A Siena Awards Festival si terrà, a fine mese, un incontro con Pascal Maitre un notevole e meritevole fotoreporter affermato internazionalmente e soprattutto in Francia. La galleria Polka a Parigi gli ha appena dedicato una spettacolare esposizione e il Festival Visa pour l’Image di Perpignan dal 1997 gli ha già dedicato otto mostre. Le ultime ho avuto il piacere di vederle: nel 2023 “Le charbon de bois : l’or noir des pauvres » e quest’anno «Incontrôlables Mégapoles».
Ho incontrato Pascal Maitre nella sala stampa di Visa: essenziale concreto veloce con uno sguardo talmente abile da non lasciarsi sfuggire nulla intorno a sè.
Ha qualcosa che ricorda Steve Mc Curry, suo amico, forse per l’altezza, per il fisico compatto, la testa calva. Anche il suo modo di fotografare ha qualcosa che lo ricorda: entrambi coloristi, viaggiatori instancabili, insaziabili di mondi, di umanità. Un innato senso estetico dell’inquadratura ma Pascal Maitre riesce a cogliere e a disegnare con il colore lo stato d’animo delle persone che ritrae: la fatica, la stanchezza, l’impotenza, la solitudine. Va oltre la bella fotografia estetizzante, penetra l’essere umano. Un vero reporter, un giornalista non uno street photographer. Ciò che più lo interessa è fare il suo lavoro, viaggiare per il mondo e scoprire nuove storie, soprattutto quelle poco conosciute.
Le charbon de bois : l’or noir des pauvres
Come è successo per il carbone: “Ha iniziato ad interessarmi quando ero in Somalia – tra il 2002 e il 2010 – perché vedevo dei camion pieni di carbone proprio là dove non c’erano molti alberi. Mi sono incuriosito e ho scoperto che il carbone era controllato dagli shebab, gli islamisti del Corno d’africa. Ho continuato a fare delle ricerche e ho scoperto che 2,5 miliardi di persone dipendono dal carbone per cucinare. A Kinshasa il 95% della popolazione cucina con il carbone. Il 25% della deforestazione mondiale è dovuta al carbone di legna. Nella Repubblica Democratica del Congo ogni anno 500.000 ettari di foreste si trasformano in carbone. Ho convinto alcune testate a sostenere il progetto per poterlo pubblicare. Così è nato « L’or noir des pauvres, L’oro nero dei poveri“.
Pascal si definisce un colorista «grazie al colore, unisco i miei imperativi giornalistici e la mia sensibilità”. Una sensibilità elevata: il suo colore fa sentire la stanchezza di un lavoro massacrante, disegna la tensione dei corpi degli uomini per il peso dei sacchi di carbone che sollevano sulle spalle, riprende la rassegnazione delle donne distrutte dalla fatica.
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©Pascal Maitre _ Bénin 2023, Cotonou, nel quartiere di Sainte Rita, gli uomini che scaricano questi camion svolgono un lavoro massacrante, ricoperti dalla fuliggine proveniente dai sacchi di carbone.
©Pascal Maitre _ Congo 2021, Kinshasa, nel quartiere di N’Djili, al mercato “Pascal”, le donne che vendono carbone di legna lavorano in condizioni terribili, sedute per terra, con il viso coperto di fuliggine.
È grazie all’uso del colore che Pascal accentua il nero della pelle, delle vesti, del carbone in contrasto con la trasparenza della polvere, con le trame dei solari tessuti africani, con l’indaco dei copricapi. Nelle sue immagini gli uomini e le donne sembrano uscire dalle storie della mitologia greca nell’eterna affannosa dannazione dell’esistenza.
Incontrôlables Mégapoles
Come trova i soggetti dei suoi reportage? “Il progetto esposto quest’anno Incontrôlables Mégapoles volevo realizzarlo da molto tempo perché avevo scoperto che le grandi città del Sud del mondo raddoppieranno nell’arco di pochi anni la popolazione. È così che trovo i soggetti dei miei lavori: da un lato perché viaggio molto e le persone mi parlano molto. Scopro realtà che mi incuriosiscono e così inizio a fare delle ricerche. Ad esempio mi sono reso conto della mancanza di infrastrutture in queste mega città. Cosa accadrà in una città come Kinshasa con 17 milioni di abitanti quando diventeranno 23 milioni e poi continueranno ancora a crescere? Queste città le ho scelte volontariamente perché rappresentano i tre continenti: l’Africa con Kinshasa nella Repubblica democratica del Congo, l’Asia con Dhaka capitale del Bangladesh e il Sud America con El Alto in Bolivia. Inoltre sono evidenti le conseguenze causate dal sovraffollamento: inquinamento, aumento della criminalità e della povertà. A Kinshasa sono tornato più volte anche perché la conosco da oltre 30 anni.” Una città con gang violente che pulsa di vita, desiderio e oblio. A Dhaka – dove Pascal Maitre è stato per la prima volta – ogni giorno giungono 2.000 migranti in fuga da calamità climatiche e povertà. Le baraccopoli estendono i loro tentacoli nel cuore della città. Questa grigia megalopoli ha la più alta densità al mondo – 40.000 abitanti per chilometro quadrato.
©Pascal Maitre _ 2025_DACCA, capitale del Bangladesh Popolazione: 21,28 milioni di abitanti Incrocio di Mirepur 10, uno dei quartieri più vivaci della capitale.
Questo luogo ha svolto un ruolo fondamentale durante la rivoluzione del luglio 2024. Il movimento si è trasformato in una vera e propria rivolta popolare dopo che il governo ha proceduto al massacro dei manifestanti, noto come “massacro di luglio”, alla fine del mese di luglio.©Pascal Maitre _ 2025_DACCA (Capitale du Bangladesh
Alcuni conducenti di risciò dormono sul marciapiede davanti alla Corte Suprema di Giustizia (la maggior parte sono migrati dalle campagne per trovare lavoro nella capitale ).©Pascal Maitre _ 2025 RD Congo : Kinshasa (17 milioni di abitanti)
Quartiere Congo, comune di Ngaliema. Vivere con niente ma vestirsi come un principe, un impiegato d’ufficio mentre va al lavoro , a Ngaliema, uno dei 24 comuni di Kinshasa©Pascal Maitre _ 2025_La PAZ la capitale amministrativa della Bolivia vista da El Alto .
Le luci notturne esaltano la vita con colori brillanti luminosissimi come tanti spot direzionati a scoprire la vita sul palcoscenico di città infernali e affascinanti, luminose e imprigionate come sirene contemporanee. Da questo caos, così minuziosamente ripreso da Pascal Maitre, nasce il pericolo di agglomerati urbani a due velocità dove una piccola frazione della popolazione si appropria della ricchezza e milioni di esseri umani vivono come bestie. Pascal Maitre ha nel cuore, oltre all’Africa, l’Afghanistan, un Paese che conosce bene avendo iniziato nel 1995 e dove è tornato a più riprese fino al 2023. Ma questa è un’altra storia.
©Pascal Maitre _ 2025_El Alto, molti matrimoni aymara a El Alto vengono celebrati nei cholets. Il matrimonio di Cornélio e Dora, questa coppia aymara, è stato celebrato per due giorni nel complesso Viva Bolivia. Quattro gruppi musicali hanno partecipato alla festa.Pascal Maitre, una vita
Pascal Maitre è nato a Buzancais nel 1955 in Francia. `
Dopo aver studiato Psicologia, inizia la sua carriera come fotoreporter con il gruppo editoriale Jeune Afrique. Nel 1984 entra a far parte dello staff di Gamma. Nel 1989 cofonda l’agenzia Odyssey Images. Dal 1995 al 2018 è stato rappresentato da Cosmos.
Attualmente è rappresentato da Myop per la Francia e Panos per l’estero.
Ha collaborato con molte prestigiose riviste internazionali: Figaro Magazine, Geo, L’Express, Paris Match in Francia, Geo, Stern, Brigitt in Germania, National Geographic negli Stati Uniti…Nel 2000 pubblica “My Africa”, un libro che raccoglie 15 anni del suo lavoro in questo continente, con Aperture negli Stati Uniti e Geo in Germania. Nel settembre 2001, la versione francese viene pubblicata dalle edizioni Vents de Sable e un libro su “Madagascar, un mondo unico” come risultato dei suoi numerosi viaggi sull’isola. Nel 2012 pubblica Amazing Africa, un libro che raccoglie 30 anni del suo lavoro sull’Africa con ed Lammerhuber e l’Unesco. Pascal Maitre ha lavorato in oltre 40 paesi africani, affrontando molti aspetti diversi: gli uomini e il loro modo di vivere, la politica, i conflitti, le tradizioni, l’ambiente.
Dal 1985 ha seguito l’Afghanistan: i mujaheddin contro i russi, la guerra tra clan a Kabul nel 1992, Bamiyan e i Grandi Buddha nel 1996, l’Afghanistan e le sue caratteristiche principali dopo l’ascesa dei talebani nel novembre 1996, Massoud, leader militare dell’alleanza del nord nel dicembre 1998, il saccheggio del museo di Kabul e del tesoro afghano, I pashtun dell’est, 2018 Kabul, 2019 Il Buzkashi, 2020 con i talebani.