di
Cesare Giuzzi
A quasi un anno dall’apertura della nuova indagine, ci sono ancora diverse analisi in corso: dal Dna sotto le unghie della vittima all’«impronta 33», fino alla consulenza di Cristina Cattaneo: ecco quando arriveranno i risultati
Con la consulenza sulla Bpa, la «Bloodstain pattern analysis», si completa un altro mattoncino nelle nuove indagini della procura di Pavia sul caso Garlasco.
A quasi un anno dalla riapertura del fascicolo che vede oggi indagato Andrea Sempio, in una ipotesi accusatoria antitetica a quella che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, i pm guidati da Fabio Napoleone e i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano sono sempre più convinti di avere elementi che possano portare a una richiesta di rinvio a giudizio dell’indagato.
Le nuove indagini si basano su una diversa lettura degli elementi emersi nelle prime inchieste, ma anche su nuove prove scientifiche per quanto possibile ricavare dai dati e dai pochi campioni disponibili dopo 18 anni.
L’indizio principale è sempre lo stesso: il Dna sulle unghie di Chiara Poggi che per la procura è proprio di Sempio. Non così per i suoi legali, Angela Taccia e Massimo Lovati, ma anche per quelli della famiglia Poggi, da sempre più che ostili – arrivando anche ad attaccare frontalmente la procura di Pavia – verso le nuove indagini e sicuri dell’innocenza di Sempio.
Sviste, errori e contaminazioni
La soluzione arriverà a breve ma non a brevissimo: probabilmente si andrà alla fine dell’anno per la conclusione dei lavori dell’incidente probatorio nelle mani della perita Denise Albani, della Scientifica di Milano.
Le analisi sui reperti mai testati e sopravvissuti dopo 18 anni negli archivi del Ris hanno portato a risultati in parte scontati (tracce di Dna della vittima e dell’ex fidanzato su alcuni campioni) e in altri sorprendenti, a detta della procura. Come la scoperta di un Dna ignoto su un tampone orale mai analizzato che si è chiarito poi essere frutto di una grottesca contaminazione: quella di un cadavere precedentemente oggetto di autopsia.
La vicenda ha chiuso l’ipotesi di un misterioso «ignoto 3» nel delitto ma per gli inquirenti certifica l’assoluta mancanza di rigore scientifico e tecnico negli accertamenti dell’epoca compiuti con una «leggerezza» (non potendo pensare al dolo) che non può essere accettabile in un caso di omicidio. Anche perché non si tratta del solo errore compiuto all’epoca ma va sommato a un sopralluogo nella villetta effettuato senza calzari, senza guanti, e con macchie di sangue che nel frattempo sono state contaminate e cancellate prima di essere analizzate. Elementi che non hanno portato direttamente alla condanna di Stasi, e insufficienti per un processo di revisione, ma che, questo sostengono i suoi legali Giada Bocellari e Antonio De Rensis, avrebbero potuto portare alla sua assoluzione. In ogni caso si tratta di anomalie gravi, solo in parte spiegabili con l’uso di tecniche e tecnologie datate.
La prova regina
Il punto dirimente però sarà la questione Dna. La genetista Albani ha recuperato i dati grezzi dei primi esami compiuti nel 2007 dal Ris di Parma. Elementi (si tratta di sequenze di numeri) che però non sono mai stati forniti in passato alle parti processuali. L’analisi è in corso e per arrivare a una soluzione (Dna utilizzabile e di Sempio, Dna inutilizzabile) si dovranno attendere ancora alcune settimane.
Il deposito della consulenza sulla Bloodstain pattern analisys, lo studio delle macchie di sangue sulla scena del crimine, è stato segretato. La relazione firmata dall’esperto del Ris di Cagliari Andrea Berti non verrà messa a disposizione delle parti. Le indiscrezioni filtrate nelle prime ore hanno parlato di risultati che avrebbero certificato la presenza di un solo killer e in sostanza nessuna modifica rispetto a quanto già affermato dalle consulenze e dalle sentenze del passato che hanno portato alla condanna di Stasi. Da ambienti investigativi però le indiscrezioni sono state seccamente smentite e si parla di una ricostruzione che modifica profondamente l’aspetto tecnico della scena del crimine. Il dato di base è che la Bpa non si conclude (e non era questo il suo scopo) con l’indicazione certa di chi sia l’assassino, se Stasi o Sempio. Né sull’arma usata. Ma su elementi scientifici da utilizzare a corredo di altri indizi. Nessuna pistola fumante, insomma.
Le prossime consulenze
Gli inquirenti attendono ancora invece la nuova consulenza medico legale affidata all’anatomopatologa Cristina Cattaneo. L’incarico dei magistrati Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, è arrivato solo questa estate. I tempi sono lunghi. Niente riesumazione del corpo ma lavoro sulle immagini e sui dati ricavati all’epoca dell’autopsia. Cattaneo dovrà chiarire meglio gli aspetti che riguardano le ferite, quelle mortali e quelle superficiali, le armi utilizzate e la successione dei colpi. Cosa non facile a distanza di così tanti anni, ma non impossibile. Una consulenza che per la procura sarà una sorta di prosecuzione o completamento della Bpa, con cui verrà messa in stretta relazione.
Ci sono poi altre consulenze a cui sta lavorando la procura. La più importante è quella sulla impronta 33, i cui dati parziali hanno indicato da un punto di vista dattiloscopico la traccia lasciata da Sempio sulle scale dove è stato trovato il corpo della vittima. Il nodo adesso riguarda la presenza o meno di sangue. L’intonaco grattato dal muro all’epoca non è mai stato trovato, anche se non risulta neppure documentalmente che sia stato distrutto dai Ris di Parma. Ma l’esperto dei carabinieri del Ris di Roma Gianpaolo Iuliano sta lavorando – anche sulla scorta della consulenza presentata dalla difesa di Stasi – all’ipotesi sperimentale che porterebbe a indicare la presenza di un misto di sangue e sudore. Ma anche qui, a distanza di 18 anni, è difficile arrivare molto oltre.
Le ombre e le impronte
I carabinieri del Nucleo investigativo attraverso gli esperti del Racis stanno lavorando anche al profiling di Sempio sulla base di tutto il materiale sequestrato nei mesi scorsi nella sua casa e in quella dei genitori. Un punto importante è anche quello che riguarda le indagini del 2017 quando già la difesa di Stasi indicò Sempio come possibile autore. La procura di Pavia all’epoca concluse le indagini in modo rapido e indolore per Sempio. Ma oggi ci sono pesantissime ombre su presunti «aiuti» arrivati prima degli interrogatori. E il caso Clean, le indagini della Gdf di Pavia su favori e corruzioni tra imprenditori, carabinieri e (forse) magistrati avvenuti in passato nella città sul Ticino, gettano ombre pesanti sulla gestione anche di quella indagine. Altro aspetto però finora rimasto a livello di chiacchiere e pettegolezzi.
C’è poi la questione delle impronte, ossia la famosa camminata del killer in casa che ha inchiodato Stasi. Su questo punto non è chiaro se la procura abbia già proceduto con un incarico ai consulenti o se voglia attendere l’esito delle precedenti perizie. A questo poi occorre sommare il lavoro più strettamente investigativo degli inquirenti: analisi dei dati, interrogatori, ascolti, sopralluoghi. Sarà il compendio, in un unico quadro, di tutti questi elementi sommati ai risultati scientifici a dire se davvero 18 anni dopo il caso Garlasco nasconde una nuova verità. Per adesso, nel silenzio e nel riserbo di indagini coperte dal segreto, non sono filtrati altri elementi che possano – dall’esterno – far comprendere meglio a che punto sia la partita a scacchi. Di sicuro – con il suo corredo di polemiche, trasmissioni tv, indiscrezioni e smentite – il caso Garlasco è destinato a durare ancora (almeno) fino alla prossima primavera prima che la procura scopra davvero tutte le sue carte. Quanto pesanti lo si vedrà.
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17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 12:56)
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