di
Paolo Salom

La crisi tra Cambogia e Thailandia ha ragioni storiche: entrambi i Paesi vogliono ora uscirne con un risultato

Guerra o pace? I soldati di Thailandia e Cambogia continuano a scambiarsi colpi di mitraglia e artiglieria lungo la frontiera contesa, tra il verde della giungla e le pietre cotte dal sole di antichi templi tanto rivendicati quanto bersagliati da bombe e pallottole. I morti sarebbero, in tutto, già 33. Intanto i leader dei due Paesi provano a parlare di tregua (cercando di salvare il più possibile la faccia).

Per farlo è entrato in campo un mediatore: il primo ministro della Malesia, Anwar Ibrahim che, ieri, ha annunciato come Bangkok e Phnom Penh avrebbero concordato in linea di principio di arrivare a un cessate il fuoco e a un ritiro delle truppe dal confine. Per farlo, tuttavia, hanno chiesto un po’ di tempo. Ibrahim ha detto di aver avuto «colloqui positivi» con il primo ministro ad interim della Thailandia, Phumtham Wechayachai, e con il premier della Cambogia, Hun Manet, esprimendo gratitudine perché entrambi hanno risposto alla sua chiamata «con rispetto». Come ha riferito il ministero degli Esteri della Malesia, al momento Paese presidente dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Asean), Anwar Ibrahim ha rivolto un appello a entrambi i leader per un «cessate il fuoco immediato», al fine di prevenire ulteriori ostilità e creare uno spazio per un «dialogo pacifico e una risoluzione diplomatica», e ha offerto il sostegno dell’Asean per facilitare la ricerca di una soluzione accettabile per entrambe le parti.



















































Le quali, nel frattempo, continuano la loro guerra intorno alle rovine dei templi che da decenni rappresentano il motivo di frizione tra le due nazioni: Preah Vihear e Prasat Ta Muen Thom. È chiaro che per Bangkok e Phnom Penh è importante, a questo punto, «salvare la faccia» e chiudere la crisi avendo issato la bandiera della vittoria, per quanto limitata. 

La Thailandia è un Paese fiero: dietro ai sorrisi dei suoi cittadini che attirano ogni anno milioni di turisti, nasconde uno «spirito guerriero» e l’orgoglio di aver resistito, tra l’Ottocento e il Novecento, all’espansione di potenze coloniali quali la Gran Bretagna e la Francia. Di fatto è l’unica nazione del Sud-Est asiatico ad avere mantenuto l’indipendenza. La Cambogia, dal canto suo, prova a recuperare i fasti dei grandi regni Khmer (e dimenticare la lunga occupazione francese) per riaffermare comunque un ruolo regionale annichilito da tragedie intestine quali la breve ma sanguinosa stagione di Pol Pot e dei suoi Khmer Rossi (1975-1979).

Tutto questo può aiutare a spiegare l’ennesimo scontro che insanguina una regione più abituata alle crisi interne che ai conflitti esterni

Ecco dunque che ieri forze thailandesi avrebbero tentato di avanzare verso il monte Trapear, vicino al conteso tempio Preah Vihear, tentativo «respinto» dai cambogiani. Bangkok, spiega il governo dopo aver dichiarato la legge marziale lungo il confine interessato dagli scontri, «sta affrontando minacce alla sua sovranità e integrità territoriale da parte della Cambogia», nonostante la «moderazione e pazienza» esercitate negli ultimi mesi, e ha perso 15 civili a causa degli attacchi. «Le forze armate hanno risposto entro un perimetro limitato, prendendo di mira solo le basi da cui sono stati sferrati attacchi contro i civili thailandesi, in base al diritto all’autodifesa previsto dal diritto internazionale», prosegue Bangkok. Il governo evidenzia che sono state evacuate «centinaia di migliaia di persone». Al tempo stesso sottolinea che si tratta di «una disputa tra leadership e forze armate dei due Paesi, non tra i popoli».

La Cambogia dal canto suo ha accusato la Thailandia di utilizzare munizioni a grappolo, in quello che ha definito un ripetersi delle «tattiche brutali» impiegate dall’esercito thailandese nel 2011, e di bersagliare le città di frontiera. In attesa della tregua, la pace dei tropici resta sospesa almeno fino a che non arriverà l’ordine: basta così.

26 luglio 2025 ( modifica il 26 luglio 2025 | 09:59)