Roma, 16 settembre – Si è tolto qualche sassolino dalle scarpe, il ministro della Salute Orazio Schillaci (nella foto), nelle dichiarazioni rilasciate il 12 settembre a Il Messaggero e Il Fatto quotidiano, pubblicate il giorno dopo dai due quotidiani. Fin qui, il titolare del dicastero non si era ancora pronunciato sulla polemica ferragostana scatenata dalla sua decisione di azzerare il Nitag (Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni), appena nominato dal suo stesso ministero.

Decisione che, come si ricorderà, seguì a strettissimo giro lo tsunami di reazioni negative opposte dall’intera comunità medico-scientifica e da larghi strati dell’opinione pubblica alla presenza tra i componenti dell’organismo consultivo di due medici ritenuti privi delle necessarie competenze per farne parte e per di più noti per aver reiteratamente espresso opinioni molto vicine a quelle della galassia no-vax.

L’iniziativa del ministro, però, in tutta evidenza non fu gradita da molti esponenti della maggioranza di destra che governa il Paese, che alla presenza del “pensiero no vax” nel Nitag evidentemente ci tenevano, arrivando a ritenerlo (sic!) “una scelta di democrazia”, valutazione che la dice lunga su quale sia la considerazione in cui una parte tutt’altro che residuale della politica nazionale tiene la scienza,

La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni assestò una severa bacchettata sulle dita del ministro, spiegando che l’azzeramento del Nitag deciso dal titolare della Salute era “un atto non concordato”. I commentatori politici hanno molto discettato sul significato di quella che suonava a tutti gli effetti come una pubblica reprimenda, immaginandone subito le “necessarie”, inevitabili conseguenze: un rimpasto governativo per sostituire Schillaci con una figura in grado di offrire maggiori garanzia di aderenza alla linea del governo. Per qualche giorno, i retroscenisti si abbandonarono così a diverse ipotesi, su tutte la promozione del sottosegretario Marcello Gemmato, sapendo in realtà che l’attuale titolare del dicastero restererà dov’è fino alla fine della legislatura: le voci “dal sen fuggite” e lasciate velenosamente circolare – in particolare da esponenti di Lega e Fratelli d’Italia, i partiti che si contendono i consensi dei no vax – altro non erano che un modo per lisciare il pelo degli italiani contrari ai vaccini, da una parte, e dall’altra un avvertimento a Schillaci per ricordargli che – quando lavorerà alla definizione della nuova composizione del Nitag (dove Lega e FdI hanno già fatto sapere di voler riportare voci “alternative”) –  dovrà mettersi necessariamente in linea.

Difficile però che Schillaci – medico e uomo di scienza – sul punto accetti mediazioni al ribasso: “Il comitato sui vaccini? Certo, rifarei tutto” ha infatti dichiarato il ministro a Il Messaggero e Il Fatto quotidiano, difendendo le sue scelte e affermando di non sentirsi “sfiduciato dalla premier”. Posizione chiara e decisa, rafforzata dalle parole riservate alla legge Lorenzin del 2017 sull’adempimento dell’obbligo vaccinale per la frequenza scolastica: “Rivedere l’obbligo? Non esiste”  risponde Schillaci. “Non è nel programma del centrodestra e nessuno me ne ha mai parlato. Ognuno ha le sue idee, ma questa cosa non è all’ordine del giorno”.

Schillaci ribadisce di essere un medico e ragionare come tale in tutte le sue decisioni: “Sono un tecnico, un professore universitario”, animato dalla ferma convinzione che “la salute è un problema di tutti, un patrimonio da preservare” e “andrebbe tolta dall’agone politico” perché “la sanità è di tutti, è anzitutto dei cittadini e non dovrebbe essere pubblicizzata”. Il ministro ha quindi uno scatto di orgoglio parlando della nostra sanità pubblica: “Abbiamo uno straordinario Servizio sanitario nazionale” e, “al netto delle tante difficoltà di chi ci lavora, ce lo invidiano nel resto del mondo”.

Il ministro glissa su Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, i medici no vax (anche se negano di esserlo…) il cui inserimento nel Nitag – operato, pare, da manine di Fratellid’Italia –  ha scatenato il caso dell’estate: “Non li conosco di persona. So solo che di vaccini e vaccinazione devono parlare i medici esperti di questa materia”. Del resto, rimarca il ministro, “vengo dal mondo scientifico e quel mondo ha le sue regole”.

Per fortuna, viene da commentare, con l’ardente speranza che la politica eviti di metterci becco, in quelle regole, magari con la pretesa di sovvertirle per compiacere settori di elettorato…

Tornando alle polemiche che lo hanno investito, Schillaci  ha ritenuto di dover precisare che si è tratto di una vicenda “un po’ montata”, puntualizzando che il Nitag, la pietra dello scandalo, “è una commissione che non è mia, è di un dipartimento del ministero e negli anni passati non è stata neanche convocata”.