TRENTO. Daniele Lavia, cominciamo dalla cosa più importante: come stai? «Diciamo bene. L’infortunio è stato brutto ma ora lavoro per tornare in forma. Certo, è dura e sarà lunga perché i tempi di recupero non sono certi e sono legati a moltissime variabili».
Stai facendo solo fisioterapia o ti alleni anche?
«Dire che mi alleno è un po’ eccessivo. Però, oltre alla fisioterapia, al mattino faccio attività aerobica mentre il pomeriggio mi dedico al lavoro fisico, in sala pesi».
Non hai il rigetto della sala pesi dopo che ti sei fatto male alla mano proprio lì con la Nazionale? (Sorride)
«Il rigetto della sala pesi l’ho sempre avuto. A parte gli scherzi, cerco di fare al meglio tutto quanto va fatto. Con pazienza ma nello stesso tempo con la massima determinazione per riprendermi. In questo senso, con lo staff cerchiamo anche di sfruttare questo momento di stop forzato per recuperare anche alcuni acciacchi che mi porto dietro da anni e che finora abbiamo sempre tenuto sotto controllo senza ricorrere allo stop: problemini ai tendini, ginocchio, spalla…».
È confortante vedere il tuo atteggiamento positivo dopo la tegola che ti è cascata sulla… mano.
«Non c’è alternativa. Sono convinto che l’atteggiamento mentale sia fondamentale per la riabilitazione. Anzi, direi prioritario. Se riesco ad anticipare l’esecuzione di qualche esercizio di qualche giorno rispetto a quanto previsto, già questo mi infonde energia e mi dà coraggio. Mi fa anche pensare che potrei magari velocizzare un po’ il recupero. Non so se sia davvero così, ma mi fortifica pensarlo».
A causa dell’infortunio hai “abbandonato” i tuoi compagni di Nazionale alla vigilia del Mondiale…
«Non essere al Mondiale con loro mi fa soffrire ma quello che potrò fare lo farò comunque. Sono in contatto quotidiano con i ragazzi e mi sono messo a completa disposizione per dare una mano per quello che sarà possibile anche da qui».
Cosa potresti fare da casa?
«Potrei forse dare dei feedback esterni, qualche dettaglio che da dentro non si percepisce ma che da fuori, dalla tv, potrebbe magari essere individuato meglio. Non lo so, ma se ci dovesse essere qualcosa che posso fare, la farò».
Qual è la tua opinione su questo Mondiale dove voi Azzurri difendete il titolo conquistato a Katowice, in Polonia, tre anni fa?
«Sarà un torneo equilibrato. Molte nazionali si sono rinforzate e credo che potrebbe davvero essere decisivo sfruttare una palla, un’occasione. La differenza la farà qualche dettaglio».
Per la vittoria finale chi vedi favorita?
«Oltre all’Italia direi le solite squadre: Polonia, Brasile ma anche la Francia. Tutti sembrano dimenticare la Francia quando fanno i pronostici ma ricordo che ha vinto le ultime due Olimpiadi e se gioca come ha giocato a Parigi l’estate scorsa sarà durissima da battere. Inoltre ha una grande voglia di conquistare anche i Mondiali dopo le Olimpiadi. La Polonia la conosciamo tutti, è una squadra completa, anzi i polacchi hanno addirittura due squadre: possono alternare giocatori fortissimi in ogni ruolo».
È un’impressione o il ct De Giorgi sta offrendo più chance di campo anche a Riccardo Sbertoli, in regia?
«Sì. Credo che il ct abbia fatto un ottimo lavoro: già in Nations League ha dato spazio a molti giocatori: ha variato spesso gli opposti, ha inserito Bottolo, ha utilizzato entrambi i liberi. E ha sfruttato le doti di Sbertoli. Penso faccia parte di una strategia che mira a tenere tutti i giocatori sempre “caldi” per cercare anche di recuperare subito eventuali stanchezze».
Ultima domanda. Il dirigente dell’Itas Bruno Da Re ha raccontato che vi siete dati appuntamento in campo per la Supercoppa, a novembre. Ce la potresti fare a essere in campo per allora?
«Non lo so».
Non è un no.
«No, ma nemmeno un sì. Non lo so, davvero. Il recupero e il rientro dipende da troppi fattori per cui non avrebbe senso sbilanciarsi».