In Italia mancano infermieri. Ogni anno, migliaia lasciano la professione o scelgono di emigrare, costringendo gli ospedali a reggersi su un equilibrio precario. A pesare sono pensionamenti, scarsa attrattività del lavoro, condizioni economiche poco competitive.

Il fenomeno è in corso da tempo e riguarda l’intero territorio nazionale, ma senza un intervento strutturale rischia di compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria.

Stipendi troppo bassi e condizioni difficili: il confronto europeo

Secondo i dati, la retribuzione media di un infermiere oscilla tra 1.400 e 1.600 euro netti al mese. Una cifra ritenuta insufficiente a fronte di turni notturni, festivi e di un carico emotivo e professionale elevato, con responsabilità che includono la gestione di farmaci salvavita e apparecchiature complesse.

Il confronto internazionale è sfavorevole: in Germania o in Svizzera la stessa figura percepisce quasi il doppio.

La fuga dei giovani verso l’estero svuota i reparti

La conseguenza è la fuga dei giovani laureati in Scienze Infermieristiche verso altri Paesi europei. L’Italia forma professionisti qualificati che, una volta terminati gli studi, preferiscono costruire la propria carriera all’estero.

Nei reparti restano organici ridotti, mentre la coperta viene allungata su altre figure di supporto come gli operatori socio-sanitari (OSS) o gli assistenti infermieri. Professionisti fondamentali, ma nati per affiancare, non per sostituire.

Il rischio della sostituzione e le ripercussioni sulla qualità delle cure

Questa sostituzione di fatto comporta rischi: agli OSS vengono affidate mansioni che richiederebbero preparazione universitaria, senza le necessarie tutele. Per i pazienti il prezzo è alto: cure frammentarie e tempi di attesa più lunghi.

Un problema anche culturale: il ruolo dell’infermiere in Italia

Alla radice della crisi pesa anche un fattore culturale. In Italia la professione infermieristica continua a essere percepita come subordinata al medico, nonostante i tre anni di università, i tirocini e la formazione continua.

Un ritardo che si riflette in salari, contratti e prospettive di carriera.

La crisi degli infermieri: una questione politica e culturale

La carenza di infermieri, dunque, non è solo un problema numerico, ma politico e culturale. Senza investimenti adeguati e una valorizzazione reale del ruolo, il sistema sanitario nazionale rischia di collassare, affidandosi esclusivamente alla dedizione dei professionisti rimasti.