di
Daniele Sparisci
Il team principal della Red Bull si era fatto tanti nemici nonostante le vittorie. In passato era stato cercato dalla Ferrari, ma ora non interessa
La caduta è iniziata nel momento della massima gloria. Inverno 2024, Christian Horner è reduce da una stagione record: la Red Bull ha dominato il campionato 2023 vincendo 21 gare su 22, Verstappen ha demolito la concorrenza. Il 5 febbraio di un anno fa il giornalista olandese Erik Van Haren fa uno scoop mondiale: rivela che il team principal inglese è stato messo sotto indagine dall’azienda per cui lavora (dal 2005).
È l’inizio della valanga. I motivi sono gravi: comportamento inappropriato nei confronti di una dipendente. Inizia il processo interno, Horner nega tutto e prepara la controffensiva legale. Partecipa alla presentazione della monoposto 2024 accompagnato da chiacchere e ombre.
Il processo e i «corvi»
Viene dato per spacciato, alla vigilia della partenza del Mondiale in Bahrain si parla di un comunicato di licenziamento già pronto. Poi succede qualcosa nel quartier generale della Red Bull a Salisburgo, Horner (molto più bravo come manager) riesce a ottenere l’appoggio della famiglia, i thailandesi che detengono il controllo della multinazionale di bevande energetiche attraverso il 51% del pacchetto azionario (l’altro 49% è in mano alla parte austriaca che fa capo agli eredi di Dietrich Mateschitz, scomparso nel 2022).
Dopo aver ricevuto il verdetto di assoluzione dell’inchiesta interna portata avanti da legali indipendenti Horner si presenta in pista per sistemarsi al muretto, respinge le accuse e dice: «Sono qui per concentrarmi sul lavoro con la squadra: anche quest’anno vogliamo vincere». Ma i rumors e la guerra fra fazioni continuano, i suoi nemici non si arrendono.
Durante le prove libere del Gp del Bahrain un indirizzo anomino recapita a una lista di giornalisti della F1 e alle principali istituzioni sportive un link a un hard disk virtuale che conttiene screenshot delle conversazioni fra Horner e la dipendente, e anche alcune fotografie. La spallata però non ha effetto, lui si presenta con la moglie sul circuito di Sakhir, tenta di rimettere insieme i pezzi di una squadra che sta implodendo. E per la prima parte di stagione le cose sembrano anche funzionare, poi la discesa è repentina.
La profezia di Jos Verstappen
Nel team tira una brutta aria, Jos Verstappen (papà e mentore di Max) non si nasconde. Nel marzo del 2024 lo sfogo contro Horner è durissimo : «Se resta al suo posto la squadra si disintegrerà». Non solo: si fa vedere in compagnia di Toto Wolff, arcinemico di Horner, vanno a cena insieme, facendo capire che il figlio è pronto a lasciare la Red Bull. Max è costretto a mantenere un atteggiamento ambiguo, non condanna il padre e non si schiera con Horner.
Helmut Marko, il superconsulente austriaco che Mateschitz aveva voluto a controllo della scuderia, minaccia le dimissioni e alimenta le voci sull’addio di SuperMax. Da tempo si vocifera di una rottura fra Marko e Horner, il quale vorrebbe avere ancora più margine di autonomia e potere. Viene accusato di comportarsi come un dittattore, di aver tradito lo spirito di Mateschitz, basato sulla coabitazione fra le due anime dell’azienda: quella thailandese e quella austriaca.
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La rottura con Newey
A molti dà fastidio la personalizzazione dei successi, qualcuno mormora che dietro all’uscita di Adrian Newey ci sia il malcontento del genio che si è sentito minimizzato nel suo ruolo dal capo. Dopo aver trattato con la Ferrari Newey alla fine ha scelto l’Aston Martin. Horner promuove nuove figure (Waché direttore tecnico), ma nel frattempo ne perde altre (Rob Marshall vice di Newey, va alla McLaren).
La valanga rotola, Verstappen riesce comunque a vincere il Mondiale 2024 ma è in affanno di fronte all’avanzata di Piastri e Norris e rilancia seri allarmi sul futuro. La squadra fallisce l’assalto al trofeo costruttori. Sullo sfondo una girandola di piloti accanto a Max: via Perez, c’è Lawson, poi Tsunoda mentre Lawson rinasce nella Racing Bulls, il team satellite diretto da Laurent Mekies, chiamato a raccogliere (non si sa per quanto) la pesante eredità di Horner.
Il flop e il flirt di Verstappen con la Mercedes
Il 2025 si apre all’insegna della delusione: Verstappen si lamenta della macchina, della gestione, prova a metterci una pezza. Ma la sua classe infinita non basta più di fronte alle carenze tecniche e allo strapotere della McLaren.
Le voci di addio a fine stagione lo accompagnano sin dall’inizio del Mondiale in Australia, aumentando come nelle ultime settimane quando il canale con la Mercedes è tornato caldo. Di fronte alla possibilità di perdere il fenomeno, unico punto fermo della Red Bull, i thailandesi hanno tolto l’appoggio ad Horner. Probabilmente sì, ma deve esserci anche altro. E magari hanno inciso la scarsa fiducia sul motore 2026 costruito in casa, una scelta controversa.
Il futuro e le vecchie voci sulla Ferrari
Horner resta uno dei manager più competenti nell’ambiente della Formula 1, il suo futuro è aperto a tante ipotesi. In passato era stato sondato anche dalla Ferrari ma aveva declinato l’offerta, prima che venisse preso Vasseur. Qualche settimana fa in un’intervista aveva confermato quella vecchia offerta: «Sono stato avvicinato da tanti team in F1, anche la Ferrari mi ha cercato e mi sono sentito lusingato. Ma il mio cuore batte per la Red Bull». Quello della Red Bull però non batteva più per lui. E neanche quello della Ferrari: a Maranello non interessa più, non è stato cercato.
9 luglio 2025 ( modifica il 10 luglio 2025 | 00:46)
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