Giuseppe Leone nel suo studio, ph Peppe Biancardi, 2025Giuseppe Leone nel suo studio, ph Maurizio Iazeolla, 2025
Parla l’artista sannita Giuseppe Leone, presto in libreria con un libro che racconta carriera, ricerca ed esperienze

La pandemia, l’isolamento, sembrano un tempo lontano eppure vicino, un paradosso storico, soggettivo ed oggettivo che, al di là d’ogni ragionevole visione, ha toccato ognuno di noi. ArtsLife scelse, nell’impotenza che sembrò toccare al mondo della cultura, di interrogare sé e gli artisti isolati, guardare quel mondo attraverso i loro sguardi e i loro occhi, per scoprire qualcosa oltre la cortina del lockdown. Tra questi l’artista sannita Giuseppe Leone. Da quella intervista voluta da Massimo Mattioli è nato qualcosa di straordinario, un libro di prossima pubblicazione per Guida Editori che io stessa ho avuto il piacere di coordinare insieme con l’ideazione grafica di Rolando Leone ed un saggio introduttivo di Marco Bussagli. Il libro, che sarà presentato in anteprima al Museo Correale di Sorrento il 24 settembre, è lo spunto per tornare a parlarne proprio tra le pagine di ArtsLife, una sorta di ricongiunzione che non significa affatto una ‘chiusura del cerchio’, semmai una nuova apertura, un nuovo giro di clessidra.

Azzurra Immediato: Siamo di nuovo sulle pagine di Artslife, laddove, durante la pandemia, il direttore Mattioli, ti aveva posto le domande destinate agli artisti isolati dal Covid19. È in quel momento che è nata l’idea del tuo nuovo libro, trasformatasi e modellatasi su una ampia e lunga ricerca. Qual è stata l’origine del tutto?
Giuseppe Leone: Ricordo benissimo quella domanda e questo mio libro nasce anche come risposta ai quesiti di quel tempo isolato del Covid. In quel momento ho imparato a pensare come se fossi una clessidra, in cui lo scorrere lento della sabbia mi ha portato a riguardare le vecchie cartelle che custodivano mie opere, che raccoglievano disegni, bozzetti, lavori non finiti, rimasti lì, come indefiniti oppure opere impolverate e che ho voluto far rinascere, in una nuova primavera.

 

Giuseppe Leone, i giorni della clessidra. O la libertà del cuoreGiuseppe Leone, i giorni della clessidra. O la libertà del cuore

A.I.: ‘I giorni della clessidra. O la libertà del cuore’ è il complesso e affascinante titolo del libro che racconta una parte – o meglio, un’altra parte, dopo ‘Oro, Petrolio e Alchimie’ – della tua carriera, della tua ricerca e delle tue molte esperienze. Da dove nasce questo titolo e in che modo i lettori potranno ritrovarsi in tali parole?
G.L.: Il concetto di ‘giorni della clessidra’ misura un tempo lento, la lentezza porta a riflettere e la riflessione ti dà modo di guardare anche indietro ed io, in quelle mie cartelle colme di lavori, disegni, opere, lavori abortiti in cui, comunque, c’era una mia vecchia identità, ho ritrovato tutto, poiché, lo sappiamo, ogni azione artistica è anche un segno di sé, anche quando non vede la luce. Così, questo viaggio a ritroso, mi ha permesso di riscoprire la mia natura, mostrando come non si è mai uguali a sé stessi, per essere, però, sempre più me stesso. Insomma, questo è ciò che io ritengo importante e da ciò nasce la libertà del cuore, nel cuore. Quindi come nasce tale libertà? In una indipendenza che si apre al tutto, che non ha confini e che per un artista significa andare oltre le barriere, le mode, gli stili predefiniti. A ben pensarci, il concetto stesso di ‘stile’, per me, non esiste; se per stile si intende qualcosa di sempre uguale a sé, nella mia ricerca, lo sai bene Azzurra, qualcosa, di volta in volta, si rompe e rinasce, cambia forma, aspetto, affonda in linguaggi diversi, anche opposti; la libertà del cuore è il tratto pregnante di una ricerca continua. Quella che qualcuno ha definito ‘ricerca anarchica del fare arte’; e così nascono ‘I giorni della clessidra. O la libertà del cuore’, in una forma anche grafica che assume un significato metaforico, in cui le iniziali si trasformano in ‘IO’, traducendo il concetto del me stesso autobiografico. Riguardo al tuo riferimento ad ‘Oro, Petrolio e Alchimie’, esso rappresenta il passato, il Novecento – sai bene quanto io mi consideri assolutamente uomo e artista del ‘900 – e tutti i suoi riferimenti culturali. La mia generazione, noi artisti, guardavamo l’Arte faccia a faccia, ne discutevamo, litigavamo anche eh, provavamo a farci una ragione di tutto… oggi, spesso, è tutto delegato alla tecnologia; perciò, anche lo studio indiretto non è così profondo come quando tutto nasceva dall’apprendimento sui libri, sulla materia, dal contatto diretto. Noi del secolo scorso correvamo nelle librerie o alle famose bancarelle di libri napoletane, per informarci, per leggere avidamente del passato e del nostro presente, farci strada nelle istanze culturali di tempi altri. Un esempio? Lo studio dei materiali; pensa all’oro e all’uso che ne ho fatto, un uso di derivazione antica che ho attualizzato nel mio fare arte contemporanea, rimandando al petrolio il ruolo storico di locomotiva del sapere e d’alchimia, come anche Bussagli ha sottolineato nella pubblicazione. I lettori potranno ritrovarsi perciò in un modi di indagare il tempo, la propria vita che l’arte insegna a noi tutti.

 

Giuseppe Leone, dalla serie 'Carte e Scarti senza tempo' 2023Giuseppe Leone, dalla serie ‘Carte e Scarti senza tempo’ 2023

A.I.: La ricerca all’interno del tuo archivio dei materiali che formano la trama di questo libro ha comportato uno sguardo sul passato, sul già fatto, sulle tue pratiche e su ciò che, negli anni, ha delineato il percorso delle tue scelte, del tuo ‘fare arte’ sempre guidato dalle famigerate “Tre E di Leone: Etica, Estetica ed Educazione”. Cosa ti aspetta ora? Qual è il passo che seguirà la pubblicazione ma soprattutto la riflessione che hai intessuto per questo volume?
G.L.: La ricerca per me è continua, pensa che nel mio primo studio a Napoli, in Via Pessina 81, c’era un foglio all’entrata, con su scritta la famosa frase di T. S. Eliot “Non smetteremo mai di esplorare e alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta.” Ricercare è per me è così, una pratica senza sosta, spinta anche da una grande curiosità, del guardare, del fare, del trasformare anche un oggetto, un concetto, un’idea. In questo binario si inserisce quello che è il tema, per me fondamentale, della narrazione, di una nuova vita per gli oggetti ma anche per i pensieri e di quell’infaticabile punto di partenza. Le mie “Tre E” rientrano in tale prospettiva, l’approccio del fare: quando, difatti, l’approccio del fare di un artista diventa unico, soggettivo, si trasforma in sapere, in conoscenza, e soprattutto in consapevolezza; quest’ultima, però, deve essere guidata da umiltà e onestà intellettuale, altrimenti è un copiare altro e altri, un seguire furbescamente le tendenze, un lasciarsi sopraffare dalle intelligenze artificiali ad esempio. Anche in ciò consiste l’educazione in ambito artistico, educare all’arte, alla visione, alla cognizione anche di ciò che è stato e può essere ripreso, omaggiato o oltraggiato in altra forma, dico spesso, restando consapevoli di ciò che si dà agli altri, senza equivoci e malintesi. Questo volume racconta frammenti di un mio passato anche visti da occhi di altri, si tratta di frammenti, perché sarebbe impossibile racchiudere tutta la propria storia e le pieghe del proprio essere in poche pagine, però esse restano, si congiungono con le precedenti e formano un percorso che, non posso svelare ancora, troverà altre strade e la cosa più bella è vedersi attraverso lo sguardo e le parole di altri, come hai anticipato.

 

Giuseppe Leone, dalla serie 'Carte e Scarti senza tempo' 2023 (2)Giuseppe Leone, dalla serie ‘Carte e Scarti senza tempo’ 2023

A.I.: Infine: qual è il rapporto di un artista con il tempo e qual è il rapporto di Giuseppe Leone con il tempo, legato all’arte e al proprio vivere?
Rigirare la clessidra! Fermare il tempo, in un certo senso, ma sono ben cosciente del fatto che no, non si può fermare il tempo, ma si può essere, in ogni tempo, consapevoli di ciò che si fa. L’arte non è un bene di consumo, anche se crea valore economico oltre che culturale, però è prima di tutto un bene di pensiero, come mi hanno sempre insegnato la storia che ho vissuto, le mie frequentazioni accademiche, artistiche, giornalistiche in giro per l’Italia e all’estero. Oggi il tempo sembra scorrere più veloce e allora l’Arte, quella con la A maiuscola, si pone come rimedio, come elemento principale del proprio vivere. Posso definire questa la mia linea diretta: il tempo legato all’arte del proprio vivere, cosciente, qui e oggi, consapevole e grato al passato, teso verso la scoperta del futuro.

In un momento storico in cui scrivere, pubblicare e pubblicizzare libri pare essere diventato un trend acchiappa followers, ‘I giorni della clessidra. O la libertà del cuore’ di Giuseppe Leone non si propone né come una autobiografia, né una guida su come diventare artisti nel XXI secolo, né come spiegare l’arte ai più giovani. È un racconto complesso – ve lo assicuro – una sorta di puzzle che crea una mappa nella Storia dell’Arte del ‘900 e arriva ai giorni nostri, una mappa tracciata dalle parole di chi ha vissuto il secolo scorso – penso a Bussagli, Gallo Mazzeo, Ficele, Sovente, Scalera, Caruso, Mattioli, solo per citarne alcuni – e di chi invece ha posto uno sguardo al femminile come Angela Cerritello ad esempio, o ancora di chi ha ricostruito le fonti con instancabile amore, come Giovanna Bellonia e di chi, infine, ritroverà frammenti di sé nelle pagine che parranno non appartenergli, perché accade così con i libri, sembrano parlare di altri ma ci si ritrova sempre una parte di sé e, come Arte insegna, la storia dell’arte è la storia dell’umanità.

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