di
Sara Gandolfi

Annullato un contratto per l’acquisto di armi

È sempre più duro lo scontro fra Spagna e Israele. Dopo lo stop forzato della tappa finale della Vuelta, a causa delle manifestazioni pro Palestina, ieri il premier socialista Pedro Sánchez ha ribadito il suo sostegno ai dimostranti e ha proposto di escludere Israele da tutte le competizioni sportive «finché continuerà la barbarie a Gaza», citando l’esempio dell’estromissione della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. 

Il governo spagnolo ha anche annullato un contratto per l’acquisto di lanciarazzi israeliani, per un valore di quasi 700 milioni di euro, mentre il presidente della Tv pubblica Rtve vuole il ritiro della Spagna dall’Eurovision Song Contest se Israele parteciperà alla prossima edizione.



















































 Immediata la reazione del ministro degli Esteri di Israele, Gideon Saar, che ha attaccato di nuovo Sánchez, definendolo «antisemita e bugiardo». Critica anche l’Unione Ciclistica Internazionale che ha accusato il leader spagnolo di «strumentalizzare lo sport a fini politici». 

Le tensioni diplomatiche fra Spagna e Israele si sono acuite a partire dal maggio 2024, quando Madrid ha riconosciuto ufficialmente lo Stato palestinese. Sánchez è stato il primo leader in Europa a definire quanto sta accadendo a Gaza «un genocidio» e la scorsa settimana ha annunciato nuove misure contro il governo Netanyahu, tra cui una legge per consolidare il divieto di vendita o acquisto di forniture militari con Israele. 

Fra i due Paesi si sono ormai raggiunti livelli di ostilità senza precedenti, fino all’elogio pubblico di Sánchez nei confronti dei manifestanti. «Ovviamente siamo contrari a qualunque forma di violenza»», ha detto il premier dopo il caos che ha fermato la corsa ciclistica. «Ma abbiamo anche grande rispetto e ammirazione per i manifestanti che si sono mobilitati contro l’ingiustizia, battendosi pacificamente per le loro idee». 

Nel botta e risposta con Gerusalemme, la replica di Benjamin Netanyahu è arrivata via X allorché ha accusato Sánchez di aver lanciato «una palese minaccia di genocidio contro l’unico Stato ebraico al mondo». E Saar ha rincarato la dose definendo il governo socialista «una vergogna per la Spagna». 

Le stesse parole utilizzate qualche ora dopo da Alberto Núñez Feijóo, leader dell’opposizione conservatrice spagnola: «Il governo ha non solo permesso ma incoraggiato gli attacchi alla Vuelta, facendo fare una pessima figura alla Spagna», ha affermato il leader del Partito popolare. E il segretario generale di Vox, Ignacio Garriga, è andato oltre, sostenendo che Sánchez «è diventato di fatto il portavoce di Hamas». 

La causa pro Gaza è molto popolare in Spagna. Secondo un sondaggio condotto a luglio dal Real Instituto Elcano, l’82% della popolazione considera la condotta di Israele nella guerra di Gaza un genocidio. Opinione peraltro condivisa (62%) dagli intervistati che si identificano come di destra. E dalla Catalogna è partita il 31 agosto la Flotilla per Gaza, con a bordo attivisti e politici come Greta Thunberg e l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau, con l’obiettivo di superare il blocco navale imposto da Israele.

16 settembre 2025