Sembra strano preoccuparsi dei libri quando manca l’acqua, il cibo, l’elettricità, i medicinali e intorno l’esercito israeliano uccide migliaia di persone e distruggono edifici, case, scuole, ospedali, chiese. Eppure tra le rovine del campo profughi di Nuseirat, al centro della Striscia di Gaza, c’è una bancarella chiamata Eqraa Ketabak che significa “Leggi il tuo libro”. I fratelli Salah e Abdullah Sarsour l’hanno aperta alla fine di aprile, dopo essere stati sfollati in un edificio vicino.

Questa storia è apparsa recentemente su The Electronic Intifada, a firma Esraa Abo Qamar, scrittore e corrispondente da Gaza. La foto che ha scattato sul luogo mostra un modesto banco con una coperta su cui sono impilati libri dalle copertine colorate, testi che probabilmente raccontano di storie lontane, ignari di quello che c’è intorno. Un’estraneità che per tanti diventa una piccolo spazio di salvezza.

“Ogni volta che mi sento sopraffatta, fuggo da questo mondo verso un altro grazie ai libri”, ha raccontato al sito la scrittrice palestinese Amal Abu Saif. “Questa bancarella di libri è diventata la mia meta preferita e l’unico posto dove riesco a sentirmi di nuovo me stessa”. Queste visite hanno fatto parte della sua quotidianità che da gennaio 2024 ha avuto la forza di trascrivere sulle Note del suo telefono per poi farne un romanzo pubblicato con il titolo di Atheer Gaza, ovvero Amata Gaza.

beneath a tent a collection of books is displayed for sale in a bustling market with a partially collapsed building in the backgroundpinterest

Esraa Abo Qamar – The Electronic Intifada

Storia di una bancarella a Gaza

Viaggiare fino alla città di Gaza per procurarsi dei libri è pericoloso. I fratelli Sarsour si sono messi in strada tante volte per raggiungere le rare librerie ancora aperte a Nord, come la storica Samir Mansour Bookshop. Hanno rischiato la vita per la loro bancarella con un’idea molto chiara in mente. “Non si trattava solo di noi”, ha detto Abdullah a The Electronic Intifada. “Sapevamo di altri nel nostro campo che amavano leggere, ma non tutti potevano affrontare il viaggio“. Per un Paese con una ricca storia letteraria, altamente alfabetizzato, abituato a leggere e scrivere e a studiare, questo piccolo banco è un punto di riferimento dal valore simbolico inestimabile, oltre a dare la possibilità concreta a chiunque di immergersi tra le pagine.

“I libri trovano posto tra le rovine”, ha detto Hassan al-Qatrawi, scrittore e accademico palestinese, cliente abituale della bancarella. “Loro [gli israeliani] ci distruggono dall’esterno, e noi ci ricostruiamo da dentro. La fame di cibo è temporanea. Ma la fame di lettura è eterna”.

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