di
Federico Fubini

«Il presidente russo crede di avere una presa psicologica su Trump. Bisogna usare le riserve russe sequestrate. L’Europa sia imprevedibile»

Timothy Snyder, 56 anni, autore di classici come Terre di sangue (Rizzoli, 2021) e Sulla libertà (Rizzoli, 2025) è ritenuto da molti il più grande storico vivente dei conflitti di era moderna nello spazio fra la Germania e la Russia. Da pochi mesi si è trasferito da Yale all’Università di Toronto in Canada, dove si sente più libero di dire ciò che pensa di Donald Trump. 

Vladimir Putin avrebbe lanciato le ultime azioni di guerra ibrida contro Polonia e Romania, se non credesse di poter contare sull’indifferenza o la complicità di Donald Trump? 
«Gli americani sono molto lenti nel comprendere il proprio presidente perché vorremmo credere che, in qualche modo, lui abbia un’idea degli interessi degli Stati Uniti e che qualsiasi cosa faccia corrisponda in qualche modo a quell’idea. Ciò porta gli europei a sperare che ci sia qualcuno che sa cosa sta accadendo e ci sia qualcosa oltre ciò che, visto da fuori, appare».



















































Cosa appare, visto da fuori? 
«Che il presidente non ha alcuna idea degli interessi degli Stati Uniti e, più profondamente, non capisce il concetto di sovranità, senza il quale non si può davvero pensare agli interessi del proprio Paese o di qualunque altro. Putin quindi ha un vantaggio sugli americani e sugli europei, perché mentre gli americani vedono qualcosa che non c’è e gli europei sperano che gli americani abbiano ragione, Putin vede semplicemente un’opportunità. Neanche lui crede nella sovranità o, meglio, crede nella sovranità dei grandi Paesi e non dei piccoli». 

Con quali conseguenze? 
«In Trump, Putin ha qualcuno che può facilmente persuadere, e non perché Trump abbia idee chiare sulla Russia e sull’Ucraina, ma solo perché Trump non ha idee chiare sulla sovranità o sugli interessi dello Stato. Non sappiamo esattamente cosa Putin abbia offerto a Trump in Alaska, anche se, personalmente, immagino qualcosa». 

Ha offerto a Trump qualche opportunità di fare soldi in Russia? 
«Se guardiamo alla carriera di Trump, tutta ben documentata, non c’è un momento che suggerisca che lui abbia mai pensato al benessere o alla sopravvivenza degli Stati Uniti, figuriamoci di qualsiasi altro Paese. Ma c’è un’enorme documentazione del suo desiderio di diventare molto ricco. Ma l’idea che egli sia preoccupato per gli interessi americani non ha molti elementi a sostegno. L’altra, invece, che egli sia preoccupato di morire da uomo molto ricco, sembra avere molti elementi a sostegno. Quindi non possiamo provare né l’una né l’altra lettura ma, circostanzialmente, sembra funzionare l’interpretazione secondo cui Putin pensa di poter trattare con Trump come essere umano piuttosto che con gli Stati Uniti come Paese. E dato che Putin sembra credere di avere un dominio psicologico su Trump, diventa naturale per lui mettere alla prova gli europei e vedere se riescono a funzionare psicologicamente senza l’America alle loro spalle». 

Putin sta cercando di destabilizzare psicologicamente gli europei, per creare panico e paralizzarli? 
«Sì. Se guardiamo solo al potere economico, non c’è motivo per cui gli Stati Uniti o l’Europa dovrebbero sentirsi minacciati dalla Russia. Ma se sei una potenza economica più debole, cerchi crepe, fessure, varchi in cui ti puoi insinuare per fare leva. E quello che i russi stanno facendo da tempo con un certo successo è proprio questo. Non c’è alcun motivo reale per cui l’Europa debba temere la Russia. Ma se la Russia riesce a convincere gli europei che sono impotenti, allora lo diventano. La Polonia, la Romania, l’Europa devono reagire perché altrimenti loro e la Russia impareranno la lezione che sono impotenti. Questo è un punto di svolta storico per gli europei. La Russia sta cercando di inculcare all’Europa che non ci si può fidare dell’America e quindi europei voi siete impotenti, mentre la Russia è dominante». 

Non trova che l’Europa debba dare un segnale al Cremlino più forte del solito, magari usando le riserve russe congelate da 300 miliardi per finanziare il riarmo ucraino?
«Certo. Bisogna fare qualcosa che ai russi non piace. Dev’essere un segnale chiaro, tipo la consegna di armi a lungo raggio all’Ucraina o l’applicazione seria delle sanzioni sugli idrocarburi contro la Russia e delle sanzioni secondarie; o l’uso delle riserve russe sequestrate per scopi militari a favore dell’Ucraina. E dev’essere qualcosa di imprevedibile. Se sei una potenza economica minore come la Russia, che usa mezzi psicologici di guerra, vuoi il monopolio dell’imprevedibilità. Vuoi essere la parte selvaggia, imprevedibile e conti sul fatto che l’Europa sia prevedibile, lenta, graduale, consultiva. Quindi è importante essere un po’ imprevedibili, fare qualcosa che arriva da una direzione che loro non si aspettavano».  

15 settembre 2025 ( modifica il 15 settembre 2025 | 07:12)