di
Giuliana Ubbiali
Le prime parole della figlia alla polizia. Ora è indagata per truffa e occultamento. Per l’autopsia, un esperto di corpi mummificati
«Venite, vi porto a vedere dove è la mamma». Pasqua Bagnara ha accompagnato gli agenti della Squadra mobile, la polizia locale e i vigili del fuoco. Il suo tono pacato deve avere reso ancora più agghiacciante la scena. In una brandina c’era il fantasma della madre, ben sistemata con la coperta e il lenzuolo fino al collo e un cuscino sotto la testa. Francesca Pettinato, 101 anni, era mummificata. A detta della figlia, era morta a settembre 2024. «Non volevo lasciarla andare via», ha sussurrato. Agli investigatori e al pm Giulia Angeleri non è apparsa in stato confusionale. Con i capelli raccolti e gli abiti da casa comodi ma curati, la sessantenne ha parlato di sé e della madre. Se l’era portata parecchi anni prima da Genova nell’appartamento del condominio di sei piani in via Alcide De Gasperi 2, a Bergamo. È ricoverata in Psichiatria, al Papa Giovanni. Mettendo insieme i primi pezzi di questa triste storia, il suo stato mentale è un aspetto da approfondire anche alla luce del fatto che fino a un paio di anni fa era in cura al Centro psico sociale di Bergamo.
Il fascicolo
Non si dubita che la morte sia avvenuta per cause diverse da quelle naturali, salvo colpi di scena. Ma, anche se questa vicenda ha più i contorni del dramma umano che di un caso giudiziario, la pm sta disponendo accertamenti. Per l’autopsia, il medico legale Matteo Marchesi ha bisogno di un esperto di corpi mummificati. Cosa in cui è specializzato il pool di Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del caso di Yara Gambirasio. Anche come forma di garanzia per partecipare con un consulente, la figlia dell’anziana è indagata. Il fascicolo è stato aperto con le ipotesi di occultamento di cadavere e truffa. La prima è più immediata con un corpo tenuto in una casa con le tapparelle serrate, colma di scatoloni, senza rispondere ai ripetuti tentativi della polizia locale allarmata dai vicini che sentivano un forte odore. La seconda, allo stato, è più una cornice per disporre verifiche. Pettinato percepiva la pensione di nemmeno mille euro su un conto personale, su cui avevano la firma la figlia e il figlio, che vive a Genova. La figlia, con un lavoro all’Inail e spesso in smart working, ha un buono stipendio. In passato, dal conto della madre sono stati effettuati bonifici per pagare delle spese per l’anziana. La polizia sta verificando se anche dopo la morte da quel conto sia stato pagato altro. Così come sta approfondendo se la donna giovasse della legge 104 che consente di prendere permessi retribuiti per assistere malati.
Gli sms con il fratello
Il figlio di Pettinato telefonava alla sorella per sentire come stesse la madre. A volte gliela passava, lui dice anche un mese fa. Ma se è vero che l’anziana era morta da un anno, la sorella simulava la voce. Tra giugno e luglio lui le aveva invitate a Genova, c’erano già andate in passato. Ma ultimamente la sorella accampava delle scuse: diceva che non aveva le ferie oppure che non stava bene, o che la mamma non era nelle condizioni di muoversi.
Mercoledì sera è stato lui a raggiungere Bergamo, avvisato dalla polizia. Entrato nell’appartamento di via De Gasperi, è stato uno choc. Dopodiché è stato sentito in questura. Di recente, la sorella era sparita. Non rispondeva più ai suoi messaggi. Era già capitato in passato, ma stavolta il timore che fosse successo qualcosa deve averlo assalito. «Se non mi rispondi, chiamo la polizia», ha forzato la mano senza ottenere segnali. Preoccupato, ha chiamato il responsabile dell’ufficio della sorella, ma al lavoro non risultava nulla di anomalo. Anzi, pare che la donna sia molto preparata e professionale. Alla fine il fratello ha allertato la polizia locale, che è tornata a suonare quel campanello come — testimoniano i vicini — aveva già fatto parecchie volte. Di diverso, mercoledì, sono stati coinvolti i vigili del fuoco. Quando hanno rotto il vetro della portafinestra sul retro, la sessantenne si è fatta avanti ed è andata ad aprire la porta.
«Due pizze un mese fa»
Una coinquilina del quinto piano racconta un episodio che, se confermato, rafforzerebbe l’ipotesi della cortina dietro la quale la sessantenne viveva. «Ero tornata con un’amica in macchina, saranno state le 21. Era un mese fa, la figlia dell’anziana aveva ordinato due pizze». Non risulta che altre persone frequentassero quella casa. Sulla cassetta della posta compare un terzo cognome. Un coinquilino parla di «un compagno, ma prima che la madre venisse qui».
«Avevamo segnalato»
In questo palazzo color arancione vivono 30 famiglie, erano appartamenti dell’Inail. Le lega una reazione: «Avevamo segnalato un forte odore», dicono soprattutto dal primo piano, lo stesso della macabra scoperta. «Non ci siamo disinteressati — sottolinea il caposcala —. Un conto è se una persona anziana vive sola, un conto è se vive con una figlia che lavora e ha una vita apparentemente normale. I vigili sono venuti più volte a diverse ore, anche a quella di cena». Lunedì alcuni inquilini ne avevano parlato con l’amministratore del condominio per far mandare una lettera alla sessantenne. In caso di mancata risposta, si sarebbe potuto compiere qualche altro passo, anche forzato. Chi vive qui da pochi anni nemmeno sapeva dell’anziana: «La figlia si vedeva poco». Un’inquilina del sesto piano che ha comprato all’asta nel 2013 l’ha vista una volta, dice: «Saranno stati due anni fa, era uscita dall’ascensore con la figlia, che ho visto poche volte. Non diceva mai nulla».
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12 settembre 2025 ( modifica il 12 settembre 2025 | 12:00)
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