Non è solo la musica, né il talento, a tenere insieme i fili dell’edizione 2025 di X Factor. A colpire – più del cambio di giuria o delle novità regolamentari – è una frase pronunciata con semplicità durante un incontro al liceo artistico Umberto Boccioni di Milano: “Conoscere e studiare è l’unico modo per essere veramente liberi”. A dirlo è Jake La Furia, come riporta Vanityfair, uno dei giudici riconfermati, ma a raccoglierla sono in tanti.
Nel clamore di un talent televisivo, spesso si dimentica che dietro le performance c’è un processo più lungo, fatto di studio, costanza, correzioni, dubbi e una certa solitudine.
I “no” che servono
Tra le voci in conferenza stampa, quella di Francesco Gabbani arriva spiazzante: “Sono i no che ti portano avanti, come le domande“. È un’osservazione che sposta lo sguardo sul valore educativo dell’insuccesso. In un contesto competitivo come quello di un talent, il rifiuto diventa esperienza, occasione di ridefinizione. Una forma di conoscenza di sé.
E non è retorica da backstage. Quando chi ha vissuto i riflettori ammette quanto i momenti difficili abbiano inciso più dei successi, si insinua l’idea che non ci sia crescita senza attraversamento.
Prepararsi a esprimersi
Non si è liberi perché si vince. Lo si è quando si capisce come stare al mondo, come farsi ascoltare, cosa dire. Giorgia – riconfermata alla conduzione – lo riassume con una parola: empatia. “Quando sei sul palco, sei davvero solo“, dice. E allora diventa decisivo riconoscere le emozioni, dosarle, non nascondersi. Il talento si esercita, ma la libertà si costruisce altrove: nella possibilità di mostrare chi si è, nel bene e nel male.
Imparare a distinguersi
Anche Achille Lauro, che evita le formule da giudice e preferisce definirsi “consigliere”, scardina le certezze: “Il talento è una grande bugia. La cosa importante è trovare quello che ami“. Nessun genio innato da scoprire, piuttosto una ricerca da intraprendere. Un lavoro silenzioso e quotidiano. Che comincia spesso lontano dai riflettori.
C’è chi studia per passione, chi per necessità, chi per non restare fermo. Ma in ogni caso, imparare qualcosa – su di sé, sugli altri, sul mondo – diventa forma concreta di libertà. Una libertà che nessuna classifica può misurare.