Chi si vaccina contro l’epatite B potrebbe ridurre anche il rischio di ammalarsi di diabete. È quanto emerge da un grande studio internazionale che sarà presentato al prossimo Congresso annuale della European Association for the Study of Diabetes (EASD) a Vienna da 15 al 19 settembre e pubblicato sulla rivista Diagnostics.
In questo nuovo lavoro, gli autori hanno valutato se l’immunità indotta dal vaccino contro l’epatite B riduca il rischio di diabete in individui senza infezione. Si tratta di uno studio retrospettivo di coorte basato su cartelle cliniche elettroniche anonimizzate provenienti da TriNetX, una piattaforma globale che raccoglie dati su diagnosi, procedure, farmaci, esami di laboratorio e genomica da 131 organizzazioni sanitarie appartenenti a diversi network locali (USA, Europa, Medio Oriente e Africa, Asia-Pacifico e America Latina). L’analisi ha incluso 892.469 adulti con sierologia HBsAb nota, escludendo chi aveva avuto infezione da HBV, di cui 573.785 persone nel gruppo immunizzato e 318.684 nel gruppo non immunizzato.
Il diabete è stato definito in base a diagnosi clinica, uso di farmaci o livelli di HbA1c ≥6,5%. I dati sono stati aggiustati per demografia e comorbidità. I soggetti immunizzati (HBsAb ≥10 mIU/mL) hanno evidenziato un rischio di diabete ridotto del 15% rispetto ai non immunizzati.
È stato documentato un effetto dose-risposta: livelli anticorpali ≥100 mIU/mL e ≥1000 mIU/mL erano associati rispettivamente a riduzioni del 19% e del 43% del rischio di diabete. La protezione variava anche in base all’età, risultando più marcata nei soggetti tra i 18 e i 44 anni.
La protezione variava anche per età. Gli immunizzati tra 18-44 anni, 45-64 anni e oltre i 65 anni mostravano rispettivamente rischi ridotti del 20%, 11% e 12% rispetto ai non immunizzati.
Gli autori hanno inoltre rilevato differenze geografiche significative. “L’analisi stratificata ha rivelato differenze geografiche nell’effetto protettivo dell’immunità contro il diabete. In particolare, gli Stati Uniti, nonostante le risorse e un sistema sanitario avanzato, hanno mostrato i benefici minori”, sottolineano i ricercatori.
Per quanto riguarda l’invecchiamento, gli autori commentano: “L’associazione tra immunità HBV e riduzione del rischio di diabete era più forte nei giovani rispetto agli adulti di mezza età e anziani. Questo può essere dovuto alla senescenza immunitaria, cioè al declino naturale delle risposte immunitarie indotte dal vaccino negli anziani”.
Dal punto di vista comportamentale, osservano: “Le persone che completano i cicli vaccinali possono essere più attente alla salute e più inclini a comportamenti salutari, come alimentazione equilibrata o attività fisica. Questo potrebbe agire come fattore confondente nell’associazione osservata”.
Gli autori, quindi, concludono come il vaccino anti-HBV potrebbe configurarsi come un intervento a duplice beneficio, proteggendo sia dall’infezione virale sia dal diabete. Se confermati, questi risultati avrebbero rilevanti implicazioni di sanità pubblica, in particolare nelle aree ad alta prevalenza di entrambe le patologie. Gli autori sottolineano inoltre la possibilità che fattori comportamentali, come una maggiore attenzione alla salute tra chi completa i cicli vaccinali, possano aver contribuito all’associazione osservata. Ulteriori studi saranno necessari per chiarire i meccanismi biologici sottostanti e definire l’impatto potenziale di una strategia vaccinale orientata anche alla prevenzione del diabete.