di
Marco Bonarrigo

L’anno scorso in Belgio ha vinto il titolo europeo, in Giappone ha firmato un altro capolavoro

Quella di bronzo conquistata da Iliass Aouani nella (bellissima) maratona maschile dei Mondiali di Tokyo è la classica medaglia che un non addetto ai lavori non si sarebbe mai aspettato dalla rappresentativa azzurra. Perché i mostri della maratona sono keniani ed etiopi (per tacere di altri atleti africani), perché il 2h’06’06” di personale del ragazzo milanese (Siviglia, 2024) è soltanto il 241° tempo di una graduatoria mondiale dove i più forti viaggiano sei/sette secondi al chilometro più veloci ed è stato conseguito da un trentenne che di 42 chilometri in carriera ne ha disputate soltanto sette.

Ma Aouani non è uno dei tanti. A guardare le sue statistiche, non è il tipo che spreca energie a correre in giro per il mondo per strappare ingaggi come fanno molti colleghi: sa benissimo che finirebbe battuto e che si spremerebbe come un limone per un piazzamento lontano dal podio. Che sia un vincente lo si è capito lo scorso aprile in Belgio, quando Iliass ha vinto il titolo europeo in una gara condotta con una freddezza tattica micidiale, prima provando uno strappo ai tre chilometri dalla fine e poi con una volata implacabile contro l’israeliano Gashau Ayale. Tattica perfetta, logica da ingegnere per una vittoria che gli è fruttata tanta gloria e pochi denari.



















































Illias è un ragazzo a cui il coraggio non manca. Arrivato in Italia a due anni dal Marocco, cadetto dell’atletica nella storica Riccardi di Milano, si è diplomato allo scientifico Einstein di viale Umbria e poi, invece di godersi lo stipendio di guardia penitenziaria/atleta e fare carriera in Italia, ha deciso di accettare una borsa di studio prima dalla Lamar University di Beaumont, in Texas, e poi della Syracuse, a due passi da New York, ed è rimasto negli Usa per quattro anni, (ha detto) conseguendo sia la laurea triennale che quella magistrale. Un ingegnere vero che a 25 anni si divideva tra allenamenti e lavoro.

Allenato dal vecchio guru del fondo Massimo Magnani, Iliass ha realizzato un progetto che sfugge a molti suoi colleghi: se entrare nella top ten di una maratona major è quasi impossibile per uno come lui, puntare al podio di un campionato europeo, mondiale o addirittura di un’Olimpiade è un sogno più a portata di mano. Perché se è vero che nella lista all time della 42 km ci sono 42 keniani e 45 etiopi su 100 atleti, è vero anche che a un Mondiale se ne presentano al massimo quattro per nazione, con i big che rinunciano perché sono già con la testa sui maxi-assegni di Tokyo o Chicago, la selezione africana è di qualità più bassa: lunedì mattina all’Olimpico di Tokyo si sono classificati un solo keniano e zero etiopi nei primi venti, a riprova di una debacle senza precedenti. Kennedy Kimutai, quindicesimo al traguardo, ha un personale sulla mezza maratona (58”28) di altro pianeta rispetto a quello di Aouani mentre l’ugandese Chelangat, staccato da un allungo di Iliass all’ingresso dello stadio, corre la maratona in quasi tre minuti meno di lui.

L’altra carta vincente di Aouani è che ai Mondiali (e alle Olimpiadi) non ci sono lepri: chi è abituato o addirittura «drogato» dalle lepri che dettano l’andatura quando ne viene privato resta senza riferimenti, spaesato. E se il ritmo è abbordabile (a Tokyo si è passati alla mezza in 65’ abbondanti) cervello, motivazioni e razionalità moltiplicano le forze. E di cervello e motivazioni Iliass Aouani da Ponte Lambro ne ha da vendere.

15 settembre 2025