Uno studio recentemente pubblicato dal Parlamento europeo evidenzia come le persistenti disuguaglianze salariali e pensionistiche, insieme alle nuove forme di lavoro, abbiano un impatto negativo significativo sulla salute mentale delle donne nell’Unione Europea. Il rapporto sottolinea la necessità di politiche più coordinate e sensibili al genere per affrontare queste problematiche.

Secondo lo studio, le donne nell’UE continuano a fronteggiare disuguaglianze strutturali nel mercato del lavoro, tra cui il divario salariale e pensionistico di genere, la segregazione orizzontale e una divisione ineguale delle responsabilità di cura non retribuite. Queste disuguaglianze contribuiscono a un benessere psicologico più precario tra le donne, aumentando il rischio di stress, ansia e depressione.

In particolare, il divario salariale di genere non riguarda solo la disparità retributiva per lo stesso lavoro, ma è alimentato da una combinazione di fattori, tra cui la segregazione occupazionale e la mancanza di trasparenza salariale. Condizioni. ricordano gli autori, che possono portare a un accumulo di svantaggi nel corso della vita, culminando in un divario pensionistico di genere che lascia molte donne finanziariamente insicure in età avanzata.

L’aumento delle forme di lavoro non standard, come il lavoro autonomo e le piattaforme digitali, ha introdotto nuove sfide per la salute mentale delle donne. Modelli di lavoro che spesso offrono meno sicurezza, supporto e protezione, aumentando il rischio di stress e burnout. Inoltre, la mancanza di politiche occupazionali e di salute sul lavoro adeguate rende difficile per le donne affrontare questi rischi in modo efficace.

Lo studio evidenzia inoltre come le risposte politiche attuali sono spesso frammentate e insufficienti. Manca un approccio integrato che colleghi le politiche del lavoro, della salute e dell’uguaglianza di genere. Manca, in particolare, un’azione coordinata a livello dell’UE e degli Stati membri, con un focus specifico sulle esigenze delle donne.

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