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Gaia Piccardi, inviata a Tokyo

Splendida prova dell’azzurra, seconda dietro solo a Chebet: stesso risultato delle Olimpiadi di Parigi 2024

Ci sono il Kenya e l’Etiopia che volano sulla pista del Mondiale, il continente Africa è abituato a prendersi di corsa il fondo su pista, e poi c’è lei, Nadia Battocletti da Cavareno, mille anime in Alta Val di Non. Bocca aperta che sembra l’urlo di Munch, corsa naturale assorbita insieme al latte del biberon da mamma Jawara, ex ottocentista marocchina, e papà Giuliano, ex maratoneta: Nadia from Italy è l’avamposto dell’Europa che rimane attaccato alle specialiste della fatica per diecimila interminabili metri mentre Leo Fabbri sulla pedana del peso costruisce il suo dolcissimo bronzo mondiale dietro il fuoriclasse americano Crouser dopo essere stato a lungo secondo.

Corre, Nadia, mentre Leo dà spallate violente al Mondiale dopo aver sciupato l’Olimpiade di Parigi in una notte piena di pioggia e fantasmi. Chebet, Battocletti, Tsegay e Ngetich è il quartetto di testa che controlla la finale secca dalle prime battute, le altre non tengono il passo, si imbruttiscono metro dopo metro, si inchinano al dominio di tre Paesi sul resto del pianeta. Kenya oro con Chebet, la grande favorita, due volte regina di Olimpia, Italia argento con Battocletti come all’Olimpiade 2024, proprio dietro la stessa rivale, Etiopia con Tsegay bronzo. Gli ultimi tre giri fanno la selezione netta, gli ultimi due decidono le medaglie, Nadia è eroica nel non cedere alle lusinghe della fatica, con l’acido lattico che passo dopo passo allaga muscoli e pensieri. Crolla Ngetich, s’inchina Tsegay, tironfa Chabet davanti a Battocletti, il talento fenomenale sceso dalle montagne come Jannik Sinner (altre montagne).



















































«E’ un sogno, faccio fatica a crederci – dice -. Dagli Europei di Roma è cominciata una storia che mi ha portata fino a qui. Sto capendo l’atleta che sono, non è stato un anno semplice: davanti a questo argento mondiale sono incredula per la gara che sono riuscita a fare. Mamma, papà, il fidanzato mi hanno tenuta tranquilla». Piange. «Sono lacrime di gioia, ma penso già ai 5 mila di giovedì». E’ avvolta nella bandiera, fa il giro d’onore e intanto Fabbi, lì accanto, cede all’ultimo assalto del messicano Munoz, che cresce a vista d’occhio, si aggrappa al bronzo nella stagione in cui era arrivato a Tokyo da leader stagionale.

Gli argenti delle donne, Palmisano e Battocletti, il bronzo del gigante buono di Firenze. Si chiude la prima giornata del Mondiale di Tokyo. E l’Italia, dipinto in faccia, ha un sorriso grande così.

13 settembre 2025 ( modifica il 13 settembre 2025 | 15:41)