Riccarda Gavazzi è una professoressa che insegna Lettere all’Istituto di Istruzione Superiore Janello Torriani di Cremona. Ed è stata tra i primi docenti a usare in classe l’intelligenza artificiale generativa, quella cioè in grado di creare contenuti a partire da una semplice domanda.
Era l’inizio del 2023 ed erano passate poche settimane dal rilascio pubblico di ChatGpt, il chatbot più popolare al mondo. Così, la prof decide di usarlo, mettendolo in competizione con gli studenti in una gara per scrivere un racconto, mescolando i personaggi e le sequenze di diverse opere di Italo Calvino.
“I racconti dei ragazzi – anche se non sempre coerenti alla traccia – erano più originali, umani, competenti e ironici”, spiega Gavazzi. “ChatGpt ha invece rispettato perfettamente la traccia, usando un buon lessico. Il racconto però era schematico e privo di veri colpi di scena. Ma l’IA ha scritto il suo racconto in 20 secondi; gli studenti hanno lavorato per due moduli orari da 50 minuti. Il confronto con l’IA ha reso possibile una riflessione sul “perché” e sul “come” del proprio scrivere e del proprio “studiare”. E non è poco”.
La storia della professoressa Gavazzi è una di quelle che potrete leggere nei tre volumi sull’intelligenza artificiale che da domani 15 settembre fino a mercoledì 17 settembre troverete, in regalo, insieme a Repubblica. Una guida alla IA a scuola, ma non solo. Nel primo libro, quello cioè in edicola domani, l’attenzione è sull’utilizzo di questa tecnologia da parte degli studenti.
Sono infatti loro a usare i chatbot più di tutti in Italia: ogni mese, ChatGpt, per esempio, è usato in media da circa 9 milioni di persone tra i 18 e i 74 anni (nel 2023 erano 750mila e lo scorso anno 2,4 milioni). Tra questi la fascia della popolazione che lo usa di più è proprio quella degli studenti con il 37%.
Nel primo volume saranno quindi raccontati gli strumenti basati su IA più utili allo studio. Nel secondo, invece, si passa ai docenti: come possono usare l’intelligenza artificiale per realizzare lezioni più coinvolgenti ed efficaci?, quali sono le applicazioni?; e chi sono i professori che in Italia l’hanno già integrata – e con successo – nel loro percorso didattico?
Esiste una scuola prima e una dopo l’IA. E il motivo è molto semplice: se uno strumento è in grado in pochi secondi di fare ogni compito – di matematica, di italiano, di fisica, di greco, di storia dell’arte, di una qualsiasi lingua straniera e così via –, è impossibile ignorarlo o vietarlo. Ci piaccia o no.
“Con l’arrivo dell’IA i docenti si sono accorti che qualcosa di importante è accaduto”, dice Maria Vittoria Alfieri, Innovation & Digital Education Manager, esperta di scuola e didattica digitale che segue l’introduzione delle tecnologie nell’istruzione da diversi anni.
“Gli insegnanti si stanno rendendo conto della radicale trasformazione in atto perché oggi è in discussione il loro ruolo: se le nozioni si recuperano facilmente e se i compiti (e quindi la capacità di valutare dei professori) li possono fare strumenti come i chatbot, ha senso continuare a insegnare come è sempre stato fatto?”.
“L’IA stabilisce una volta per tutte che le nozioni che si imparano a scuola sono solo degli strumenti, un carburante con cui alimentare il vero obiettivo dell’istruzione che è la formazione di uno spirito critico. Non è più il tempo per insegnare solo le risposte, ma anche a comprendere quali sono le domande importanti da farsi”, afferma Roberto Castaldo, docente di Informatica all’Istituto Superiore d’Istruzione Secondaria (Isis) Europa Pomigliano D’Arco e uno dei promotori di un’iniziativa italiana che sta avendo eco a livello internazionale: il Manifesto dell’intelligenza artificiale generativa a scuola, di cui parleremo nei tre libri. Dove, tra le diverse voci che troverete, ci sarà anche quella di un’insegnante di sostegno che sta usando l’intelligenza artificiale.
Come?
Creando materiali personalizzati (schede semplificate, mappe concettuali, testi facilitati), sviluppando attività creative (storytelling interattivo, giochi educativi digitali, simulazioni) e favorendo la collaborazione scuola-famiglia attraverso contenuti accessibili e comunicazione facilitata. L’IA diventa così anche un alleato per rendere la scuola più inclusiva.
Il terzo volume, in edicola il 17 settembre, è infine un ponte tra il mondo della scuola e quello del lavoro: perché è importante conoscere l’intelligenza artificiale se si è finito il percorso di studi e si sta cercando un’occupazione; quali sono gli strumenti più utili da usare; e con quali risultati. Il tutto per avviare un percorso professionale (in qualsiasi ambito) in linea con quanto richiesto dal mercato. E magari con maggiori possibilità di trovare lavoro: diversi studi mostrano che scrivere un curriculum con l’aiuto dell’IA aumenta la probabilità di assunzione di circa 3,5 volte.