di
Cristina Ravanelli
Tra il 2013 e il 2023 oltre 4mila episodi, più di 700 solo nel nostro Paese. A lanciare l’allarme è il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. I contagi avvengono solitamente all’interno degli ospedali
È «una seria minaccia per i pazienti e i sistemi sanitari» e si sta «diffondendo rapidamente» negli ospedali europei.
Candidozyma auris, il «fungo killer» noto come Candida auris, tra il 2013 e il 2023, ha fatto registrare nei Paesi dell’Unione Europea e in quelli dello Spazio economico europeo (See; comprende i Paesi dell’Ue e altre nazioni come Islanda e Norvegia), oltre 4mila casi, con un aumento significativo a 1.346 casi segnalati da 18 Paesi solo nel 2023. Tra gli Stati più colpiti Spagna, Grecia, Romania e Italia, al terzo posto per numero di casi seguita dalla Germania.
A lanciare l’allarme è il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). «Le epidemie stanno aumentando di portata e diversi Paesi segnalano una trasmissione locale in corso» si legge nella nota.
L’Ecdc evidenzia la necessità di un «intervento urgente».
Candida auris è un fungo che solitamente si diffonde all’interno delle strutture sanitarie. La sua capacità di persistere su diverse superfici, apparecchiature mediche e di diffondersi tra i pazienti ne rende particolarmente difficile il controllo. Nell’ottobre del 2022 l’Organizzazione mondiale della Sanità lo ha inserito nella lista dei funghi patogeni con elevata priorità perché rappresenta una seria minaccia per la salute pubblica a causa della sua resistenza a moltissimi farmaci antimicotici.
Italia al terzo posto
«Candida auris si è diffusa nel giro di pochi anni, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi. Questo dimostra la rapidità con cui può insediarsi negli ospedali», avverte Diamantis Plachouras, responsabile della Sezione resistenza antimicrobica e infezioni correlate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc. «Ma questo non è inevitabile. La diagnosi precoce e un controllo rapido e coordinato delle infezioni possono prevenire un’ulteriore trasmissione» precisa.
Recenti epidemie sono state segnalate a Cipro, Francia e Germania, mentre Grecia, Italia, Romania e Spagna hanno dichiarato di non essere più in grado di distinguere focolai specifici a causa dell’ampia diffusione regionale o nazionale. In molti di questi Paesi la trasmissione locale si è verificata nel giro di pochi anni dal primo caso documentato, evidenziando una finestra temporale critica per interventi tempestivi volti a fermarne la diffusione.
Per quanto riguarda la distribuzione dei casi segnalati nell’arco del decennio monitorato, emerge che il Paese con il dato più alto è la Spagna (1.807 casi), seguita da Grecia (852), Italia (712), Romania (404) e Germania (120). Il picco si è osservato nel 2023: i 1.346 casi registrati da 18 Paesi Ue/See è, infatti, il numero più alto da quando Candida auris è stata segnalata per la prima volta in Europa nel 2014.
«Sebbene alcuni Paesi abbiano mostrato risultati positivi nel limitare le epidemie di Candida auris, molti si trovano ad affrontare gravi lacune» – osserva l’Ecdc nella nota – «Nonostante l’aumento del numero di casi, solo 17 dei 36 Paesi partecipanti all’indagine dispongono attualmente di un sistema di sorveglianza nazionale per Candida auris; solo 15 Paesi hanno sviluppato linee guida nazionali specifiche per la prevenzione e il controllo delle infezioni. In assenza di una sorveglianza sistematica e di una segnalazione obbligatoria, la reale portata del problema è probabilmente sottostimata. L’obbiettivo è supportare gli Stati membri nel migliorare la loro preparazione e le capacità di risposta tempestiva, per prevenire o contenere tempestivamente le epidemie e prevenirne l’ulteriore trasmissione».
Come avviene il contagio
Il fungo è stato isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone da un campione proveniente dall’orecchio di una donna (da qui il nome auris, in latino «orecchio»).
La mortalità stimata varia dal 30% al 70%: se non viene adottata una terapia adeguata provoca gravi infezioni soprattutto nei soggetti con più di una patologia. La maggior parte delle infezioni sono trattabili con una classe di antimicotici, le echinocandine.
Alcune infezioni, però, risultano particolarmente difficili da trattare a causa della multi-resistenza a diversi agenti antifungini, inclusi fluconazolo (e altri azoli), amfotericina B ed echinocandine. Questo comporta una terapia con più farmaci e a dosi più elevate. Anche dopo il trattamento per le infezioni invasive, i pazienti rimangono generalmente colonizzati per lunghi periodi, pertanto, tutte le misure di controllo delle infezioni devono essere seguite durante e dopo il trattamento. In particolare, i pazienti che vengono colonizzati con Candida auris sono a rischio di sviluppare infezioni invasive in qualunque momento.
Il contagio avviene tramite il contatto con una persona infetta (la candida auris può colonizzare la pelle per mesi) ma anche attraverso le superfici contaminate sulle quali può vivere molto a lungo.
I sintomi
Non è facile individuare questo «fungo killer» perché le infezioni da Candida auris vengono diagnosticate mediante coltura del sangue o di altri fluidi corporei. Tuttavia, nei test può essere confuso con altre specie di Candida e servono laboratori specializzati per confermare la diagnosi. Inoltre, i sintomi sono molto generici perché spesso le persone colpite sono pazienti con molte altre malattie.
L’infezione può rimanere silente molto a lungo e diventare invasiva solo in un momento di abbassamento delle difese immunitarie del paziente contagiato. Fra i sintomi più frequenti, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, ci sono casi di otite, infezioni di ferite, infezioni del sangue e infezioni che riguardano gli organi addominali.
13 settembre 2025
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