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Wanda Marasco si è aggiudicata la 63ª edizione del Premio Campiello con Di spalle a questo mondo (Neri Pozza), romanzo storico incentrato sulla figura di Ferdinando Palasciano, sul suo coraggio, le sue convinzioni, la pazzia e il rapporto con la moglie Olga, nobildonna di origine russa. La Giuria dei 300 lettori ha così deciso di premiare una delle due sole opere di vera narrativa presenti nella cinquina di quest’anno – l’altra, Inverness di Monica Pareschi, si è piazzata terza, sull’ultimo gradino del podio.

Di spalle a questo mondo è un romanzo complesso e strutturato, come se ne vedono pochi negli ultimi anni, specie nel panorama letterario italiano; basato su fonti e ricerca storiografica, ha un’anima profondamente narrativa. Marasco racconta gli ultimi anni di vita di Ferdinando Palasciano, medico chirurgo napoletano, politico e precursore della Croce Rossa. Nominato medico dell’esercito delle Due Sicilie, si trovò a Messina durante i moti insurrezionali del 1848. Contrariamente alle disposizioni del generale Carlo Filangieri, l’allora 33enne Palasciano si adoperò per prestare cure mediche anche ai nemici rimasti feriti durante i combattimenti e fu accusato di insubordinazione. Nonostante le puntuali ricostruzioni storiche Di spalle a questo mondo è un romanzo che parla soprattutto d’amore – quello tra il medico e la moglie Olga -, di fedeltà, e ancora di malattia mentale, quella che colse Palasciano negli ultimi anni di vita e che lo portarono a delirare e a essere internato.

Un racconto di sofferenza non banale, profondamente psicologico, da cui traspare a pieno l’impatto che il mondo interiore di una persona possa avere sulle persone più vicine, nella fattispecie consorte, amici e colleghi. È, più in generale, un romanzo che riflette sulla solitudine di chi, riprendendo il titolo del romanzo, si trova “di spalle al mondo” perché alimentato da una profonda vocazione. Marasco confeziona un’opera di narrativa d’altri tempi, a tratti complessa dal punto di vista linguistico ma comunque pienamente intellegibile. Unico appunto: forse lo stile, talvolta, eccede nel barocchismo.

In un articolo a parte (lo si può trovare a questo link), ho approfondito le opere finaliste del Premio Campiello di quest’anno ed evidenziato quanto la scelta dei giurati si sia discostata dallo ‘spirito’ del riconoscimento letterario promosso dagli industriali del Veneto.