«Se mi guardo indietro – dice Covi d’un fiato – penso che il programma che mi ha dato Matxin per quest’anno, che prevedeva che avessi il mio spazio per fare punti, sia stato la scelta giusta. Sono in questa squadra dall’inizio della carriera. Prima aveva una mentalità diversa, non si correva sempre con dei leader così forti. Ad esempio al Matteotti mi sono ritrovato in fuga e non mi capitava da due anni. Prima ero il tipo di corridore che andava all’avventura, per cui non mi è dispiaciuto avere questo spazio in più. Però ho 26 anni e vorrei provare a vedere cosa posso fare ancora. Se posso dare qualcosa in più e penso che la Jayco-AlUla sia la squadra migliore per fare questo passo».
Alessandro Covi risponde da casa, dopo una serie di ritiri da mani nei capelli nelle corse italiane di settembre. Il sorriso gli scappa facile, c’è una spiegazione per tutto. Anche perché quelle corse le ha vinte il suo compagno Del Toro, per cui c’è da immaginare che prima di mollare gli sia toccato tirare.
«Ho lavorato per lui – conferma – ma ammetto che non sono neanche al top della condizione. Mi sono sempre messo al servizio della squadra. C’è Isaac che vola, quindi è giusto aiutarlo il più possibile. Ad agosto ho avuto il mio momento di calo, come tutti. Si prende una mezza influenza, un problemino, che poi diventa sempre più grande quando c’è anche la stanchezza. Ho ripreso ad allenarmi bene da un mesetto, così ora do il massimo per aiutare la squadra».
Le ultime corse italiane di Covi, tolto il Matteotti, sono state caratterizzate dai ritiri dopo aver aiutato Del Toro a vincerle tutte
Le ultime corse italiane di Covi, tolto il Matteotti, sono state caratterizzate dai ritiri dopo aver aiutato Del Toro a vincerle tutte
Com’è maturata la decisione di cambiare? Non saresti potuto rimanere?
Inizialmente mi hanno detto di trovare una soluzione, perché io ero in scadenza e c’erano dei giovani da far passare. Poi sono cambiate alcune cose e c’era la possibilità di rimanere, però ormai avevo deciso di cambiare aria per cui ho tenuto la linea di approdare in un altro team.
Sei andato forte a marzo, ti vedremo ancora nel finale di stagione?
Sono caduto alla seconda gara di stagione, a Valencia e ho avuto un edema osseo. Ho saltato febbraio, ma andavo già forte e questo mi ha parecchio infastidito. Quando sono tornato a correre, avevo già una buona condizione e ho cercato di sfruttarla fino all’italiano. Ho vinto due corse e ho fatto due secondi posti. Sono andato forte anche dopo, in Austria, dove quasi ho vinto una tappa. Ma a forza di tirare la corda ho avuto il calo di cui ho già parlato poco fa. Per il finale, spero di tornare al giusto colpo di pedale: se si va forte, lo spazio si trova.
Come sono stati questi sei anni con la UAE Emirates?
Anni importantissimi. Sono stato stagista nel 2018, poi sono passato con loro nel 2020. Ho visto la trasformazione del team e, da due o tre stagioni, non ci sono dubbi che sia la squadra di riferimento a livello mondiale. Averne fatto parte sicuramente mi dà un bagaglio di esperienza e di ricordi che mi rimarranno per sempre.
Tappa di Vegadeo alla Vuelta Asturias: il Puma di Taino batte Jordi Lopez e Ivan Garcia Cortina
Dieci giorni prima, la tappa di Crecchio al Giro d’Abruzzo aveva fatto capire che Covi fosse in un buon momento
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Dieci giorni prima, la tappa di Crecchio al Giro d’Abruzzo aveva fatto capire che Covi fosse in un buon momento
Esiste davvero l’obiettivo delle 100 vittorie?
Io pensavo che l’obiettivo fosse la numero 86 (una più del Team Columbia-HTC, che nel 2009 raggiunse un totale di 85 successi, ndr), che manca poco. Arrivare a 100 è difficile, 100 è un numero gigantesco. Se si riesce, sarebbe solo una figata. Far parte di questa squadra, che il record si batta oppure no, è comunque un onore. Anche io ho dato anche il mio contributo, perché in almeno 26-27 vittorie , c’ero dentro anche io. Più vittorie si fanno, meglio è.
Ma scusa, torniamo sul tema, perché allora vorresti cambiare area? Cosa hanno visto in te alla Jayco?
Arrivo a 26 anni con il grande bagaglio della UAE Emirates. Sicuramente avrò più spazio in alcune gare, poi ovviamente mi sarà chiesto di supportare i capitani come O’Connor e Matthews. Corridori importanti con cui raggiungere ancora dei successi importanti. E’ un mix in cui troverò probabilmente più spazio anche per me stesso.
Si impara qualcosa lavorando per Pogacar, Ayuso o Del Toro?
Ovviamente impari un po’ da tutti, non solo da Del Toro. Impari dallo stesso Laengen che ha fatto una carriera a tirare, da ciascuno impari qualcosa. Ovviamente Pogacar e Del Toro sono fuoriclasse, per cui puoi imparare, ma quello che fanno loro è unico. Non puoi pensare di rifarlo, perché ognuno è capace di fare la propria cosa e quindi devi cogliere il meglio da tutti. Qualsiasi compagno ha una dote. E rubare qualche consiglio serve sempre per accrescere il bagaglio di esperienza.
Il tricolore avrebbe potuto svoltare la carriera: di certo lo ha fatto per Conca. I due saranno insieme nel 2026
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Se ne va anche Ayuso…
Sono decisioni di Juan e della squadra. Penso che Ayuso sia molto forte, magari non a livello di Pogacar, però è un corridore che può raggiungere grandissimi risultati. Se non era contento di stare qui, allora penso che abbia fatto la scelta giusta per la sua carriera.
A 26 anni e dopo i vari problemi di salute dello scorso anno, sembri diventato molto serio. Esiste ancora il Covi sbarazzino dei bei tempi?
Esiste, diciamo che lo tengo nascosto (ride, ndr). In squadra lo sanno che mi piace scherzare, legare con tutti, creare un bell’ambiente. Sono sempre quello lì, magari si vede un po’ meno, perché uso meno i social, ad esempio.
Come mai?
Si pensa che siano molto importanti, ma alla fine la cosa importante è come stai davvero. Non devi dimostrare niente a nessuno sui social, ma finché sei giovane li segui perché è un mondo tutto nuovo. Alla fine invece capisci che alcune cose sono più importanti e altre meno e io penso che sia più importante la realtà vera di quella sui social.
Correre nel UAE Team Emirates per fare punti e aiutare: anche il 2025 è passato così
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Come le vivrai le ultime corse in Italia?
Cercando di godermi il più possibile questi ultimi momenti con la squadra. Ho legato con tantissime persone che vedrò sempre meno e non passerò più il mio tempo con loro. Sicuramente mi mancheranno tantissimo.
In compenso in questi ultimi due anni ti sarà mancato anche il Giro d’Italia?
Alla fine ne ho fatti due e mezzo, perché nel 2023 mi sono ritirato. Ho vinto una tappa (sul Passo Fedaia nel 2022, ndr), ho fatto altri due podi a Montalcino e sullo Zoncolan, quindi ho bei ricordi. Se pensiamo a come sono arrivati quei risultati, cioè andando all’attacco, ecco spiegata la decisione di cambiare team per ritrovare le sensazioni che avevo nei primi anni da professionista. Una rinascita. Magari sarà come iniziare da capo una nuova avventura.