FANO Il confine tra immaginazione e realtà può essere sottile, persino quando l’immaginazione non osa spingersi troppo in là. Perché quello di partecipare, oltretutto non da semplici spettatori, ad un Gran Premio di Formula Uno, non era propriamente il genere di sogno che Openhouse, l’impresa sociale che persegue l’inserimento lavorativo di soggetti con disabilità, potesse coltivare. 

La legittimazione

A conti fatti ritrovarsi coinvolti a pieno titolo nella macchina organizzativa allestita al circuito di Monza ha rappresentato anche quella legittimazione di cui magari alla partenza si poteva dubitare. «Siamo stati accolti in un modo che non ci ha mai fatto sentire fuori luogo» commenta Valentina Sorce, che ha guidato la missione del food-truck “Wheel-Oh” all’interno del paddock del Gran Premio d’Italia. «Abbiamo lavorato tantissimo, ma questo – spiega – non ci ha impedito, come invece temevamo, di goderci lo spettacolo. Dalle prove ai cambi gomma fino alla partenza». 

Non sono mancati nemmeno gli incontri eccellenti. Charles Leclerc ha persino autografato un grembiule di quelli griffati Openhouse, ma dalle parti del food-truck sono passati anche Lewis Hamilton e Kimi Antonelli, oltre a personaggi del mondo dello spettacolo come Achille Lauro e Stash. E’ però il volume complessivo delle persone ricevute a dare l’idea dell’impegno prodotto. «Sono state calcolate circa 10.000 presenze.

Serviti 6.000 caffè e altrettanti aperitivi. Numeri che nel nostro quotidiano non siamo certo abituati a gestire, al pari di un’attività protratta dalle sette del mattino alle sette di sera ininterrottamente per quattro giorni, quando di solito non andiamo mai oltre le quattro, cinque ore di lavoro». A stupire in positivo anche la confidenza con avventori da tutto il mondo («i ragazzi sono stati bravissimi anche nel cavarsela con l’inglese»), coniugando la capacità di reggere uno sforzo di queste dimensioni in un contesto estraneo con quella di adattarsi ad un cliché di vita totalmente diverso.

La festa di fine estate

«Abbiamo dormito quattro notti lontano da casa e per alcuni dei ragazzi era la prima volta senza genitori. Questa esperienza – desume Valentina – avrà per questo ricadute positive anche sulla loro autonomia, oltre a veicolare con forza il messaggio che si può fare». E’ allora con i migliori presupposti che ci si appresta a celebrare, nella bella culla della campagna di Rosciano, la festa di fine stagione. Ci si ritroverà oggi alle 16 con musica dal vivo per rendere merito ai ragazzi e a chi li ha sostenuti di avere creato qualcosa che ha permesso ad Openhouse di diventare «un punto di riferimento per la comunità».