Uno sciopero degenerato in scontro fisico. Questo quanto successo nel corso del presidio sindacale organizzato da alcuni giorni davanti ai cancelli dell’azienda “L’Alba”, in via delle Lame, al confine tra Prato e Montemurlo, in Toscana. La tensione è esplosa in un’aggressione che ha coinvolto alcuni operai in sciopero e rappresentanti della proprietà, intenzionata ad indurre lo stop del picchetto. Durante i momenti di concitazione, come si vede da alcuni video postati sui social network, sono volati spintoni e pugni, con un bilancio finale di due persone trasportate in ospedale: uno degli operai coinvolti nella protesta e la titolare dell’azienda, colta da un malore, trasferita in codice rosso.

Le condizioni nelle fabbriche del distretto pratese

Il presidio è promosso dal sindacato autonomo S.I. Cobas (Sudd Cobas), che ha pubblicato le immagini degli scontri e che da tempo denuncia condizioni di sfruttamento all’interno delle fabbriche del distretto tessile pratese. “Qui si producono capi che arrivano a costare quanto un mese di stipendio di un operaio – ha spiegato Francesca Ciuffi, rappresentante del sindacato – Torniamo a vedere violenza contro chi sciopera per difendere i propri diritti”.

L’intervento delle forze dell’ordine

Sul luogo degli scontri sono intervenuti i carabinieri, insieme alla polizia e alla guardia di finanza, oltre ai sanitari della Croce d’Oro. Entrambe le parti potranno ora presentare querela: da queste denunce partiranno le indagini per chiarire le reali responsabilità. Secondo quanto riferito dal sindacato, il presidio sarebbe stato “distrutto” durante gli scontri, e uno degli operai colpito al volto. “Prato deve dire basta alla violenza contro i lavoratori – ha proseguito Ciuffi – basta ai subappalti selvaggi, basta alla giungla di sfruttamento che sta distruggendo il territorio”.

La protesta

La protesta odierna davanti a “L’Alba” prosegue quella che è una più ampia mobilitazione che da anni il sindacato conduce nel distretto tessile con lo scopo di ottenere condizioni di lavoro regolari, con turni di otto ore per cinque giorni a settimana, riconoscimento di ferie, malattia e permessi. Lo stesso Sudd Cobas ha lanciato, dopo questi fatti, un appello alla città e ai consumatori, chiedendo sostegno alla mobilitazione in corso. “Invitiamo tutti a unirsi alla nostra protesta. Anche i grandi brand della moda devono assumersi la responsabilità della filiera: verifichino come vengono prodotti i loro capi, perché li chiameremo in causa”.

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Il racconto dell’aggressione da parte del sindacato

Questo il racconto del sindacato Sudd Cobas su Facebook, dove è stato pubblicato un video relativo alle aggressioni. “La titolare della fabbrica che distrugge i gazebi del presidio sindacale e prende a pugni e calci gli operai. Poi una macchina con dentro persone arrivate per picchiare gli operai dell’Alba Srl in sciopero a difesa dei loro posti di lavoro e dei loro diritti. Un lavoratore è rimasto a terra dopo essere stato colpito più volte. L’hanno dovuto portare via in ambulanza. Gli operai presi a cazzotti non lavorano per una confezione cinese, ma cuciono e stirano capi di abbigliamento di importanti brand della moda, quelli che in negozio arrivano a costare quanto un loro stipendio. Diritti negati, società che chiudono e riaprono sotto altri nomi e violenza contro chi protesta: succede questo nella giungla di appalti e subappalti della moda Made In Italy. I brand committenti non pensino di essere estranei. Quello che è accaduto all’Alba Srl li riguarda direttamente. Prato non può più essere la citta dei diritti negati e della violenza contro chi sciopera”. 

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