Gli archi narrativi sono il battito cardiaco degli anime: scandiscono i tempi, aprono cicli e chiudono epoche. Ma che succede quando il cuore perde il ritmo? La storia rischia di collassare. In sostanza, anche opere leggendarie non ne sono immuni: a volte un singolo arco può appesantire anni di costruzione o cambiare direzione e spiazzare i fan.
Qui ripercorriamo sei casi esemplari, in cui l’attesa ha superato il risultato, lasciando cicatrici ancora oggi discusse.
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Naruto Shippuden – La Quarta Grande Guerra Ninja
Quello che doveva essere il climax assoluto di Naruto si è trasformato in una maratona estenuante. La Quarta Grande Guerra Ninja, gonfiata da flashback e resurrezioni a pioggia grazie all’Edo Tensei, ha perso mordente capitolo dopo capitolo. L’arrivo di Kaguya, invece di un fuoco d’artificio, è stato percepito da molti come un colpo di scena fallito. Nonostante ciò, resta un caso studio su come il ritmo possa uccidere l’hype.
Dragon Ball Z – La saga di Majin Buu
Dragon Ball ha sempre giocato con la ripetizione, ma la saga di Majin Buu ha spinto la resistenza dei fan al limite. Trasformazioni su trasformazioni, finti finali e scontri allungati come gomma da masticare hanno reso l’epopea una corsa infinita. Certo che Buu, all’inizio, aveva il fascino di un villain originale, ma il protrarsi ha logorato anche i più appassionati. Una saga che ha diviso e ancora oggi innesca discussioni accese.
One Piece – Dressrosa
Dunque, Dressrosa rappresenta un paradosso: da un lato momenti memorabili come il Gear Fourth di Luffy e il passato di Law e Doflamingo; dall’altro un’estensione monstre di oltre 100 episodi. I fan ricordano code di puntate dominate da reazioni della folla e flashback a catena. Una montagna russa che ha iniziato a incrinare la fiducia nel ritmo narrativo di One Piece. Un arco cruciale ma zavorrato dal suo stesso peso.
Tokyo Ghoul – La stagione √A
Paradossalmente, quando la seconda stagione scelse di staccarsi dal manga, l’attesa si trasformò in confusione. La √A riscrisse la traiettoria di Kaneki, privandolo delle sfumature che lo avevano reso magnetico. Trame lasciate sospese, decisioni contraddittorie, finale tronco: un terremoto che molti fan non hanno mai perdonato. Una scelta creativa che resta un monito sugli adattamenti eccessivamente libertini.
The Promised Neverland – La seconda stagione
Ecco un esempio clamoroso di occasione mancata. Dopo un debutto da brividi, la seconda stagione saltò completamente il Goldy Pond Arc, tagliando via worldbuilding e caratterizzazione. Invece di un lento incubo di sopravvivenza, ci trovammo davanti a un’accelerazione brutale verso un epilogo svuotato. Non ci crederete, ma molti fan ancora oggi parlano di “tradimento”. Una delle cadute più rovinose di un anime moderno.
Bleach – Il Fullbring Arc
Dopo la caduta di Aizen, come si poteva tenere il passo? La risposta, purtroppo, è che non ci si riuscì. Il Fullbring Arc introdusse nuovi nemici poco incisivi e ridusse Ichigo a un eroe stanco, già esaurito dopo la crescita vissuta. Il ritmo rallentò, i fan scemarono. Colpo di scena: da restart promesso, si rivelò un passo falso che sporcò la reputazione della serie, lasciando il lavoro di recupero agli archi successivi.
Per tirare le somme
Sei saghe, sei lezioni scolpite nel granito della community. Quando un arco si trascina, si gonfia o devia senza bussola, rischia di diventare il punto in cui un anime cambia volto per sempre. È come una nave che, dopo anni di viaggio, prende una rotta sbagliata e finisce sugli scogli. Prima di salutarvi, a voi la parola: qual è stato l’arco narrativo che più vi ha fatto perdere fiducia in una serie che amavate?
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