’arrivo in cima alla montagna citata. Gli attivisti ritengono che l’arrivo della carovana, insieme agli usi e costumi di un pubblico non proprio incline al rispetto dell’ambiente, alle infrastrutture poco green e al traffico dei veicoli possa danneggiare il fragile ecosistema della montagna. Motivo per cui si è trovato un compromesso: la tappa si concluderà comunque regolarmente in cima, ma senza il pubblico. La scusa perfetta per l’organizzazione per “accontentare” gli attivisti ed evitare che le proteste pro Palestina condizionino l’arrivo, che si svolgerà così in totale sicurezza.

Da parte della polizia nazionale, saranno dispiegati 1.100 agenti, il che rappresenta il più grande sforzo dalla celebrazione del Vertice Nato a Madrid. Gli agenti svolgeranno compiti di protezione e, attraverso la brigata di sicurezza civile, sarà presente l’unità speciale di sotterraneo, che già dal giorno precedente controllerà l’intero percorso, l’unità speciale di guide cinofile, l’unità di prevenzione e reazione, la brigata mobile, droni e antidroni.

La delegazione del governo centrale a Madrid sottolinea che “il diritto di manifestare è un diritto fondamentale che non può essere limitato senza le motivazioni previste dalla legge e che, pertanto, sarà garantito il diritto legittimo di manifestare pacificamente durante lo svolgimento di entrambe le fasi”. Il delegato del governo a Madrid, Francisco Martin, ha ricordato la “leadership internazionale che la Spagna sta assumendo nella condanna del genocidio del popolo palestinese”. Martín ha chiesto responsabilità ai dirigenti delle amministrazioni madrilene affinché non “surriscaldino l’atmosfera” e non favoriscano incidenti che potrebbero “macchiare la legittima protesta che molti cittadini spagnoli stanno manifestando di fronte a questo genocidio”.

Un’edizione della Vuelta condizionata dalle proteste Pro Palestina

È un’edizione della Vuelta di Spagna – corsa ciclistica tra le più importanti al mondo insieme al Giro d’Italia e al Tour de France – che verrà ricordata soprattutto per le tantissime proteste pro Palestina. Per la seconda volta – dopo quella del 3 settembre – una tappa è stata infatti accorciata a causa delle massicce manifestazioni al traguardo originario nella giornata di ieri, 9 settembre. Questa volta però, a differenza di quella di sei giorni prima, c’è stato un vincitore. Il percorso della sedicesima tappa è stato modificato e accorciato di 8 km, non permettendo ai ciclisti di effettuare l’ultima salita e ordinando di bloccarsi poco prima. Il motivo è una grossa protesta in atto da parte di tantissimi manifestanti per la Palestina e contro il genocidio in corso a Gaza.

La scelta è stata presa dall’organizzazione per evitare il rischio di incidenti e scontri, vista la presenza di tantissimi manifestanti lungo la strada. D’altronde, le proteste avevano già rallentato (e accorciato) la tappa a Bilbao – sia alla partenza che all’arrivo – ma stanno condizionando l’intero svolgimento della Vuelta.

Già nei primi giorni della corsa, durante la cronosquadre di Figueres, valida per la quinta tappa della Vuelta e corsa giovedì 28 agosto, la Israel-Premier Tech era stata costretta a rallentare e poi bloccarsi per un attimo a causa di un gruppo di manifestanti con uno striscione e alcune bandiere palestinesi che ha occupato la carreggiata e non permesso loro di passare. Dopo quell’episodio, l’organizzazione della Vuelta aveva deciso di adottare misure drastiche nei giorni seguenti.

Durante la nona tappa, conclusa a Cerler, e nella tappa del giorno prima con arrivo a Saragozza, le immagini televisive hanno mostrato un mezzo ufficiale della Vuelta rimuovere bandiere palestinesi e ogni riferimento a Gaza esposto dai tifosi lungo il percorso. Decisione che evidentemente non ha sortito alcun effetto, visto che le proteste sono proseguite incessantemente nei giorni seguenti. Due tappe accorciate a causa di manifestazioni è una cosa che in tempi recenti non si era mai vista.