Non ha mai negato. Né davanti agli inquirenti, né al giudice. Ha ammesso, senza mai troppa resistenza, ciò che era accaduto nell’ex albergo di San Colombano di Collio, una struttura che per anni ha accolto decine di richiedenti asilo, dopo la trasformazione in centro di accoglienza straordinaria nel 2015. Un luogo nato per dare rifugio, divenuto invece lo scenario di un orrore indicibile. La struttura ha chiuso i battenti la scorsa primavera, quando i gestori hanno deciso di andare in pensione.

Lui è un uomo di 29 anni, originario del Bangladesh, da un anno detenuto nel carcere di Cremona con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Lei una bambina di appena dieci anni, arrivata nel centro con la madre. Tra quelle mura, la piccola ha subito abusi sessuali che l’hanno segnata per sempre, fino alla scoperta più terribile: era rimasta incinta.

albergo al cacciatore san colombano collioLa struttura di Collio teatro della violenza sessualeRito abbreviato 

Il procedimento giudiziario non arriverà al dibattimento. Nel corso dell’udienza preliminare, il difensore del 29enne ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato che in caso di condanna garantisce un alleggerimento della pena pari a un terzo. La difesa, però, ha posto tre condizioni: l’acquisizione della copia forense del telefono del giovane, l’invio al gup dei filmati delle telecamere di sorveglianza interne della struttura e la convocazione come testimone di un’altra persona a conoscenza di fatti ritenuti rilevanti.

Il 29enne, inoltre, ha espresso la volontà di fornire ulteriori chiarimenti. Potrà farlo alla prossima udienza, fissata per il 30 settembre, quando sarà chiamato a parlare direttamente in aula.

L’orrore nel centro di accoglienza 

Nel frattempo, la testimonianza della bambina è stata raccolta con tutte le cautele necessarie, in un’aula protetta, durante l’incidente probatorio. La madre si è costituita parte civile. È stata proprio lei, alla fine dell’estate scorsa, a intuire che qualcosa non andava: la figlia aveva cambiato atteggiamento, si lamentava di dolori inspiegabili, era diversa. Una preoccupazione crescente, fino alla decisione di portarla al Pronto Soccorso pediatrico dell’ospedale Civile di Brescia. Lì, tra esami e visite, era emersa la più terribile delle verità: la bambina era incinta.

Le indagini 

Gli investigatori della Squadra Mobile di Brescia si erano mossi rapidamente. Nel giro di una dozzina di giorni il 29enne venne individuato e arrestato. Per lui si aprirono le porte del carcere, mentre per la piccola e per sua madre fu disposto il trasferimento in una comunità protetta, lontano da Collio, lontano da quel luogo che avrebbe dovuto offrire protezione e invece si era trasformato nell’incubo più terribile.