L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha aperto, martedì nel Palazzo di Vetro a New York, i lavori della sessione plenaria

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha aperto, martedì nel Palazzo di Vetro a New York, i lavori della sessione plenaria – Reuters

«Gaza è parte integrale di uno Stato palestinese e deve essere unificata con la Cisgiordania. Non dev’esserci occupazione, assedio, riduzione territoriale o spostamento forzato». È il passaggio chiave della Dichiarazione di New York, il documento varato a fine luglio dalla Conferenza Onu sulla soluzione dei due Stati, promossa da Francia e Arabia Saudita. Quel documento è stato fatto proprio, ieri al Palazzo di Vetro, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Messo ai voti per iniziativa di ventuno Paesi – tra cui gli europei Francia, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo e Spagna –, è stato approvato con 142 sì, 10 no e 12 astensioni. Hanno espresso voto contrario – oltre a Israele e Stati Uniti, di fatto isolati – anche Ungheria, Argentina, Paraguay, Micronesia, Tonga, Nauru, Palau e Papua Nuova Guinea. I 12 Paesi astenuti sono Albania, Camerun, Repubblica Ceca, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador, Etiopia, Fiji, Guatemala, Nord Macedonia, Moldova, Samoa e Sud Sudan. L’Italia si è pronunciata a favore, con il resto dell’Unione Europea.

Si tratta di un primo passo, sostanziale, verso la giornata del 22 settembre, quando l’80esima Assemblea – apertasi il 9 e che entrerà nel vivo il 23 con l’intervento del presidente americano Donald Trump – ospiterà la Conferenza sulla soluzione dei due Stati per la questione israelo-palestinese. In quell’occasione diversi Paesi dichiareranno di riconoscere la Palestina. Oltre alla Francia, l’hanno già annunciato, tra gli altri, Australia, Belgio, Canada, Finlandia, Malta, Portogallo e Regno Unito. Dei 193 membri dell’Onu, sono 147 quelli che già riconoscono la Palestina. Alla vigilia, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato che non esisterà mai uno Stato palestinese. Dopo il voto, Tel Aviv ha commentato: «Dichiarazione vergognosa, incoraggia Hamas». L’ambasciatore all’Onu, Danny Danon, ha attaccato: «Questa è una proposta vuota che ignora completamente la realtà. Questa è una dichiarazione unilaterale che abbraccia le menzogne dei nostri nemici e fornisce sostegno ad Hamas». In realtà, la Dichiarazione di New York si apre ribadendo la «condanna di tutti gli attacchi da qualunque parte contro i civili». «Condanniamo – si legge – gli attacchi perpetrati da Hamas contro i civili il 7 ottobre. Condanniamo anche quelli di Israele contro i civili a Gaza e le infrastrutture civili, l’assedio e la riduzione alla fame».

«L’Assemblea generale – si legge nel testo approvato all’Onu – esprime la sua profonda gratitudine a Francia e Arabia Saudita… per aver elaborato… la Dichiarazione di New York sulla risoluzione pacifica della questione della Palestina e l’implementazione della soluzione dei due Stati» e «sottoscrive tale Dichiarazione».

Se il testo approvato ieri è molto stringato, è alla Dichiarazione di New York che bisogna guardare. Vi si legge che «nel contesto della fine della guerra a Gaza, Hamas deve cessare di esercitare il proprio potere sulla Striscia di Gaza e consegnare le armi all’Autorità palestinese, con il sostegno e la collaborazione della comunità internazionale, conformemente all’obiettivo di uno Stato di Palestina sovrano e indipendente». Il documento invoca inoltre la «fine della guerra a Gaza» e una «soluzione giusta, pacifica e duratura del conflitto israelo-palestinese, basata su una reale attuazione della soluzione dei due Stati».

Per il dopoguerra, si menziona il dispiegamento a Gaza di una «missione internazionale temporanea di stabilizzazione» sotto mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Lo stesso Consiglio, giovedì sera, ha espresso «sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale del Qatar», pur senza nominare il raid israeliano di lunedì su Doha, aggiungendo che «il rilascio degli ostaggi, compresi quelli uccisi da Hamas, e la fine della guerra e delle sofferenze a Gaza devono rimanere la nostra massima priorità».