NOVARA – «Sono stati 8 mesi di grande incertezza ma abbiamo avuto un riscontro straordinario da parte dei colleghi, del territorio, delle istituzioni e delle imprese, e questa è un’esperienza che porterò sempre con me». Così Nico De Angelis, condirettore generale di Bpm, il giorno dopo la «ritirata» di UniCredit sull’offerta di acquisto della banca. «In questo periodo – aggiunge – abbiamo avuto la conferma della bontà di un modello di business e di idea di banca, quello di istituto di credito profondamente legato al territorio e che lavora a stretto contatto coi risparmiatori e le aziende. Li abbiamo avuti vicini, abbiamo sentito la loro partecipazione attiva, abbiamo visto lo spirito con cui hanno affrontato questa situazione i colleghi, che hanno dimostrato concretamente il legame profondo con la banca, e questo ci ha confermato della positività dei valori che la nostra banca ha sempre portato avanti. Finalmente, dopo questi mesi complicati, posso dedicarmi al lavoro che per me è una passione, il rapporto con i clienti e il territorio».

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De Angelis aggiunge che la vicenda UniCredit è stata una sorta di referendum per capire se un modello bancario, quello di un istituto di credito che fa gli interessi del proprio territorio, fosse ancora valido: «Le attestazioni di stima e di fiducia che abbiamo ricevuto sono la migliore dimostrazione della validità di questo stile, che mette in primo piano le persone e le famiglie». Sul futuro prossimo di Bpm, De Angelis ripete quanto già anticipato dall’ad del Banco, Giuseppe Castagna: «Sappiamo di essere sempre sotto i riflettori perché siamo una realtà molto solida, stimata, apprezzata a livello internazionale; siamo pronti a dialogare e confrontarci con le opportunità di crescita che ci verranno proposte ma dovranno accettare 3 condizioni per noi fondamentali: il rispetto per le persone, per il territorio e per la storia dell’istituto». All’orizzonte c’è la richiesta di aumento della quota di capitale da parte di un partner storico di Bpm, il Crédit Agricole, dal 19,8 a oltre il 20%, e la possibilità di un matrimonio con Monte Paschi. Scenari che potranno diventare più chiari già nelle prossime settimane.

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Intanto il dietro front di UniCredit ha avuto subito un’eco positiva nel sindacato, preoccupato per il taglio oltre 200 sportelli, con la perdita di 28 punti nella sola provincia di Novara. «Questa credo sia la notizia più importante – commenta Giuseppe Coscia, Uil bancari Piemonte orientale – e cioè che salviamo gli sportelli sul territorio. Adesso vedremo se in futuro ci saranno altri sviluppi, ma l’importante era allontanare questo rischio».

«Per ora – aggiunge Angela Porzio, Cgil – penso che i colleghi abbiano tirato un sospiro di sollievo, soprattutto in territori come il Novarese perché direttamente citati da quanto era trapelato dal piano UniCredit. Per l’autunno attendiamo di sapere come e se l’azienda intenderà rafforzarsi sul mercato bancario».

Mario Aina, responsabile della Fabi, ricorda però che il risiko bancario è destinato a continuare: «A livello europeo ormai assistiamo a un numero sempre maggiore di aggregazioni per evitare che gli istituti di credito del Continente vengano fagocitati dai fondi cinesi o americani. Noi naturalmente interverremo sempre a tutela dei lavoratori e della clientela».

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