di Sandro Modeo

Trump ha sempre dato mostra di essere molto più legato alla figura paterna che a quella materna. Fino a un «omaggio» fatto alla madre e al suo carattere forte durante una visita in Scozia (a bordo di una Porsche Cayenne)

Questo testo è tratto dalla serie sulle origini di Donald Trump firmata da Sandro Modeo e pubblicata, a puntate, su 7. Le diverse puntate sono state pubblicate online: trovate qui sotto i link.

Il canone vuole che le personalità un po’ gangsteristiche eleggano a figura femminile di riferimento la madre, linkata o meno al culto mariano: uno degli esempi più efficaci – meno ovvio delle madri dei Corleone nel ciclo di Godfather – è una delle sequenze-clou nel Grande caldo di Lang, in cui il sergente Dave Bannion (un grande Glenn Ford) irrompe nella sfarzosa magione ovvero nello studio del Don Rodrigo locale, il boss Lagana, dove tutto è tiranneggiato da un gigantesco ritratto a olio della madre; figura che il boss magnifica e che Bannion, nell’alterco a seguire, irriderà come emblema di un ipocrita perbenismo di copertura.



















































Il fatto curioso, nel caso di Trump, è che la figura più in ombra è proprio la madre, Mary Anne McLeod, scozzese delle Ebridi Esterne approdata a Manhattan 18nne, nel ’30, con appena 50 dollari in tasca. 

Le informazioni basiche sul suo conto sono virtuose quanto vaghe: «brava studentessa» nell’istituto in cui il padre (pescatore-contadino che in casa parla il gaelico) è «ufficiale di presenza»; attività di domestica per qualche anno prima di conoscere Fred I a un party e farsi impalmare; decenni come moglie-madre appartata, dedita per lo più all’attività filantropica.

Qualche dettaglio in più, per fortuna, arriva dalle biografie monumentali, come quella di Kranish & Fisher: sul contesto di Tong, il villaggio scozzese in cui si vive di torba e in cui le fatiscenti proprietà di famiglia hanno porte così basse che vi si accede carponi; su certi avi, come nonno Donald Smith, che darà il nome al tycoon; sui suoi problemi di salute, su tutti la complicanza di una grave emorragia dopo la nascita di Robert (fratello di Donald) e la conseguente isterectomia; sui tratti trasmessi al figlio, come la fobia dei germi, che ha a lungo impedito al tycoon di stringere la mano a parenti e interlocutori di lavoro.

E qualcosa – scendendo ancora di qualche gradino in profondità – emerge dal contesto familiare per com’è descritto nel raggelante memoir di una delle altre Mary di famiglia, la moglie di Fred III e madre del piccolo William, (Too Much and Never Enough, di cui il tycoon, guarda caso, cerca di bloccare l’uscita): più che un contesto, un universo «maligno e disfunzionale», impostato su relazioni traumatiche, mendaci, veniali, che avrebbe spalmato sul Donald bambino-adolescente quel «fragile strato protettivo» di narcisismo sociopatico poi rinsaldato nei tratti adulti.

Anche lì, però, Mary Anne quasi non appare, se non come un fuoricampo, un’assenza squassante, come da topos psicanalitico: perché l’artefice principe di quella pedagogia familiare è la sola, pervasiva figura paterna, che da un lato vizia e pompa il figlio («Sei un killer, sei un re»), dall’altro gli dà dell’inetto, nell’insieme creando un proprio doppio succube, che unisca all’«agire senza scrupoli» il «totale rifiuto verso chi dissente da te o ti resiste». Definitivo, al riguardo, l’aneddoto che risale a una visita delle due sorelle al tycoon per il suo compleanno, in cui lui mostra – magnificandola – una foto del padre, restando poi inerte all’obiezione di Maryanne (contrazione del nome materno): «Forse dovresti avere anche una foto della mamma, non credi?».

Eppure, quella figura di madre così anonima ed elusiva – come appare nelle foto giovanili, da comparsa di un film – viene totalmente contraddetta da una foto celebre del 1997, un ritratto in cui divampa – tra il mitico e il trash, tra l’Erinni e la soap – una cotonatura flamboyant, simile a quella dell’immobiliarista-sorvegliante Margaux Needler nella Famiglia Addams in 3D, antefatto di quella da iguana «mesciata» del tycoon. Ma a colpire, fra i tratti trasmessi, è soprattutto lo sguardo, un impenetrabile «buco bianco».

Alle Ebridi con la Porsche Cayenne

In realtà, forse, quel legame madre-figlio ha sponde inconsce, non superficiali, come ricorda un misconosciuta sequenza scozzese che si avvia a fine marzo 2006, quando il Trump irrompe col solito Boeing 727 nelle regioni materne nell’ambito di un casting europeo (200 location esaminate) per acquisire campi da golf nel vecchio continente, infatuandosi di una proprietà di 800 acri, 12 miglia a nord di Aberdeen. Sequenza che si completa due anni dopo, con l’atterraggio proprio alle Ebridi e il successivo arrivo a Tong dopo «sette miglia di stradette ventose» percorse dal tycoon su una Porsche Cayenne (scortato da due BMW X5s). 

Per molti maliziosi, quel ritorno al villaggio materno a 62 anni (l’ultima volta che ci era stato ne aveva tre) è solo demagogia (vedi i reiterati «I do feel Scottish») per ingraziarsi le autorità scozzesi proprio in rapporto all’estate di Aberdeen, sulle cui dune vigila il veto ambientalista. Forse però – è una delle rare volte – al calcolo si mixa un minimo sindacale di affezione, con Mary Anne evocata per il carattere «forte» che lui ha ereditato e Maryanne che si dice «orgogliosa» di quel viaggio-omaggio.

LA SERIE

Prologo
Donald Trump e l’arte
Sala I
La famiglia
Sala II
Maestri & mentori
Sala III
La Casa Russia (e l’ex URSS)
Sala IV
Ideologi e spin doctors
Interspace I
La giustizia giusta secondo Trump
Sala V
I presidenti
Interspace II
H.H
Sala VI
Il gineceo
Sala VII
Gli autocrati
Sala VIII
Degli specchi o di Narciso

LA BIBLIOGRAFIA
Le informazioni contenute in questo lavoro sono tratte da decine di testi, studi e articoli, pubblicati in Italia e all’estero. Ecco i principali.

  • Peter Baker- Susan Glasser, The Divider. Trump in the White House 2017-2021, Doubleday, 2022
  • Catherine Belton, Gli uomini di Putin, traduzione di Alberto Cristofori, La nave di Teseo, 2020 (ediz.orig. Putin’s People, William Collins, 2020)
  • Martin Daunton, Il governo economico del mondo, 1933-2023, traduzione di Alessandro Manna, Einaudi, 2024 (ediz.orig. The Economic Government of the World, 1933-2023, Allen Lane-Penguin Random House, 2023)
  • Luke Harding, Collusion, traduzione di Sara Crimi e Laura Tasso, Mondadori, 2017 (ediz. orig. Collusion, Faber & Faber, 2017)
  • David Cay Johnston, Donald Trump, traduzione di Andrea Mattacheo, Elisabeta Spediacci, Emilia Benghi, Stefano Massaron, Einaudi, 2017 (ediz. orig. The Making of Donald Trump, Melville House Publishing, 2016)
  • Michael Kranish (con Marc Fisher), Trump Revealed, Scribner, 2016, paperback 2017)
  • Gary Lachmann, La stella nera. Magia e potere nell’era di Trump, traduzione di Michele Trionfera, Tlon, 2019 (ediz.orig. Dark Star Rising, Tarcher Perigee- Penguin Random House, 2017)
  • Jill Lepore, Queste verità. Una storia degli Stati Uniti d’America, traduzione di Paolo Franzoni e Rosa Prencipe, Rizzoli, 2020 (ediz. orig. These Truths, Norton & Co., 2018)
  • Malcolm Nance, The Ploy to Destroy Democracy, Hachette Book, 2018
  • Malcolm Nance, The Ploy to Betray America, Legacy Lit,. 2019
  • Philip Rucker- Carol Leonnig, Una presidenza come nessun’altra, traduzione di Teresa Albanese, Sara Crimi e Laura Tasso, Mondadori, 2020 (ediz.orig. A Very Stable Genius, Penguin Press, 2020)
  • Jim Sciutto, The Madman Theory; Trump Takes on the World, Harper, 2020
  • Jim Sciutto, The Return of Great Powers. Russia, China and the Next World War, Dutton-Penguin Random House, 2024
  • Philip Short, Putin, traduzione di Anita Taroni e Stefano Travagli, Marsilio, 2022, paperback 2024 (ediz.orig. Putin, Henry Holt & Co., 2022)
  • Angela Stent, Putin’s World. Russia Against the West and With the Rest, Twelve, 2019-20)
  • Anders Stephanson, Destino manifesto, traduzione di Ulisse Mangialaio, Feltrinelli, 2004 (ediz.orig. Manifest Destiny, Farrar, Straus & Giroux, 1995)
  • Mary L. Trump, Too Much and Never Enough: Howe My Family Created the World’s Most Dangerous Man, Simon & Schuster, 2020
  • Craig Unger, Casa di Trump casa di Putin, traduzione di Lorenzo Matteoli, La nave di Teseo, 2018 (ediz. orig. House of Trump, House of Putin, Dutton-Penguin Random House, 2018)
  • Craig Unger, American Kompromat, Dutton-Penguin Randon House, 2021, paperback con nuova introduzione 2022
  • Michael Wolff, All or Nothing. How Trump Recaptured America, The Bridge Street Press, 2025)
  • Bob Woodward, War, traduzione di Vincenzo Perna, Sara Puggioni, Federica Tuzzi, Solferino, 2024 (ediz.orig. War, Simon & Schuster, 2024)

26 luglio 2025