Missione completata. Jonas Vingegaard vince la Vuelta con due anni di ritardo (nel 2023 si fece da parte per far vincere il suo compagno Sepp Kuss) e si prepara, speriamo, all’assalto alla tripla corona, se confermerà la sua presenza al Giro d’Italia 2026. Un successo magari non troppo spettacolare, ma concreto e condito da tre vittorie di tappa, incluso il sigillo conclusivo sulla Bola del Mundo, traguardo quasi mistico.
Il Re pescatore diventa così il primo danese della storia a vincere la corsa a tappe spagnola, medicando in parte il secondo posto al Tour dietro al suo incubo Pogačar. E comunque, numeri alla mano, la Visma chiude 2-1 sulla Uae il conto dei grandi giri stagionali. Eh già, perché alla fine il gioco ce l’hanno sempre in mano loro. Simon Yates e Isaac Del Toro primo e secondo al Giro.
Pogacar e Vingegaard primo e secondo al Tour. Vingegaard e Almeida primo e secondo alla Vuelta. Per gli altri, finora, non c’è stato spazio. O meglio, c’è stato spazio solo dal terzo posto in giù. Carapaz (EF) terzo al giro, Lipowitz (RedBull) terzo al Tour e Pidcock (Q36.5) terzo alla Vuelta. Nei prossimi anni lo scenario potrebbe anche cambiare, perlomeno in casa Visma, visto che alle spalle di Vingo c’è quasi il nulla cosmico.
Kuss e Jorgenson sono serenamente da top 10, ma per giocare ai piani alti serve altro. La UAE ha ricambi in abbondanza (dietro a Pogacar ci sono Del Toro, Almeida, Torres) e la RedBull bussa forte con un arsenale che dal 2026 prevede Evenepoel, Lipowitz, Pellizzari, Hindley e Roglic (forse). In attesa di capire che scelta farà Ayuso, corteggiato da mezzo gruppo ma destinato alla Lidl-Trek o in alternativa alla Ineos. Lo scacchiere, quindi, è destinato a modificarsi leggermente, ma il pallino, ancora per un po’, ce l’hanno in mano loro.
La Vuelta senza Tadej è stata meno spumeggiante ma più equilibrata. La Uae, pur non avendo conquistato la maglia rossa, torna a casa con 7 vittorie di tappa, la classifica a squadre e la classifica degli scalatori, vinta da Vine per il secondo anno di fila. Niente male.
Bilancio più che positivo anche per la Ineos (3 vittorie di tappa con Turner, Bernal e Ganna) e la Alpecin, grazie alla tripletta in volata di Philipsen.
In top 10 ci saremmo aspettati, almeno a lottare, gente come Landa, Bernal, Tiberi, Buitrago, O’Connor, Ciccone, Dunbar, Ayuso. Invece, mancati questi nomi per motivi e vicissitudini varie, ci sono finiti Pellizzari e Riccitello, Traeen e Kuss. Va bene così, per carità. E va bene, alla fine, che abbia vinto Vingegaard. Che poteva solo vincere, anche per ricordare a se stesso che resta comunque il più forte quando non corre Pogačar.
Questa Vuelta la ricorderemo molto per le incessanti manifestazioni pro Palestina. Abbondanti, rumorose e in grado di far modificare la corsa in ben tre circostanze, compreso il completo annullamento del circuito cittadino di Madrid.
Lo sport non dovrebbe mai mischiarsi con fatti più grandi di lui, portando semmai messaggi di unione, condivisione e un pizzico di leggerezza. Ma il mondo sta vivendo, quasi impotente, a uno scempio che è sotto gli occhi di tutti. E allora ben venga che per una volta anche il ciclismo abbia dato la possibilità, suo malgrado, di far emergere un messaggio forte e chiaro di dissenso e protesta. Che, va detto, è stata quasi sempre dentro i binari della correttezza tranne lo scempio finale di Madrid, dove la distruzione di transenne e forzature varie ha passato il confine, non permettendo nemmeno il momento delle premiazioni finali.
Tutti noi vorremmo avere più voce in capitolo, senza che i potenti si “vueltino” sempre dall’altra parte. La Spagna ha urlato il suo dissenso forte e chiaro. Sperando che anche il resto del mondo si scuota e faccia qualcosa. Lo sport, e in questo caso il ciclismo, non può certo pagare il prezzo per cose più grandi di lui…
Le pagelle del Greg
🏆 @VingegaardJonas – @vismaleaseabike 🏆
❤️ 𝐖𝐇𝐄𝐍 𝐈𝐍 𝐃𝐎𝐔𝐁𝐓, 𝐖𝐄𝐀𝐑 𝐑𝐄𝐃
🎨 Saúl De la Rosa | #LaVuelta25 pic.twitter.com/QXantGsSR8
— La Vuelta (@lavuelta) September 15, 2025
VINGEGAARD 10 e lode: pur attraversando giornate non brillantissime (complice anche qualche malanno), vince la Vuelta senza mai andare veramente in affanno e colpendo quando deve. Anche questa è un’abilità che hanno solo i grandi. RE JONAS
ALMEIDA 9: scatto in avanti notevole per avvicinarsi ai grandi interpreti delle corse a tappe. Solido, di carattere, mai al risparmio. Ci ha provato, sapendo che non aveva nulla da perdere. Primo sull’Angliru. Micamale. MATURO
PIDCOCK 9: clamoroso. Su di lui nessuno avrebbe messo uno scellino che sarebbe arrivato a Madrid sul podio. Caparbio, testone, istrionico, il buon Tom corre una Vuelta pazzesca. Gli manca una vittoria di tappa ma è il fiore all’occhiello della sua carriera. VOLENTEROSO
HINDLEY&PELLIZZARI 8: la coppia-gol della RedBull fa il possibile e si fa vedere. Giulio regala ai tori l’unica vittoria di tappa, pur sciupando maglia bianca e quinto posto sulla Bola del Mundo (per il marchigiano però doppio sesto posto finale a Giro e Vuelta). Jai va in crescendo, dimostrando costanza e chiudendo quarto. PROTAGONISTI
PHILIPSEN 9: in una Vuelta con volate al contagocce, lui ne vince tre su tre. Che cosa gli vuoi dire? CECCHINO
PEDERSEN 8: una tappa vinta, la maglia verde e il solito lavoro fenomenale per sé e per la squadra. Vince meno di quanto avrebbe meritato ma, ripeto, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. MACINANTE
RICCITELLO 8: quinto posto e miglior giovane della Vuelta, vincendo il braccio di ferro con Pellizzari. L’americanino scalatore stupisce e piace. Corre per la Israel, non proprio la miglior situazione. Eppure non trema mai e non cala mai. È pronto per una squadra più importante. PROSPETTO
CICCONE 5: sono severo lo so, ma alla fine Cicco non fa classifica, non vince la classifica degli scalatori e nemmeno una tappa. Altro buco nell’acqua in un grande giro (mai una top 10 in 15 tentativi). Il tempo è quasi finito. ETERNO INCOMPIUTO
BERNAL 5: ok ha vinto una tappa, ma era venuto qui credendo di potersela giocare per il podio se non per la vittoria finale. Lingua più veloce delle gambe. Meglio essere più prudenti la prossima volta. FRETTOLOSO
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