Xavier Jacobelli, intervenuto su Tuttosport, ha analizzato così la prestazione di un singolo dell’Inter: ecco chi è

Xavier Jacobelli, intervenuto su Tuttosport, ha analizzato così la prestazione di un giocatore dell’Inter contro la Juventus:

“Nel luna park dello Stadium è stato lui a guidare per due volte l ’Inter sulle montagne russe anche se, alla fine, le prodezze di Calhanoglu per la rimonta sono state frustrate dalla prodezza di Adzic. Eppure, se c’è un giocatore grazie al quale Chivu può guardare con speranza al futuro, nonostante le ambasce del presente, questi è proprio il trentunenne nazionale di Montella (99 presenze, 21 gol), nato a Mannheim in Germania, cresciuto nel vivaio del Karlsruhe dopo i primi calci nel Turanspor e nel Polizei Mannheim, messosi in mostra nel Bayer Leverkusen prima di trasferirsi al Milan nel 2017.

Il passaggio all’Inter a parametro zero non gli è mai stato perdonato dai tifosi rossoneri nella stessa misura in cui i nerazzurri stravedono per lui che, sarà anche per le familiari origini trebisondesi, la Trebisonda non l’ha mai persa. Soprattutto nei momenti più delicati della carriera. Il soggetto ha le spalle larghe. Come quella volta che, giocatore del Bayer appena ventunenne, i tifosi dello Schalke lo provocarono, tirando un panino con la carne di maiale proprio a lui, musulmano praticante. Nella bolgia, Calhanoglu reagì baciando il pane. Decisivo nella conquista della seconda stella interista, specialista nel tiro da fuori (l’ha appurato anche la Juve), rigorista quasi infallibile (ne ha sbagliati solo 5 su 47), della Beneamata inzaghiana Hakan è stato il perno. Per fortuna di Chivu, seguiterà a esserlo anche sotto la sua gestione. E pensare che due mesi e mezzo fa, sembrava volesse o potesse andarsene. Era il primo luglio, quando, in calce alla dolorosa eliminazione dal Mondiale per club, Lautaro sbottò: «Chi non vuole stare qui, se ne deve andare. Ho visto cose che non mi sono piaciute». Ogni riferimento al turco non era puramente casuale. Marotta dixit: «Si tratta di Calhanoglu, ma non serve buttare la croce addosso a lui. Per chi vuole andar via, le porte sono spalancate. Ne parleremo».

Hakan replicò a stretto giro social: «Il rispetto non può essere a senso unico. Un vero capitano non cerca colpevoli, ma sta con i compagni. Amo l’Inter. Il futuro? Vedremo. La storia ricorderà sempre chi è rimasto in piedi, non chi ha alzato di più la voce». La signora Calhanoglu non alzò la voce, preferì attingere alla saggezza di Nasrettin Hoca, amato personaggio della cultura popolare turca: «Alcune persone non sono leali a te. Sono leali al loro aver bisogno di te. Una volta che i loro bisogni cambiano, lo stesso vale per la loro realtà. Non rimpiangere di a vere un buon cuore, Hakan. Tutte le cose belle tornano e si moltiplicano».

Il Galatasaray drizzò le antenne, per giorni sembrava che l ’operazione andasse in porto, ma l’accordo con l’Inter non venne trovato, mentre la diplomazia felpata di Marotta ricuciva lo strappo, “riacquistando” il ragazzo che da grande voleva diventare un altro Pirlo. Una volta, intervistato da Dazn, Hakan disse: «Mesi fa ho affermato di essere fra i primi cinque registi al mondo e nessuno mi ha creduto. Ma io credo in me stesso, conosco le mie qualità e non ho paura di nessuno. La classifica? Quinto Enzo Fernandez, quarto Kimmich, terzo Kroos, secondo Rodri, primo io. Perché sono il migliore? Perché i gol e quello che faccio io, gli altri non lo fanno. Se date un’occhiata alle statistiche, io non segno mai da vicino, ma dai 25-30 metri o su punizione. Sono cose difficili». Cose turche. A prescindere da com’è andata ieri sera, che l’Inter se le tenga molto stretto”.