Un giorno, fattosi calare alla base di una scogliera in Normandia, era così concentrato sulla pittura, da non accorgersi del montare della marea e da rischiare di essere travolto dalle onde, prima di venir salvato in extremis. In un’altra occasione, nel 1915, pur già affermato e avanti negli anni, non rinuncia a dipingere “en plen air” un’enorme tela tanto da dover essere sostenuta sul cavalletto anche con l’aiuto della giovane nipote sulla sponda dello stagno delle ninfee a Giverny. Due aneddoti per testimoniare come «non ci siano stati altri pittori che abbiano dipinto e vissuto così immersi nella natura e nei colori come Claude Monet“», e per spiegare perché Marco Goldin abbia voluto intitolare “Monet. Una vita a colori” il suo prossimo spettacolo teatrale, dedicato proprio a uno dei più influenti artisti della storia.
APPROFONDIMENTI
Dall’ottobre dell’anno prossimo, il curatore e critico d’arte trevigiano racconterà vita e opere del maestro dell’Impressionismo sui palcoscenici di tutta Italia, oltre che in un nuovo libro, “Colloqui con Monet”, in uscita il mese prima per La nave di Teseo. Il 5 dicembre 2026 ricorrerà il centenario della morte di Monet. Goldin avrebbe potuto celebrare l’anniversario con una mostra. Del resto, può vantare una lunga consuetudine con l’artista: dalle prime due “Ninfee” esposte a Conegliano nel 1997, passando per le due grandi monografiche a Treviso e Brescia, entrambe chiuse oltre quota 400mila visitatori, in trent’anni di attività con la sua Linea d’ombra, ha fatto ammirare al pubblico più di 250 quadri del sublime francese. Ha scelto, invece, la forma della narrazione drammaturgica, che ormai da alcuni anni affianca all’attività di curatela e di studio. «Da lungo tempo pensavo di portare la vita di Claude Monet a teatro. Pian piano, negli ultimi due anni, abbiamo messo a punto lo spettacolo e, anche se non ancora completato del tutto, è ormai definito. Quello che vorrei gli spettatori potessero portarsi a casa ogni sera è la gioia del colore raccontata con parole, immagini e musica. Ogni elemento a costituire un emozionante equilibrio», spiega Goldin.
Alla vigilia della mostra “Da Picasso e Van Gogh”, dal 15 novembre al museo Santa Caterina di Treviso, ieri ha lanciato ufficialmente anche questa sua nuova creazione, nella sede di CentroMarca Banca, sponsor principale, insieme a Claudio Alessandrini, direttore generale della bcc («questo progetto, per noi, significa dar voce ai nostri valori: siamo convinti che senza bellezza, cultura, condivisione non ci possa essere nemmeno sviluppo economico»), l’assessore alla Cultura del Comune di Treviso, Maria Teresa De Gregorio, il produttore Francesco Cattini e i due musicisti Remo Anzovino e Daniela Savoldi, che l’accompagneranno in scena.
INNOVAZIONE
Dopo il successo dei due spettacoli da lui scritti e interpretati, il primo sulle storie dell’Impressionismo, il secondo agli ultimi di Vincent van Gogh, i 90 minuti della nuova produzione promettono di regalare al pubblico un’esperienza ancora più immersiva. A partire dal mega fondale da dieci metri di larghezza e sei di altezza, su cui due proiettori ad altissima risoluzione faranno scorrere, retro-illuminandolo, immagini e video dei dipinti, originali d’epoca e altre attuali girate appositamente, tutto curato da Alessandro Trettenero.
E persino animazioni create con l’intelligenza artificiale: «Ma saranno solo delle brevi suggestioni precisa il critico perché la tecnologia deve essere ancella della poesia». Due grandi schermi a led semicircolari, poi, delimiteranno due pedane rotanti, svelando o celando Anzovino al pianoforte e Savoldi, al violoncello. Eseguiranno i brani inediti composti da Anzovino stesso, da tempo collaboratore di Goldin, e anche due canzoni, cantate da Savoldi, bresciana, già al fianco,tra gli altri, di Vasco Brondi e Vinicio Capossela. E poi, naturalmente, la narrazione di Goldin.
Sulla base del suo nuovo saggio, anche lo spettacolo si articolerà in sei “stanze”, per dirla con l’autore: dal periodo giovanile del pittore tra la foresta di Fontainebleau e le spiagge di Normandia, al momento aureo dell’Impressionismo nei villaggi di Argenteuil e Vétheuil negli anni ’70 del XIX secolo, dalle scogliere di Normandia ai viaggi a Bordighera e Antibes, nelle pianure dei tulipani in Olanda, nella Norvegia innevata, e ancora i soggiorni a Londra e Venezia. Infine, l’ultimo capitolo, con l’apoteosi del giardino incantato di Giverny e le sue celeberrime ninfee. Dopo le prove al “Sociale” di Mantova, debutto ad ottobre al Teatro Manzoni di Milano: prevista una cinquantina di date in tutta Italia tra l’autunno-inverno e la primavera 2027, comprese due, nella seconda metà di novembre al “Del Monaco” di Treviso.