di
Carlos Passerini
Il Milan di Allegri (espulso nel finale) batte il Bologna «di corto muso» grazie a Modric lanciato da Saelemaekers. Pali per Estupinan, Ricci e Gimenez. Da segnalare il nuovo infortunio al polpaccio per Maignan, buono l’esordio di Rabiot
Diavolo d’un Modric. Altro che «the last dance»: a quarant’anni il grande campione balla come un ragazzino. E con la sua danza si è già preso il Milan. Era la squadra dei suoi sogni, quando da bambino, prima che il pallone lo portasse a essere ciò che è diventato, fuggiva dalla guerra nel Balcani. L’ha scelta per chiudere la sua immensa carriera.
E ha segnato il suo primo gol, cinque giorni dopo aver raggiunto un traguardo che è solo anagrafico, regalando al Diavolo la prima vittoria in casa, che vale il quarto posto in classifica. San Siro è già pazzo di lui: «Luka, Luka» cantano i tifosi, mentre lui applaude col suo sorriso semplice. È il Milan di Modric, è il Milan di Allegri. Che finisce la partita in maniche di camicia, espulso per le proteste furiose dopo un rigore prima dato e poi tolto dal Var, sull’1-0, negli minuti finali.
«Ho avuto da ridire, niente di che» scherza alla fine Max, che si complimenta con Modric: «È un piacere vederlo giocare». I rossoneri ora sono solidi, compatti, equilibrati. Zero rischi e tre punti, contro un Bologna deludente, che quattro mesi fa gli aveva rifilato una bruciante lezione nella finale di Coppa Italia. La forza del Diavolo è al centro: Rabiot al debutto ha governato il reparto, portando idee e fisicità, insieme al campione croato. Seconda partita consecutiva senza subire gol: anche questo è un segnale positivo, soprattutto per le squadre di Allegri.
Note negative, due: l’ennesimo infortunio muscolare di Maignan e la nottataccia horror di Gimenez, che sbaglia due gol clamorosi ed esce coperto dai fischi. Altra occasione sciupata. Il Milan comunque sale a 6 punti e si rilancia in classifica. Ora la trasferta a Udine di sabato, prima del trittico di fuoco che mette in fila Napoli, Juventus e Fiorentina. È già uno snodo chiave della stagione.
Alla vigilia, Allegri era stato chiaro: «Pronti o non pronti, dobbiamo vincere». Per mettersi alle spalle il debutto choc del 17 agosto qui a San Siro con la neopromossa Cremonese, ha scelto di affidarsi subito al centrocampo stellare: Modric regista, Rabiot al suo fianco. Sbarcato in città solo qualche giorno prima, il francese debutta subito da titolare. Senza Leao, che tornerà solo a fine mese col Napoli a causa della lesione al polpaccio, in attacco c’è solo Gimenez. Per Santi, rimasto sul mercato fino all’ultimo giorno, era una grande chance: niente da fare, altro flop.
Quella con Italiano, è per Max una sfida nella sfida: in estate il board rossonero aveva corteggiato a lungo il tecnico del Bologna, salvo poi virare su Allegri dopo il suo no. Sono in 70mila a San Siro, dove continua a regnare il silenzio: gli ultrà sono ancora in polemica per gli effetti dell’inchiesta della procura milanese sulle curve. In tribuna c’è anche l’ex ad Galliani, seduto accanto all’ad attuale Furlani: s’avvicina un suo ritorno?
Dopo un primo tempo segnato solo dal palo di Estupinan, in netta crescita, la gara si accende nella ripresa. A mezz’ora dalla fine, Modric decide di chiuderla, completando una prestazione già sontuosa: contropiede di Loftus-Cheek, cross basso di Saelemaekers e destro dal limite del campione croato che fa tornare la voce a San Siro. Il finale è un assolo del Milan: palo del neoentrato Ricci, poi Gimenez sbaglia due gol fatti davanti al portiere e viene fischiato all’uscita dal campo. Infine, il rigore annullato via Var: Allegri è una furia, si toglie la giacca, viene espulso. Esce scortato, ma sotto sotto sorride: il suo Diavolo, ora, ha acceso il motore.
14 settembre 2025 ( modifica il 14 settembre 2025 | 23:21)
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