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Ai Mondiali di atletica leggera di Tokyo l’astista svedese Armand Duplantis ha fatto il suo 14esimo record del mondo: 6 metri e 30 centimetri. Duplantis ha fatto il suo nuovo record al terzo e ultimo tentativo, alcuni minuti dopo che già era certo di aver vinto la medaglia d’oro. Per Duplantis – che non perde una gara di salto con l’asta dal 2023 – è il sesto titolo mondiale, che si aggiunge a due ori olimpici. È tra i personaggi più noti dell’atletica degli ultimi anni, senz’altro il più eccezionale per i suoi risultati.
Duplantis fece il suo primo record mondiale nel salto con l’asta nel 2020, a vent’anni. Da allora a oggi ha saltato, nell’ordine, e sempre facendo un nuovo record del mondo, le seguenti altezze: 6 metri e (in centimetri): 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29 e – oggi – 30 centimetri. Nella storia meno di trenta atleti hanno saltato sopra i 6 metri, un’altezza che Duplantis supera ormai da anni con relativa facilità.
La costanza con cui si migliora, letteralmente centimetro dopo centimetro, può in parte mettere in secondo piano il fatto che tra l’attuale record di Duplantis e il precedente record (6 metri e 16 centimetri, che ancora è la miglior altezza saltata da un essere umano che non sia lui) ci sono 14 centimetri. Vuol dire che Duplantis ha migliorato di circa il 2,27 per cento il precedente primato mondiale, e quindi che è il 2,27 per cento migliore dell’altro miglior saltatore con l’asta di tutti i tempi.
Qualche settimana fa, dopo il 13esimo record di Duplantis, l’Équipe ragionò su cosa vorrebbe dire, in altre discipline, migliorare i record del mondo tanto quanto li ha migliorati Duplantis.
Nei 100 metri maschili migliorare il record mondiale fatto nel 2009 da Usain Bolt (9,58 secondi) vorrebbe dire correre la distanza in meno di 9,37 secondi: qualcosa che si considera essere ai limiti delle possibilità umane.
Nella maratona migliorare del 2,3 per cento l’attuale primato mondiale maschile (che è di 2 ore e 35 secondi) vorrebbe dire correre in meno di 1 ora, 57 minuti e 55 secondi: cosa che non è riuscita nemmeno al keniano Eliud Kipchoge, che scese di poco sotto le due ore correndo però in condizioni oltremodo peculiari, che non permettono di catalogare quella prestazione come record mondiale.
Nel salto in lungo (dove resiste dal 1991 il record mondiale di Mike Powell, che saltò a 8 metri e 95 centimetri) fare un miglioramento equiparabile a quello fatto da Duplantis con i suoi 14 record vorrebbe dire saltare diversi centimetri oltre i 9 metri (e già raggiungerli è per molti quasi un’utopia).
Intanto, almeno un altro sport Duplantis l’ha fatto: i 100 metri, correndo la distanza in 10,37 secondi, cioè un tempo ottimo, per uno che passa la vita a fare altro.
Armand Duplantis il 15 settembre a Tokyo (Patrick Smith/Getty Images)
Duplantis sta migliorando i suoi record un centimetro dopo l’altro per far sì che si parli di più di lui (e perché a ogni nuovo record ci sono per lui soldi in più da sponsor ed eventi), ma il fatto che a 25 anni ancora dia l’idea di potersi migliorare ha pochi paragoni nello sport.
Non molti anni fa sembrava impossibile pensare di arrivare a 6 metri e 30 centimetri, e già ora ci si chiederà se Duplantis potrà mai arrivare a 6 metri e 40, forse perfino 50. Non è un vago esercizio ipotetico: a differenza di altri record fatti da altri atleti, quelli di Duplantis danno sempre l’idea di avere ancora qualche margine di crescita.
Duplantis è figlio di Greg, ex astista statunitense, ed Helena Hedlund, un’ex atleta svedese di eptathlon ed ex giocatrice di pallavolo. Il salto con l’asta è una passione di famiglia, quasi una tradizione: Duplantis salta da quando era un bambino, quando già aveva come allenatore il padre e come esempio i fratelli. C’è una evidente questione di qualità, ma anche di quantità: «È probabile che abbia passato più ore di chiunque altro al mondo facendo salto con l’asta», ha detto Todd Lane, che lo allenò quando Duplantis era uno studente della Louisiana State University (LSU).
In Duplantis qualità e quantità degli allenamenti si sono incontrate con delle doti naturali evidentemente non comuni, affinate negli anni. Nella maggior parte delle età che vanno dai 7 ai 19 anni, è sua la migliore prestazione nel salto con l’asta per qualcuno con una specifica età: a 7 anni i due metri e mezzo, a 12 si avvicinò ai quattro, a 18 superò i sei metri, distanza che fino al 1985 non aveva mai raggiunto nessuno.
Armand Duplantis il 15 settembre a Tokyo (Julian Finney/Getty Images)
Il salto con l’asta è una disciplina estremamente peculiare, che richiede molta tecnica e doti fisiche non comuni. «Bisogna avere lo sprint di un velocista, la capacità di chi fa salto in lungo, l’agilità di un ginnasta e la flessibilità di un ballerino», ha detto David Young, professore di fisica alla LSU. Duplantis è anzitutto velocissimo, l’unico tra gli astisti a raggiungere quasi sempre una velocità superiore ai 10 metri al secondo.