Tajani: «Sempre più inaccettabile». Almeno tredici i morti nella Striscia nelle ultime 24 ore
Cinque divisioni dell’esercito israeliano, composte da decine di migliaia di soldati, sarebbero pronte a partecipare alla prossima offensiva su Gaza City. Ad affermarlo è proprio l’esercito israeliano, ripreso dal Times of Israel. Tra queste divisioni, la 36ª divisione è stata spostata da Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia, dopo mesi di operazioni contro Hamas. Questo annuncio confermerebbe l’imminente inizio delle operazioni nella capitale palestinese. L’escalation militare preoccupa la comunità internazionale, soprattutto sul fronte umanitario. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che resterà a Gaza City nonostante l’ordine di evacuazione impartito dall’esercito israeliano, che ha chiesto lo spostamento di circa un milione di persone verso una “zona umanitaria” nel sud della Striscia.
L’uccisione di due civili a Rafah
Mentre l’Idf ha annunciato l’imminente operazione a Gaza City, questa mattina, giovedì 11 settembre, un attacco israeliano ha ucciso due persone in cerca di aiuti a Rafah. Lo riferiscono riferisce al Jazeera, citando fonti mediche locali. In totale, gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza hanno ucciso 13 persone nelle ultime 24 ore. Intanto, la 36ª divisione è stata spostata da Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia, dopo mesi di operazioni contro Hamas.
L’Oms: «Non ce ne andremo da Gaza»
Il direttore generale dell’organizzazione mondiale per la sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito la richiesta di andarsene da Gaza come «scioccante», sottolineando che l’area indicata non dispone di strutture né di servizi sufficienti per ospitare i civili già presenti, figuriamoci i nuovi arrivi. «Quasi la metà degli ospedali funzionanti si trova a Gaza City», ha ricordato il responsabile, invitando la comunità internazionale a intervenire per garantire un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi e la protezione degli operatori sanitari e dei civili.
Hamas determinata a concludere i negoziati
Secondo quanto riportato dal quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, Hamas sarebbe determinata a completare i negoziati per una tregua. Nonostante l’attacco a diversi alti funzionari dell’organizzazione in Qatar, i leader palestinesi puntano a un cessate il fuoco che garantisca «la fine completa della guerra e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia». I contatti con i mediatori internazionali dovrebbero riprendere nei prossimi giorni, non appena la situazione della sicurezza lo permetterà.
Tajani e l’Europa
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, nell’informativa al Senato, ha definito la situazione «sempre più inaccettabile» e ha ribadito l’opposizione dell’Italia a ogni piano di occupazione di Gaza City o a trasferimenti forzati della popolazione palestinese. Sul piano politico comunitario, la crisi di Gaza è stata uno dei motivi citati dalla Sinistra europea per il deposito della prima mozione di sfiducia alla Commissione Ue nella storia dell’Eurocamera. Presentata da Manon Aubry e sostenuta da 72 eurodeputati tra cui membri dei Verdi, indipendenti e un socialista, la mozione critica, tra le altre cose, la gestione della crisi a Gaza da parte dell’Ue e la mancanza di una presa di posizione chiara sulla guerra.