Mancano almeno 70mila infermieri in Italia, una carenza che supera quella dei medici e che rappresenta «l’emergenza numero uno del servizio sanitario nazionale» per Cisl Funzione Pubblica di Verona. Una situazione che mette in crisi il funzionamento degli ospedali e rischia di compromettere lo sviluppo della sanità e dei servizi sociali territoriali, dalle Rsa alle Ipab, dalle fondazioni alla sanità privata fino alle nuove case di comunità.
La carenza di infermieri è già presente nelle strutture sanitarie e rischia di peggiorare visto il calo del numero di domande per accedere ai corsi di laurea triennale in infermieristica. Numero che quest’anno è stato inferiore ai posti disponibili: 19.298 richieste contro 20.699 posti. Nei 41 atenei pubblici, il calo è stato dell’11% in un solo anno, con picchi negativi in città come Roma. Al Nord, in regioni come Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, il rapporto tra domande e posti oscilla tra 0,6 e 0,7. Al Sud resta sopra l’unità, ma comunque in flessione. E a Padova solo 744 iscritti su 1.150 posti (erano 900 nel 2023), mentre a Verona si contano 503 iscritti su 830 posti disponibili.
«Questa inversione di tendenza è un segnale allarmante – ha commentato Giovanni Zanini, segretario generale Cisl Fp Verona – Solo 15 anni fa, a fronte di 16.099 posti, si registravano oltre 45mila domande. Oggi non si raggiunge nemmeno il pareggio».
Il problema non si ferma alle iscrizioni: solo il 70% degli studenti completa il percorso triennale. Nel 2023 si sono laureati 11.404 infermieri e le stime per il 2027 parlano di circa 14mila unità. Numeri insufficienti a compensare un turnover annuale di circa 25mila uscite per pensionamento. «Non resta che guardare all’estero per tentare una mediazione», ha osservato Zanini.
Cisl Fp Verona sostiene che le radici del problema siano profonde. E il sindacato ne ha evidenziate alcune: mancanza di prospettive di carriera, retribuzioni inadeguate rispetto alle responsabilità, carichi di lavoro eccessivi, difficoltà nel conciliare vita professionale e familiare, scarso riconoscimento sociale e limitazioni all’esercizio libero professionale.
«Senza un intervento strutturale e urgente, il sistema rischia il collasso – ha concluso Zanini – Bisogna rendere la professione infermieristica attrattiva per i giovani, valorizzando competenze, garantendo sicurezza e riconoscendo il ruolo centrale degli infermieri nella cura e nell’assistenza».
Il sindacato chiede dunque l’apertura immediata di un tavolo nazionale e regionale per affrontare l’emergenza e definire un piano strategico di rilancio della professione.