In Irlanda del Nord è iniziato il processo a un ex paracadutista dell’esercito britannico, noto solo come “Soldato F”, accusato di aver ucciso due civili durante la repressione di una manifestazione per i diritti civili nella città di Derry il 30 gennaio 1972, l’evento ricordato come “Bloody Sunday”, cioè “domenica di sangue”. L’esercito inglese sparò sulla folla, uccidendo 14 persone. L’uomo è accusato anche di 5 tentati omicidi.

L’evento è uno dei più gravi nella storia dei “Troubles”, il conflitto in Irlanda del Nord fra chi voleva che il territorio si unisse alla repubblica d’Irlanda (chiamati repubblicani) e chi voleva che rimanesse nel Regno Unito (detti unionisti), e i gruppi paramilitari affiliati ai due schieramenti. Per circa trent’anni, tra la fine degli anni Sessanta e la fine dei Novanta, ci furono da entrambi i lati diffusi episodi di violenza e attentati, ma anche manifestazioni pacifiche a cui le autorità britanniche e nordirlandesi risposero con molta durezza.

I soldati coinvolti nel “Bloody Sunday” si giustificarono dicendo di avere risposto al fuoco di paramilitari repubblicani, ma non sono mai emerse prove a sostegno di questa versione. Inizialmente un’indagine del governo britannico assolse i soldati da qualsiasi responsabilità, mentre una successiva inchiesta del 2010 definì le loro azioni «ingiustificate», spingendo il governo a scusarsi. “Soldato F” è il primo a essere processato per i fatti: secondo le accuse avrebbe ucciso James Wray e William McKinney. Non è stato possibile raccogliere prove sufficienti per intentare un processo contro gli altri soldati coinvolti.

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