Vent’anni. È quanto Paul Thomas Anderson ha pensato a Una battaglia dopo l’altra. Il suo decimo film, nelle sale dal 25 settembre, e libero adattamento di Vineland, romanzo del 1990 trasposto in chiave contemporanea firmato da Thomas Pynchon. Lo stesso autore di cui, nel 2014, aveva già portato sul grande schermo Vizio di forma con protagonista un lisergico Joaquin Phoenix. Il suo lavoro dal budget più alto, ben 175 milioni di dollari (dovrà incassarne almeno 300 per recuperare i costi di produzione) vede protagonisti Leonardo DiCaprio, Benicio Del Toro, Sean Penn, Regina Hall, Teyana Taylor e Chase Infiniti.

“Ho rimuginato su questa storia per anni”, ammette il regista collegato da un albergo a pochi passi dal Sunset Boulevard di Hollywood. “Avevo la premessa, i personaggi, la storia, ma doveva esserci lo spazio. Non puoi semplicemente incrociare le dita sperando di trovare qualcosa. Doveva esserci un lavoro emotivo sulla trama, per poter farla funzionare”. La storia in questione è quella dell’ex rivoluzionario e attivista per i diritti civili Bob (DiCaprio) costretto a scuotersi da un torpore fatto di marijuana, divano e vestaglia e tornare in azione quando la sua malvagia nemesi, il colonnello Steven J. Lockjaw (Penn), ricompare dopo 16 anni e mette in pericolo la sicurezza di sua figlia Willa (Infiniti).

“Credo che ad attrarmi sia stata l’umanità di un personaggio così incredibilmente imperfetto e le scelte inaspettate che fa”, confessa DiCaprio. “Ho amato la “premessa“, l’idea che qualcuno potesse essere convinto che questo personaggio sarà in grado di usare gli strumenti del suo passato rivoluzionario per diventare l’eroe. Uno immagina che il mio personaggio sia in grado di tirar fuori incredibili abilità di spionaggio, ma lui è uno che in realtà non riesce neppure a ricordare le password. Il suo vero eroismo è continuare incessantemente a cercare di proteggere sua figlia, è andare avanti, non arrendersi. È un disastro di padre, disconnesso dalla figlia che appartiene a un generazione diversa. Ma la loro relazione è il cuore del film”.

Quella di Una battaglia dopo l’altra è la prima collaborazione tra l’attore e il regista che gli ha affidato uno dei ruoli della vita. “Mentirei se non ammettessi che è liberatorio interpretare questo genere di personaggi”, racconta DiCaprio. “Il grande Lebowski è stato un’influenza, ma calato in un contesto moderno. Così come Quel pomeriggio di un giorno da cani in cui Al Pacino ha quel fanatismo che ti costringe a fare di tutto per proteggere chi ami”.

Come ha sottolineato anche Steven Spielberg, che ha ammesso di aver visto il film già tre volte, Una battaglia dopo l’altra è ricco di azione. “Ho imparato che girare queste grandi sequenze action è molto più noioso di quanto sembri quando le vedi sullo schermo”, ammette Paul Thomas Anderson. “Dirigerle non ti dà l’intensa soddisfazione che hai lavorando a tu per tu in una scena con gli attori. A volte sembra come mettere insieme i pezzi di un Lego. Ma è stata una gioia andare a lavorare, frustrante andare a dormire ed emozionante svegliarsi il giorno dopo per un’altra giornata sul set”.

Una pellicola lodata oltreoceano che sarà sicuramente tra i protagonisti della stagione degli Oscar. “Il film è fatto per viverlo nell’esperienza comunitaria della sala cinematografica”, spiega l’attore. “È girato in VistaVision, le location sono splendide, così come la colonna sonora. Questo fa la differenza in un’epoca in cui siamo inondati da ogni tipo di contenuto. È una di quelle idee originali che spero il pubblico sostenga”.