Meglio una macchina prevedibile ma meno veloce in assoluto, oppure meglio una macchina dal picco prestazionale molto più elevato ma al tempo stesso complicatissima da guidare? A suo modo, Alexander Albon la domanda se l’è fatta. È passato da una Red Bull difficile da guidare al fianco di Max Verstappen, ad essere una delle certezze in casa Williams, dove sta vivendo un 2025 strepitoso.

Un’occasione arrivata troppo presto

Intervenuto nel podcast P1 con Matt e Tommy, Albon è tornato sul suo trascorso in Red Bull, raccontando come sia stato complesso vivere quell’esperienza, sia per la guida che per la presenza ingombrante di Verstappen: “Non ero nello stato d’animo giusto. Ero molto concentrato su me stesso in quel momento per cercare di migliorare, ma non avevo l’esperienza necessaria per digerire tutto in quella fase della carriera.

Affrontassi adesso quella situazione, sarei in grado di concentrarmi davvero su dove (Max) guadagna tempo e su come riesca ad essere così preciso e costante con una vettura che a me sembrava così sbilanciata. Ma ho imparato quanto sia la sua velocità pura ed ho capito. Sembra una cosa strana, e ti chiedi perché andare in una direzione d’assetto del genere per guadagnare tempo sul giro“.

A volte troppa stabilità non aiuta

A suo modo, l’anglo-thailandese ha compreso i perché di un set-up così estremo: è capitato anche a lui, in Williams, dover andare verso scelte d’assetto non facili da gestire alla guida ma in ultima analisi più remunerative per le prestazioni. Ora infatti, con l’esperienza Williams, Albon ha le cose più chiare: “Quando sono arrivato alla Williams per la prima volta, ho pensato ‘questa macchina è più stabile’, ma non sempre significa essere veloci. A volte, puoi pure perdere del tempo in certe curve proprio perché è troppo stabile, diciamo. Per cui, l’abbiamo spinta in un verso in cui può risultare magari più difficile da guidare, ma abbiamo ottenuto più vantaggi nei tempi sul giro. Sento di aver imparato molto in tutto questo processo”.