di
Cesare Bechis

La dichiarazione durante la trasmissione “Mi sveglia Rai3”. Magistà, andato in pensione a fine agosto dopo 49 alla direzione del TgNorba, è nella rosa dei possibili candidati del centrodestra alle prossime Regionali

«Le cozze tarantine sono le più controllate d’Italia e non rappresentano un pericolo per la salute pubblica». È, tecnicamente, la risposta del Comune di Taranto all’affermazione lanciata in diretta televisiva domenica mattina sui Raitre da Enzo Magistà, ex direttore di Telenorba. Aveva detto che «le cozze di Taranto sono allevate nel mar Piccolo, che è inquinato dalla diossina, e noi le mangiamo».

Da un giornalista, ora sulla rampa di lancio per le prossime elezioni regionali, i tarantini si sarebbero aspettati maggior precisione e minore trascuratezza nella verifica della notizia. È tutto vero ciò che ha dichiarato durante “Mi sveglia Raitre”, ma largamente generico e fuorviante. 



















































Dove e come sono allevate le cozze tarantine

Le cozze sono allevate in mar Piccolo, ma sin dal 2011 i semi fino a tre millimetri crescono nel primo seno fino al 28 febbraio, poi devono sloggiare e gli esemplari adulti maturano solo nel secondo seno e in mar Grande; occorre precisare che è inquinato solo il primo seno ed è verissimo che i tarantini mangiano cozze, anche crude figurarsi, ma provengono dai siti legittimi e controllati. Quelle che si trovano in commercio lungo circuiti legali sono indenni da diossina e pcb, mentre i mitili che seguono traiettorie non tracciabili possono essere contaminate.

La vigilanza e le operazioni delle forze dell’ordine hanno azzoppato le filiere abusive e illecite, tanto che nel dicembre scorso la Procura di Taranto chiuse l’ultima delle indagini chiedendo poi il rinvio a giudizio di 19 persone, sei delle quali rispondevano di associazione a delinquere. 
La novità fu che figuravano anche i titolari di pescherie e ristoranti che vendevano o servivano ai tavoli le cozze proibite. Tra gli imputati anche ristoratori e pescivendoli di Taranto, Ginosa Marina, Castellaneta e Laterza, accusati di frode commerciale e vendita di alimenti nocivi. Talvolta i peggiori nemici del settore sono proprio chi ci lavora.

In ogni caso è bastata la frase di Magistà per far esplodere la polemica a difesa della dignità cittadina, della qualità del prodotto cozza, super controllato e monitorato dal punto di vista igienico-salutistico, del progetto Slow Food basato proprio sulla cozza nera tarantina, del comparto economico e degli allevatori, della gastronomia locale che fa largo uso dei mitili.

La rivolta contro l’affermazione di Magistà

C’è da dire che l’affermazione dell’ex direttore di Telenorba non è passata indenne neanche durante la trasmissione. Lo ha fatto la chef stellata Cristina Bowerman che ha reagito immediatamente. Intanto il dipartimento di prevenzione della Asl tarantina ha tranquillizzato tutti, specificando che «da febbraio 2011 il servizio veterinario ha effettuato 1247 prelievi di mitili per la ricerca di diossine nelle aree classificate per la molluschicoltura riscontrando complessivamente 126 non conformità ai limiti di legge, esclusivamente nei mitili allevati nel primo seno e ne ha disposto il divieto di prelievo e commercializzazione». 

Secondo Confcommercio le parole di Magistà «rappresentano un atto di grave disinformazione che danneggia un intero comparto economico e l’immagine di una città che è ha intrapreso un difficile percorso di riscatto». Mentre l’assessore comunale Francesco Cosa sottolinea che «gli ultimi monitoraggi disponibili (anno 2023) hanno confermato la conformità dei parametri delle aree designate alla vita dei molluschi» e conclude riaffermando che «la produzione mitilicola locale se svolta nel rispetto delle regole e sotto il controllo delle autorità preposte, non rappresenta un pericolo per la salute pubblica».

Il sindaco Bitetti minaccia azioni legali

Il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, invece, con una diffida paventa azioni legali. Il primo cittaidno dichiara che le affermazioni di Magistà «sono del tutto false, infondate e lesive dell’immagine e della reputazione di questa città, così danneggiando pesantemente la fiducia dei cittadini, operatori economici e potenziali visitatori». 

«Tali dichiarazioni, diffuse a mezzo di un canale pubblico e riportate su tutti social, hanno immediatamente avuto un’ampia diffusione mediatica – prosegue Bitetti – sì da integrare una grave diffamazione assolutamente ingiustificata che non può essere tollerata. La diffido formalmente a procedere, senza indugio – scrive il sindaco di Taranto a Magistà – alla pubblica rettifica delle affermazioni false da lei rese, nonché ad astenersi in futuro dal diffondere informazioni inesatte o fuorvianti che possono arrecare danno all’immagine di Taranto e dei suoi prodotti tipici apprezzati e conosciuti per la loro bontà». 

Bitetti conclude che «in difetto di un suo tempestivo riscontro e di un’adeguata rettifica entro e non oltre 3 (tre) giorni dal ricevimento della presente, mi vedrò costretto, nell’esclusivo interesse della collettività da me rappresentata, ad adire le vie legali per la tutela dell’immagine e della reputazione della città di Taranto, sia in sede penale, per il reato di diffamazione, sia in sede civile per il risarcimento dei danni subiti, con conseguente aggravio di spese a suo carico». 


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16 settembre 2025 ( modifica il 16 settembre 2025 | 14:26)