In 75 sono comparsi davanti al giudice del Tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, tutti accusati a vario titolo di corruzione e falso ideologico in atto pubblico per aver fornito false certificazioni per ottenere il Green pass durante la pandemia di Covid. Fra loro ci sono anche tre professionisti sanitari faentini. Quella di martedì è stata un’udienza prevalentemente interlocutoria per valutare proposte di patteggiamento ma l’Ausl di Rimini ha già annunciato che si costituirà parte civile nei confronti di due dei principali indagati.

Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 23 febbraio. Oltre a un medico di base di Rimini, con studio a Cattolica, e i diversi pazienti, gli altri sette professionisti indagati per il reato di falso in atto pubblico e per l’induzione in errore dell’Azienda sanitaria, sono due farmacisti e un ortottista di Rimini, una ginecologa, uno psicologo e un fisioterapista di Faenza e un fisioterapista della provincia di Napoli. Gli avvocati difensori degli indagati riminesi sono tra gli altri gli avvocati Luca Greco, Giovanna Ollà, Tiziana Casali e Francesco Pisciotti.

Abbonati alla sezione di inchieste Dossier di RavennaToday

L’indagine era partita nell’ottobre 2021 nel pieno della polemica sulle vaccinazioni per la pandemia del Covid necessarie, all’epoca, per ottenere il Green pass che permetteva di potersi muoversi e frequentare i locali. I Carabinieri del Nas di Bologna, coordinati dalla Procura della Repubblica di Rimini, avevano ricevuto una segnalazione dell’Ausl di Rimini da cui emergevano anomalie sul conto di un medico di medicina generale vaccinatore e, dopo un’inchiesta durata 6 mesi, nell’aprile del 2022 erano scattate le misure cautelari che avevano portato l’arresto del medico, sottoposto ai domiciliari, oltre a due obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria e sette interdittive del divieto di esercizio della professione sanitaria, per i reati di corruzione e falso ideologico.

All’epoca a finire in manette era stato il dottor Roberto Bonato, 59enne dentista cattolichino iscritto all’ordine dei medici di Bologna, indagato per una partita di 224 dosi di vaccino che avrebbe somministrato ai pazienti. Di queste, 107 erano risultate essere state fatte a pazienti non residenti a Cattolica e San Giovanni dove il sanitario aveva i propri studi ma a persone arrivate anche da fuori regione. Tra i vaccinati, inoltre, spiccavano una serie di nomi di sanitari dichiaratamente no vax che all’epoca erano stati sospesi dall’Ausl proprio perchè si erano rifiutati di aderire alla campagna vaccinale. Una marcia indietro ritenuta quantomai sospetta sulla quale si era puntata la lente d’ingrandimento degli investigatori.

Leggi le notizie di RavennaToday su WhatsApp: iscriviti al canale

Le indagini avevano fatto emergere che il dottor Bonato avvalendosi di due procacciatori, lui riccionese e lei di Fano, avrebbe messo in piedi una fiorente compravendita di false certificazioni vaccinali. Avvalendosi della coppia, che si occupava di trovare i potenziali acquirenti, il medico avrebbe certificato l’avvenuta somministrazione nel proprio ambulatorio per poi accedere al sistema informatico dell’Ausl inserendo i dati dei finti vaccinati nella piattaforma informativa vaccinale regionale al fine di far emettere il Green pass rafforzato. Secondo quanto emerso dalle indagini, la tariffa del dottor Bonato era di 250 euro a certificato per gli sconosciuti mentre chi gli veniva presentato dagli amici otteneva uno sconto consistente limitandosi a pagare solo 100 euro.

Tra le persone che all’epoca dei fatti ricevettero le misure interdittive del divieto di esercizio della professione, figuravano anche un farmacista e una farmacista di Rimini, un ortottista di Rimini, una ginecologa, una psicologa e un fisioterapista di Faenza e un altro fisioterapista di Napoli. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia il dottor Bonato aveva risposto per oltre mezz’ora alle domande del Gip chiarendo alcuni punti che lo riguardavano e avrebbe collaborato su determinati aspetti della vicenda giudiziaria. Avevano invece scelto di fare scena muta altri sei indagati, fra cui i tre faentini, che secondo l’accusa si sarebbero avvalsi di Bonato per effettuare una finta vaccinazione Covid e poter continuare ad esercitare la professione sanitaria.