«Prendo il posto del magazziniere Armando, che tutti gli attori ricordano con commozione», dice Simone Montedoro, per anni al fianco di Terence Hill. E non è l’unica sorpresa…
«Pietro è ancora qui con noi», ripetono come un coro tutti gli interpreti de Il Paradiso delle Signore. L’ottava edizione giornaliera della fortunatissima serie in onda alle 16 su Rai 1 è ripartita l’8 settembre, purtroppo senza Pietro Genuardi, scomparso il 14 marzo a causa di una leucemia – foto | video
Aveva caratterizzato il suo personaggio, Armando Ferraris, il magazziniere del Paradiso, con il sorriso e la generosità. Doti che, lo abbiamo scoperto incontrando gli attori sul set, aveva anche nella vita.
Il suo posto verrà preso da Simone Montedoro, il già amato capitano Tommasi di Don Matteo e concorrente di Ballando con le stelle e Tale e quale show. Che a Oggi dice: «Purtroppo non ho avuto il piacere di conoscere Genuardi, ma in chiunque mi parla di lui vedo sempre un’emozione negli occhi. La mia non è una sostituzione vera e propria. So che tanti attori sono passati per il magazzino e poi hanno avuto un’evoluzione».
Montedoro sembra che porterà scompglio ial Paradiso delle Signore nei panni di Fulvio Rinaldi, un uomo gentile e riservato, che dopo la perdita della moglie e il fallimento della sua ditta di bottoni, cerca di rialzarsi, soprattutto per la figlia. Nella prima puntata, il dirigente del grande magazzino Roberto Landi dice a Fulvio: «Non credo che un fallimento possa fare di lei un fallito». «È un bellissimo messaggio che lancia il Paradiso: si deve e si può sempre ricominciare», spiega Montedoro che, ripensando al suo percorso professionale, confessa: «Il mestiere dell’attore è altalenante e lo si sa da quando si inizia a fare teatro. Finché si ha l’amore per il lavoro ci si reinventa, magari ripartendo da uno spettacolo in cui non credi o scrivendo con un amico una sceneggiatura, cosa che sto provando a fare».
E mentre si aggira tra le automobili e le scenografie degli anni 1966-1967 in cui è ambientato Il Paradiso, alla domanda su quali valori di quegli anni, ampiamente proposti dagli sceneggiatori, porterebbe nell’epoca attuale risponde: «Il rispetto umano, che adesso è andato a scemare, e la solidarietà tra le persone». Valori che non mancavano al magazziniere Armando e all’uomo Pietro Genuardi, come conferma il giovane attore Pietro Masotti (il co-direttore del grande magazzino milanese Marcello Barbieri): «Nei primi giorni delle nuove riprese è stato difficile vedere il camerino con il suo nome vuoto. Pian piano, ti lasci prendere dai ritmi frenetici, però c’è sempre la sua foto ai reparti di sartoria e costumi, e hai la sensazione che non se ne sia mai andato».
Con Emanuel Caserio, cresciuto insieme al suo ruolo, quello del barista Salvatore Amato, dialoghiamo proprio a un tavolino fuori dal Gran Caffè Amato ed è come sentirsi a metà, tra gli anni Sessanta in cui è ambientata la serie e questo presente di rinnovato entusiasmo velato dal dolore. «La mia relazione con Pietro è nata tra colleghi, poi è diventato uno dei miei migliori
amici. Per me era un po’ un secondo papà, ha lasciato un vuoto immenso. Non scorderò mai le scene che facevo con lui: andavo sul set tranquillo perché se capitava che qualche battuta non mi venisse in mente, sapevo che di fronte c’era una persona che avrebbe comunque fatto in modo che facessi una buona figura: questa era la sua forza. Lui rendeva ancora più bravi quelli con cui recitava». E ci fa una rivelazione: «Vedrete una scena in cui ricorderò Pietro (immaginiamo che verrà spiegato cosa sia accaduto ad Armando, ndr) con parole che condivido in pieno e mi hanno commosso. Penso che gli sceneggiatori abbiano scritto più come se fossero dette da me e non dal mio personaggio e sono grato perché mi hanno permesso di dirle pubblicamente in una puntata. Era doveroso per tutto quello che mi ha dato e insegnato».
E se Caserio ha vissuto con Genuardi per otto anni, Nicoletta Di Bisceglie, sua nipote all’inizio nella scorsa stagione, ci racconta: «Eravamo arrivate in sette per la parte di Rosa e ricordo benissimo il sorriso che mi ha fatto dicendomi: “Brava, buon provino”. Lui si sarebbe potuto permettere di darmi molti più consigli e giudizi, invece è sempre stato attento e delicato. Manca tanto perché era un personaggio molto importante. Arrivava la mattina come un figo di poco più di sessant’anni, sbarbatello, il giubottino in pelle e gli occhiali, con l’entusiasmo contagioso di andare in scena. Erano le truccatrici a trasformarlo per il ruolo, invecchiandolo».
Ora sarà l’ex giovane capitano Giulio Tommasi che Montedoro ha così a lungo impersonato inDon Matteo a invecchiare un po’.
Oggi ©RIPRODUZIONE RISERVATA