Criminal Minds è una di quelle serie che hanno fatto la storia della tv procedurale: milioni di spettatori in tutto il mondo, oltre quindici stagioni e un revival che ha riportato in scena i profiler dell’FBI. Ma non tutti i membri del cast conservano bei ricordi dell’esperienza. Anzi, per uno di loro si è trattato di un vero e proprio incubo.

Parliamo di Mandy Patinkin, l’attore che nelle prime stagioni ha vestito i panni di Jason Gideon, uno dei fondatori della celebre Unità di Analisi Comportamentale. Una figura amatissima dal pubblico, capace di lasciare un segno profondo pur comparendo in “appena” 46 episodi. La sua uscita di scena all’inizio della terza stagione sorprese tutti: ufficialmente si parlò di “divergenze creative”, ma la realtà – come lo stesso Patinkin ha raccontato più volte – era molto diversa.

In un’intervista rilasciata al New York Magazine, l’attore ha spiegato che la decisione fu legata ai contenuti stessi della serie: «Non avrei mai pensato che [gli autori] avrebbero mostrato così tante donne uccise e violentate… settimana dopo settimana, anno dopo anno. È stato devastante per la mia anima e per la mia persona». Un pensiero ribadito anche durante un incontro pubblico con Thane Rosenbaum, dove Patinkin ha raccontato il suo conflitto interiore e il motivo per cui aveva accettato la parte: «Sono cresciuto con l’idea che bisognasse preoccuparsi del denaro, anche quando non ce n’era bisogno».

Il problema, però, era il peso emotivo di quel lavoro. Secondo l’attore, Criminal Minds finiva per proporre storie profondamente misogine, costringendolo a confrontarsi con un’oscurità che non riusciva più a sostenere. «Sono contento di aver guadagnato quei soldi… ma non ne vado fiero», ha ammesso con grande onestà, definendo la serie «il più grande errore» della sua carriera.

Eppure, nonostante le sue parole, il personaggio di Gideon è rimasto centrale nell’universo di Criminal Minds. Un profiler empatico, più interessato a capire la mente criminale che a ricorrere alla violenza, capace di influenzare il percorso di colleghi e allievi anche dopo la sua uscita di scena. Un’eredità che i fan non hanno mai dimenticato e che continua a riecheggiare nelle stagioni successive.

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